La Donna del mese - brasiliana che difende il fiume São Francisco, è leader del popolo indigeno Trukà
Silvia Vaccaro Lunedi, 26/04/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2010
Denunciare una gravissima violazione dei diritti dei popoli indigeni del Nordest brasiliano in atto con un mega progetto per la trasposizione delle acque del fiume São Francisco, terzo bacino di acqua dolce di tutto il Brasile e principale fonte idrica di 33 popoli indigeni della zona. Questa la ragione della visita in Italia di Edilene Bezerra Pajeù, brasiliana, leader del popolo indigeno Trukà e professoressa indigena. Abbiamo raccolto la sua testimonianza a Roma, in occasione dell’incontro organizzato presso la facoltà di Scienze della Comunicazione dell’università La Sapienza. Lo scopo di questa enorme opera di “sviluppo” è quello di dirottare ben il 70% delle acque a progetti di irrigazione di grandi estensioni a monocoltura, la cui produzione sarà poi destinata principalmente all’esportazione. Solo un esiguo 4% rimarrà a disposizione della popolazione rurale. Edilene e Manoel Uilton dos Santos, leader del popolo indigeno Tuxà e coordinatore generale dell'Articolazione dei Popoli e delle Organizzazioni Indigene del Nordest, Minas Gerais e Espírito Santo (Apoinme), sono venuti nel vecchio continente per far ascoltare la propria denuncia agli organismi internazionali di difesa dei diritti umani, ai governi e alla società civile europea. L'obiettivo era quello di esercitare pressione sul Supremo Tribunale Federale brasiliano, affinché bloccasse immediatamente i lavori ed esaminasse le azioni giuridiche pendenti, che denunciano le numerose irregolarità del progetto. Entrambi i leader hanno spiegato nei dettagli il carattere distruttivo dell’intervento che costringe i popoli indigeni a rinunciare alle acque del fiume. Mi ha colpito molto l’intervento di Edilene e il suo modo pacato ma diretto di raccontare il dramma che sta vivendo il suo popolo, costretto a spostarsi fisicamente dal proprio insediamento, e i molteplici aspetti per cui questo progetto è da condannare e respingere. “La democrazia reale si basa sulla partecipazione dei cittadini. Noi tutti, indigeni brasiliani del Nordest abbiamo cercato di far sentire la nostra voce, abbiamo manifestato il nostro dissenso e la nostra forte opposizione a questo progetto che significa la morte della nostra cultura. Le acque del fiume São Francisco sono da sempre considerate sacre. In esse riposano gli spiriti ancestrali ai quali noi ci rivolgiamo affinché ci proteggano e guidino le nostre vite nel rispetto della natura e del pianeta. Se deviano il fiume, dunque, non ci portano via soltanto le risorse idriche fondamentali alla coltivazione del riso - attività che vede impegnati la maggior parte degli indigeni del popolo Trukà - ma ci strappano la nostra memoria, il nostro passato, la radice culturale che abbiamo conservato nei secoli e minacciano seriamente l’unità della nostra comunità”.
Le ho chiesto del ruolo delle donne indigene durante la lotta in questi anni. “Le donne sono sempre state a fianco degli uomini nella battaglia contro la trasposizione delle acque. Hanno contribuito in maniera fondamentale con la loro determinazione alle lotte per la terra, la salute, l’educazione. Sono state minacciate dai proprietari terrieri tanto quanto gli uomini e alcune sono state assassinate per farle tacere per sempre”. Ho finora tralasciato di dire che Edilene è al sesto mese di gravidanza e questo denota la forza e la devozione di una leader indigena chiamata a salvare il suo popolo dalla distruzione culturale, capace di affrontare un viaggio intercontinentale e un estenuante giro di conferenze in Europa per rendere nota e visibile la sua battaglia. È profondamente convinta della capacità delle donne di partecipare sia nel pubblico che nel privato tanto quanto gli uomini. “Le donne del mio popolo sono sempre presenti durante le riunioni associative, durante i meeting che facciamo, portando con sé i figli piccoli, non dimenticando mai il ruolo di madri e i doveri familiari, che gravano purtroppo quasi sempre totalmente sulle loro spalle”.
In ultima battuta le ho chiesto cosa crede che si possa fare per migliorare la situazione delle donne del suo popolo e del genere femminile in generale. “Le donne sono continuamente sottoposte a giudizi e a discriminazioni di vario tipo. Spesso il loro operato viene considerato sulla base di preconcetti maschilisti che impediscono alle donne di essere davvero libere nell’agire o di avere la giusta visibilità. Al contrario donne e uomini dovrebbero camminare insieme, vicini, e non farsi la guerra come spesso accade. Credo che in alcuni casi, come ad esempio la lotta contro questo progetto distruttivo, bisogna andare aldilà dei conflitti di genere e combattere insieme per il bene comune che è più importante ed è alla base di una vita sana e giusta per ogni essere vivente, a prescindere che sia maschio o femmina”. Dunque, anche per il popolo Trukà, come per la maggior parte dei popoli indigeni, la conservazione della cultura ancestrale e delle origini resta l’obiettivo principale delle battaglie e un territorio comune per donne e uomini. E anche se la missione che Edilene e gli indigeni brasiliani si sono posti è difficile e tocca interessi economici enormi, speriamo che anche questa volta Davide possa vincere contro il gigante Golia.
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