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Eccesso di “accudienza”

Eccesso di “accudienza”

FAMIGLIA, SENTIAMO L’AVVOCATA - La prevenzione è l’unica strada. Che lo Stato si faccia carico di insegnare la gestione di una sana e buona genitorialità

Napolitani Simona Martedi, 21/02/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2012

È importante conoscere le dinamiche familiari e grazie alla pubblicazione delle sentenze abbiamo la possibilità di entrare nella parte più intima delle relazioni tra genitori e figli, per poter così riflettere su modelli comportamentali e trarre spunti per esaminare noi stessi.

Per questi motivi, ho scelto di raccontare questa strana famiglia composta da un nonno, da una madre e da un figlio. I due ascendenti hanno posto in essere atti di maltrattamento ai danni del minore, che si sono così materializzati: atteggiamenti iperprottetivi, qualificati - nella terminologia utilizzata dal Giudice in sentenza - come “eccesso di accudienza”, con esclusione del minore da attività didattiche istituzionali; deprivazioni sociali (impedimento di rapporti con coetanei) e psicologiche (rimozione della figura paterna). Tali condotte sono state nel loro complesso valutate come concretamente idonee a ritardare gravemente nel minore sia lo sviluppo psicologico relazionale (con i coetanei e la figura paterna), sia l’acquisizione di abilità in attività materiali e fisiche, anche elementari, come la corretta deambulazione. Secondo i Giudici, quindi, se è possibile ritenere che inizialmente la diade “madre-nonno” possa avere agito in buona fede nella scelta delle metodiche educative e nell’accurata attenzione nell’impedire contatti di ogni tipo al bambino, isolandolo nelle sicure “mura domestiche”, tale profilo soggettivo non aveva più motivo di sussistere dopo i ripetuti sinergici interventi correttivi di una pluralità di esperti e tecnici dell’età evolutiva e del disagio psichico ed i conformi interventi dell’autorità giudiziaria.

La persistenza delle metodiche di iperaccudienza e di isolamento, in palese violazione del-le indicazioni e delle prescrizioni, segnala la ricorrenza in capo agli imputati del reato di maltrattamento. Minori a rischio, che presumibilmente non vengono salvati dall’intervento delle istituzioni, perché spesso il danno si è già realizzato: la prevenzione è l’unica strada, che lo Stato si faccia carico di insegnare la gestione di una sana e buona genitorialità. È possibile che a fronte del più difficile mestiere del mondo ci sia tanta improvvisazione?





Simona Napolitani, avvocato in Roma, e.mail: simonanapolitani@virgilio.it











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