SPECIALE SCUOLA ELEMENTARE/1 - L’anno scolastico si è aperto all’insegna delle proteste contro i tagli del Governo e contro le nostalgie del passato per il maestro unico. La Ministra Mariastella Gelmini invoca ordine e disciplina ripristinando il vo
Angelucci Nadia e Ribet Elena Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2008
La scuola, il vivaio dei cervelli dove giorno dopo giorno i nostri figli e le nostre figlie trascorrono gran parte del tempo, sembra essere il carburante dei viaggi nel tempo compiuti dalla politica italiana e perciò si consuma.
Viaggi nel tempo che danno e tolgono risorse, economiche e umane, viaggi nel tempo che confondono passato e futuro, viaggi nel tempo che confondono il senso della memoria, dei valori e delle buone e cattive prassi.
Un anno fa l'allora ministro Fioroni, in una nota rivolta a tutto il personale scolastico, diceva di non aver voluto fare "grandi riforme che stravolgessero ancora una volta il sistema di istruzione italiano" e di aver bensì riconsegnato la scuola "al buon senso e alla saggezza degli insegnanti" impegnandosi a sostenerli concretamente, fornendo loro quelle certezze che permettono di lavorare con serenità. Senza entrare nel merito della (non) riforma Fioroni, in queste parole si riconosce almeno il senso di voler lasciare un po' quiete le acque, di dare continuità, spazio e tempo per poter lavorare. Ma le parole dell'uno e dell'altro ministro si rincorrono a distanza di pochi mesi, e leggendole a fondo sembrerebbe di trovare una conclusione meno ottimista: tutto va affidato, come sempre, alla buona volontà del singolo. Al resto ci pensino le famiglie.
Nel disorientamento che ha accompagnato i primi giorni del nuovo anno scolastico, tra annunci ed editti, abbiamo pensato di parlare con chi nella scuola ci vive e ci lavora - dirigenti scolastici, insegnanti, genitori - per cercare di comprendere quali sono le reali criticità dell'universo scolastico, cercando di capire cosa, secondo loro, funziona e cosa non funziona.
Miriam, maestra elementare.
“Lavoro da anni nella scuola, tra l'altro in una delle strutture a più alta presenza di bambini stranieri, e ho quindi un'esperienza non solo strettamente didattica ma legata anche a progetti di integrazione culturale. Ciò che funziona sono le insegnanti, nel senso che nella scuola elementare mi sento di poter dire che - mediamente - serietà e competenza ci sono. Ciò che non funziona, invece, è la totale mancanza di utilizzo delle risorse interne. Nelle nostre scuole ci sono spesso professionalità specifiche, ad esempio insegnanti con una formazione musicale, artistica, motoria o scientifica, ma l'istituto non le sa valorizzare e sfruttare al meglio”.
Andrea Bouchard, maestro elementare
“Innanzitutto vorrei dire che parlare di maestro unico, come tutti i ritorni al passato, non ha senso. Utilizzare delle soluzioni che appartengono ad un tempo precedente, per risolvere i problemi del presente è inutile perchè il contesto è differente. Basta fare un esempio molto semplice: oggigiorno tutti lavorano in equipe perchè una società moderna e complessa ha bisogno di una molteplicità di punti vista; è evidente che questo valga anche nella programmazione didattica. Una delle cose belle della scuola elementare odierna è proprio il lavoro di équipe; una collegialità che non esiste negli altri livelli scolastici (introdotta dalla legge 184/90) che concepisce anche la didattica come una forma di democrazia. E questa è una forza della scuola primaria che diventa così luogo di esercizio delle democrazia, luogo in cui i valori della solidarietà, delle pari opportunità, della nostra Costituzione insomma, vengono messi in pratica. E' un luogo che non è solo trasmissione di cultura ma un luogo di educazione della persona. Ovviamente ci sono anche cose che non funzionano. Anche la scuola risente dei difetti di tutte le strutture pubbliche italiane. Ci sono delle inefficienze e soprattutto manca un controllo sulla qualità del lavoro degli insegnanti che, ovviamente, non è la stessa ovunque. Un altro problema è una certa stanchezza e scoraggiamento del corpo docente dovuta anche ad una mancanza di riconoscimento del nostro lavoro. E ancora bisognerebbe spingere di più sulla modernizzazione nel senso della specializzazione e dell'approfondimento di alcune materie. Per non parlare poi delle strutture che spesso sono un po' fatiscenti e in cui mancano gli strumenti”.
Laura Paradiso, mamma di Andrea e Pietro.
“Una delle preoccupazioni costanti durante la vita scolastica dei miei figli è stato, ed è, il turn over degli insegnanti e quindi la discontinuità didattica che inevitabilmente si crea, e il conseguente disorientamento affettivo e cognitivo dei bambini. Questa è, a mio avviso, una delle criticità maggiori della scuola italiana. In riferimento agli annunci di questi giorni di voler reintrodurre un maestro unico rimango sconcertata. I casi della vita che portano un insegnante a dover lasciare, per un periodo più o meno significativo, la propria classe sono molteplici ma con due insegnanti i bambini almeno manterrebbero uno dei due riferimenti! Altra questione: i bambini che frequentano il tempo pieno escono da scuola verso le 16.15 ed hanno ovviamente concluso, per la giornata, la loro attività didattica. Con il maestro unico si tornerebbe ad avere un dopo scuola. Mi domando fatto da chi e a quale prezzo (non solo economico)?
Da genitore ho la sensazione che siamo in mano a terzi non sempre consapevoli e in grado di sapere cosa è meglio fare per i nostri bambini!”
Alberto, papà di Samuele.
“La cosa di cui sono stato più contento della scuola di Samuele, che ha 10 anni e frequenta la quinta elementare in Piemonte, è stata l'esperienza insegnanti/genitori e il lavoro di gruppo. Ci sono genitori che già dalla scuola materna hanno questo modo di relazionarsi e alle elementari hanno continuato a seguire i propri figli attivamente. È un punto di forza, che va oltre i programmi didattici. Ci sono classi in cui si usano ancora i libri di testo e altre in cui si utilizzano metodi e strumenti più moderni, ma quello che rimane fondamentale è il dialogo tra genitori e insegnanti. Questo è proficuo anche per quanto riguarda il profitto scolastico: se ci sono cose da mettere a punto, si corregge il tiro, sia a casa sia a scuola. Mi piacerebbe che la scuola italiana fosse un po' più 'europea', che bambine e bambini potessero apprendere precocemente una seconda lingua straniera, che la scuola fornisse una visione del mondo più internazionale. Con Samuele abbiamo incontrato, ad esempio, un bambino austriaco di quarta elementare che ha parlato con me in inglese. Su questo siamo indietro, per limiti essenzialmente economici. Ci sono esperienze positive, ma fondate tutte sulla buona volontà dei singoli e su base volontaria”.
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