E’ davvero il caso di dire WOW!

Londra. "Un festival che celebra le donne". E' questo il claim del WOW, il Women of the World Festival – giunto alla sua quinta edizione. L’evento che si svolge presso il Southbank Centre sulle rive del Thames, è iniziato domenica scorsa ma entrerà nel vivo venerdì 6 marzo fino alla serata finale di domenica 8. A Londra gli eventi, in questo mese che festeggia le donne, sono moltissimi, ma il festival WOW è di gran lunga l’evento più atteso e mediaticamente significativo. Una programmazione serrata di incontri che rispecchia la varietà e la complessità della società britannica e in particolare di quella londinese.



Una rincorsa alla perfezione, tipica di questa città dove il pubblico, che sia internazionale o autoctono, ha sempre bisogno di scoprire qualcosa di nuovo, di essere intrigato e intrattenuto nel modo più cool possibile. E anche per parlare di femminismo e donne bisogna adottare lo stesso sguardo innovativo e la stessa capacità di includere punti di vista e sguardi diversi sui fenomeni perchè, la possibilità di dibattere in questo paese è qualcosa di sacro e che sembra contare di più, o almeno tanto quanto, l’appartenenza ad una corrente teorica o ad un determinato gruppo. 



Eventi a pagamento si alternano ai tanti appuntamenti gratuiti, tutti racchiusi all'interno di questo contenitore di proporzioni mastodontiche che ogni anno attira migliaia di persone. E anche se da un evento londinese di questa portata non ci si aspetterebbe nulla di diverso, colpisce sempre la straordinaria varietà di contenuti proposti. Donne e giornalismo, gap salariale, attivismo internazionale, violenza domestica, diritti umani, violenza sessuale, attivismo lgbtq, porno, attivismo delle donne nere, donne e politica, sex-working, attivismo maschile anti-sessista, uso sessuato della lingua, femminismo e disabilità, donne e scienza, mutilazioni genitali femminili, chirurgia plastica, sono solo alcuni dei temi che verranno affrontati durante il festival che vedrà ospiti del calibro di Annie Lennox, immensa icona musicale, Eve Ensler, creatrice dei Monologhi della vagina e per aver dato vita al movimento “One-billion rising”, Caitlin Moran giornalista del Times ed icona femminista UK, l’attrice Salma Hayek e la straordinaria scrittrice e attivista egizia Nawal Al Saadawi. 



Tanti gli incontri di mentoring dove le donne si potranno scambiare idee, consigli e opinioni, oltre alle sessioni con psicologhe del calibro di Susie Orbach (celebre, tra le altre cose, per il suo libro “Noi e il nostro grasso” nato dall’esperienza di un gruppo di autocoscienza femminista che Orbach conduceva negli anni ’70 con donne che non riuscivano a fare pace con il loro corpo) o i seminari interattivi per intervenire sui pensieri e pratiche, come l'incontro dal titolo “Funny women workshop”, ovvero come usare il senso dell'umorismo per acquistare sicurezza in se stesse, capacità di parlare in pubblico e di fare rete. Oltre ai panel e ai seminari, tante le esposizioni, le performance, le serate di teatro e musica con artiste e gruppi della scena britannica e internazionale. Denominatore comune delle tante artiste il background interculturale.



Spulciando nel programma non mancano i titoli accattivanti e inaspettati come “Diventa la deputata che vorresti vedere in parlamento”, “Angolo per le femministe sotto i dieci anni” o “Pube”, una performance one-to-one diretta alle ragazze sopra i 15 anni in cui si parla – avete capito bene – del proprio personale rapporto con i peli pubici. Ogni singolo aspetto della vita pubblica e privata di una donna sembra essere rilevante agli occhi delle organizzatrici del festival, che non hanno lasciato nessuna casella vuota tra gli argomenti più importanti nel dibattito femminista mondiale. Che possa essere un modello di mega-evento femminista da esportare anche in Italia?