Lunedi, 14/02/2011 - E se i loro conti non tornassero?
Oggi un quotidiano nazionale in prima pagina, a caratteri ben evidenziati, ha così intitolato: “un milione in piazza………gli altri 29 a casa”. Dopo aver cercato in queste ultime due settimane di mettere le donne l’un contro l’altra armate, imponendo la discussione “moralismo no, moralismo sì”, il centro-destra di governo e di stampa ha assistito costernato al superamento di tale forzata impasse e al nostro netto e marcato o.d.g., ben riassunto dallo slogan dello striscione srotolato dalla terrazza del Pincio “per la dignità delle donne, tutte”. Ora ritorna all’attacco e, per il tramite dei suoi giornali di riferimento, vuole sminuire la portata della manifestazione di ieri, obbligando nuovamente la suddetta lettura: “1 milione contro 29 milioni”. Eh, no! Noi non ci contiamo e non vogliamo che altri ci contino, perché la logica dei numeri non può essere imposta alla forza dei valori. L’idea di difendere, sempre e comunque, la dignità di noi tutte costituisce, difatti, la fitta trama di radici che riuscirà ad irrorare di nuova linfa l’albero dei diritti delle donne. Se nuovi frutti nasceranno sui suoi rami, quali, per esempio, la rappresentanza paritaria in politica e, che so, nei c.d.a. delle imprese, più servizi sociali per le donne che lavorano e che devono accudire figli minori o familiari a carico, più tutele per chi viene abusata dal proprio uomo, sarà perché quel forte intreccio di radici si alimenta da un terreno reso fertile dalla consapevolezza che la tutela della dignità femminile debba essere uno dei capitolo principali dell’agenda politica di qualsivoglia legislatore. Le donne che sono scese in piazza il 13 febbraio non sono da tener in minore considerazione solo perché “sono schierate politicamente” o perché “sono solo 1 milione”, poichè ad avallare una siffatta impostazione si valuta erroneamente un dato che, comunque si evince dalla manifestazione in sé. Chiedere a viva voce un Italia più a misura di donna è una richiesta che, sì, le donne di centro-sinistra hanno avanzato, ma anche e soprattutto in nome e nell’interesse degli altri 29 milioni che in piazza non c’erano. Personalmente ho scelto di organizzare una manifestazione nella cittadina in cui risiedo e, quando due giovani donne hanno rifiutato un volantino che riassumeva l’appello “Se non ora, quando?”, la mia riflessione ad alta voce è stata- ed è ancora oggi-: “ma non siete donne pure voi?” Dovrei amareggiarmi di fronte a ciò, ma non ci riesco, perché io, come altre centinaia di migliaia, ieri sono stata protagonista di un evento che va al di là del 13 febbraio. Non so in quali forma questo protagonismo potrà svilupparsi per il futuro, al momento ho solo il desiderio e la speranza di non ritrovarmi più di fronte a due donne che mi rifiutano un volantino che trattava di temi che necessariamente le riguardavano. Vorrei confrontarmi con loro, avere la possibilità di spiegare le mie ragioni, sentire le loro e capirci vicendevolmente, per poter alfine giungere ad una mediazione nell’interesse di tutte. Non più sguardi fuggenti, passi accelerati, voci sbuffanti devono farci desistere dal continuare il nostro impegno quotidiano verso un cammino nuovo di consapevolezza. Non più una manifestazione “una tantum”, ma tanti luoghi dove discutere e confrontarci per poter conseguire risultati migliori alla nostra azione. Andiamo avanti per questa strada e sono convinta che la voglia di protagonismo civile, sociale e politico delle donne italiane, così come è emerso ieri, palesemente di fronte agli occhi del mondo, contagerà pure le altre che in corteo non c’erano. Guardando un servizio televisivo i miei occhi si sono imbattuti in un cartello sorretto da un uomo su cui era scritto.: “mi avete sorpreso perché avete la speranza nel cuore” e la domanda “se non ora, quando?” è animata dalla speranza. Certo è pure dettata dalla contingenza del momento storico che stiamo vivendo, ma io spero che i tempi, i modi e la sostanza della risposta che al riguardo arriverà riescano a tener conto delle parole, dei pensieri e delle voci di quel milione di donne che hanno manifestato anche per le altre ventinove rimaste a casa.
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