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Economia = Strategia

Economia = Strategia

Intervista a Marina Calderone - Ruoli e valori professionali secondo la Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine Consulenti del Lavoro

Donatella Orioli Martedi, 25/08/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Agosto 2009

Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del lavoro attraverso la propria Commissione, denominata Progetto Direzione Donna, afferma che “far lavorare di più le donne significa far andare meglio l’economia”. Questo è l’obiettivo che si propone la Commissione - afferma la Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro Marina Calderone, dal 2006 anche Presidente del Club Europeo delle Professioni Giuslavoristiche con sede a Bruxelles - attraverso “l’approfondimento e l’esame dei problemi sul lavoro femminile, non certo in chiave rivendicativa, ma altamente propositiva”.

L’attenzione va posta non solo al mondo delle lavoratrici dipendenti, ma in particolar modo alle problematiche femminili del circuito professionale e dell’indotto che lo crea. L’ambizione di “direzione donna” è di contribuire a far acquisire alle professioniste la coscienza del loro ruolo assumendosi un impegno nella responsabilità.

I consulenti del lavoro svolgono una funzione importante di triangolazione tra i datori di lavoro, lavoratori e pubblica amministrazione grazie all’ampiezza delle loro competenze. Le donne Consulenti del lavoro rappresentano, a livello nazionale, quasi il 41% del totale degli iscritti ma, ancora una volta, il gap economico è significativo. Infatti, da una ricerca effettuata, hanno un fatturato annuo di 30.000 euro inferiore agli uomini. Ricorrono maggiormente a forme di finanziamento a lungo termine per organizzare gli Studi professionali e per gestire la propria vita-lavoro, ma l’autofinanziamento resta lo strumento più utilizzato.



Quando si parla di Consulenti del lavoro si pensa in automatico alla tenuta delle buste paga. Presidente, è corretto pensare che non sia la giusta interpretazione?

Oggi consulente del lavoro non è più sinonimo di buste paga ma comprende un ventaglio di servizi finalizzati ad assistere il cliente in tutto ciò che riguarda i rapporti di lavoro. Analizzando in un’ottica di genere l’attività dei consulenti del lavoro emerge che le donne prestano maggiore attenzione alla consulenza strategica per la gestione delle risorse umane, al contrario dei colleghi che si occupano in prevalenza di consulenza fiscale, finanziaria e societaria.



Valutando i vari tasselli che compongono l’universo femminile delle Consulenti si percepisce una affermazione in crescita. Lo condivide?

Sicuramente stiamo contribuendo a diminuire le condizioni di disparità, anche se le donne, oggi, sono troppo poco visibili. Una visibilità parziale che impone la ricerca delle aree ancora scoperte, affinché venga riconosciuto quel ruolo fondamentale che compete loro ed è richiesto dalla moderna società.

Togliere flessibilità al mercato del lavoro, ad esempio, significa penalizzare le donne. La scelta della flessibilità deve essere lasciata alle donne per conciliare le esigenze familiari con l’attività lavorativa sia essa subordinata o autonoma. Emerge l’opportunità che il rientro al lavoro dopo la maternità sia favorito, non solo attraverso la flessibilità nell’orario, ma anche attraverso percorsi di aggiornamento e riqualificazione professionale ogni qualvolta si presenti l’esigenza.

Alle donne non viene consentito di fare un passo avanti, mentre le regole di potere vanno scardinate partendo da una condizione di maggiore rappresentatività, rivendicando maggiori coperture finanziarie a favore delle norme che regolano la maternità e i congedi parentali in genere, incentivando le assunzioni femminili e concedendo maggiori fondi e concrete politiche anche per le leggi sull’imprenditoria femminile.

Consapevoli che non c’è più bisogno di uomini che provvedano alle donne per i bisogni materiali della vita quotidiana, si chiede agli uomini di prendere atto del valore delle donne e di condividere maggiormente il peso e le responsabilità della famiglia e del lavoro. Il valore delle donne, il senso del dovere e la passione con la quale affrontano le sfide nella società e nel lavoro, richiedono il riconoscimento da parte degli uomini. Non può più essere disconosciuta la ricchezza che le donne forniscono e l’apporto che possono ancora dare al Paese.



Operativamente, quali sono le Sue proposte per favorire percorsi più equi?

Nel lavoro bisogna offrire alle donne le stesse opportunità, potenziando la flessibilità e i congedi parentali. Non vogliamo parlare in chiave rivendicativa, ma in Italia, se il 52% delle donne che lavorano è costretto a lasciare i figli ai nonni, vuol dire che nel circuito dell'assistenza c'è qualcosa che non funziona. Dobbiamo cercare di risolvere questa situazione svantaggiosa, che vede meno di una donna su due con un rapporto contrattuale regolare.

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