Editoria: bene la riforma, ma prima fate vivere le testate cooperative
A Milano Expo un confronto serrato e difficile tra cooperative editoriali e i rappresentanti del Governo per la difesa di chi garantisce il pluralismo. Continua la campagna menogiornalimenoliberi
In una Assemblea partecipata all’interno degli spazi di Expo, giornalisti ed esponenti di società editrici cooperative e non profit, insieme ai rappresentati delle sigle che hanno promosso da mesi la Campagna Menogiornalimenoliberi (ACI, FILE, FISC)), si sono ritrovati e si sono confrontati con esponenti del governo, del Parlamento e di altre realtà istituzionali e sociali per chiedere rapidità e certezze di impegni sulle risorse destinate alla editoria e sul percorso di riforma del settore.
Due aspetti legati tra loro: la sopravvivenza di una realtà importante e diffusa come quella della editoria cooperativa e non profit che per i tagli portati negli ultimi anni sta arrivando oramai al capolinea della propria r-esistenza e l’avvio di un percorso di seria riforma che ridia al pluralismo nella informazione una cornice politica di valore e degli strumenti per camminare seriamente. Nei loro interventi, Roberto Calari, presidente della organizzazione cooperativa ACI comunicazione, Vincenzo Vita di Articolo21, con una storia di parlamentare molto impegnato per la libertà e la democrazia nella informazione, hanno giustamente sgombrato il campo da una questione: la lotta che queste testate stanno portando avanti da tempo non è una difesa di un gruppo ma sta al centro di una questione essenziale della democrazia, il pluralismo della informazione che presuppone la esistenza concreta di tanti soggetti ed esperienze libere che operano nel campo della informazione. Tanto più che nel loro insieme tutte queste testate che operano in forma non profit e partecipativa, informando su temi di interesse generale, dando voce ai tanti territoti del paese rappresentano in realtà la metà della editoria italiana.
Del resto in moltissimi paesi europei esistono e funzionano politiche e Fondi dedicati a sostenere e promuovere questo tipo di realtà come garanzia di una democrazia dell’informazione (la Francia ultimamente ha stanziato 280 milioni). L’Assemblea promossa a Milano si colloca in un momento importante e delicato: il governo ha espresso degli impegni in questo senso ma se tali impegni non si concretizzano in tempi stretti e in percorsi precisi questa realtà non arriverà a vedere la fine di questo anno e quindi anche la riforma a cui si pensa non avrà più interlocutori e soggetti per attuarla. Lo hanno detto in tutti i modi i tanti interventi degli stessi giornali intervenuti: queste testate sono arrivate al termine ultimo di approvazione dei propri bilanci senza avere una certezza sulle cifre da mettere su bilanci oramai chiusi. Una situazione assurda e disastrosa che avvicina sempre di più alla chiusura di tante testate che hanno resistito fin’ora con le unghie e i denti. Anche "Noi Donne" sta vivendo questa drammatica situazione.
In quel contesto il rappresentante del governo Roberto Marino, che è intervenuto a nome del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Lotti, non ha potuto sottrarsi dal dire cose precise, alcune delle quali anche importanti:
1) il progetto di riforma sull’editoria è già delineato in molte parti e ha raccolto cose espresse dalle organizzazioni della campagna;
2) il progetto riguarderà al momento solo il settore dell’editoria e non altri settori dell’informazione ( ad esempio emittenti radiotelevisive);
3) esisterà un Fondo Unico per il pluralismo dell’informazione che interverrà sia in forma di contributi diretti ai soggetti che sotto forma di sostegni a progetti;
4) le regole ricalcheranno quelle già in essere dal 2012;
5) i destinatari rimarranno le imprese cooperative e non profit, con un allentamento di alcuni vincoli di accesso per consentire a più recenti soggetti di accedervi;
6) tra i criteri e gli indirizzi di finanziamento avrà uno spazio maggiore l’impegno e l’investimento delle testate verso il digitale.
Sul punto cruciale delle risorse da garantire per gli ultimi due anni (2014-2015), per fare arrivare vive le imprese non profiti all’avvio della nuova riforma, Marino ha espresso un impegno importante ma non sufficiente: quello di destinare risorse pari a quelle già messe lo scorso anno, risorse che, come si sa e come già denunciato da mesi, non sarebbero sufficienti a coprire i reali fabbisogni , mettendo comunque in difficoltà la continuità di tante testate.
Per questo la battaglia continua: “la campagna Menogiornalimenoliberi proseguirà e faremo un appello” ha dichiarato Roberto Calari a nome di tutte le associazioni e testate aderenti alla mobilitazione in corso “affinchè il Governo affronti questa problematica con la massima urgenza, risolvendo in primis i problemi legati al contributo 2014-2015 per affrontare più serenamente l’iter di riordino della filiera dell’editoria.
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