Login Registrati
E non essere (stata) femminista

E non essere (stata) femminista

Chiamarsi Rossana - Una riflessione sul protagonismo delle donne e sui ‘territori neutri’. A partire da Rossana Rossanda che quest'anno compie 90 anni e ha appena pubblicato due libri

Giancarla Codrignani Lunedi, 10/02/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2014

Rossana Rossanda è l'esempio più importante (e istruttivo) del prezzo che pagano le società, nate tutte patriarcali, per continuare a negarsi il contributo delle donne, omologate o non omologate che siano. Rossana ha appena raccontato Il film del secolo (Bompiani) in cui la centralità della presenza femminile non ha trovato protagonismo storico. In Quando si pensava in grande (Einaudi) ha anche raccolto venti "colloqui" già pubblicati sul Manifesto, tutti con importanti testimoni del Novecento: "gli interrogati sono tutti uomini, come se non avessi incontrato nessuna donna coinvolta nella politica 'classica'. Dico 'classica' perché i personaggi femminili più impegnati che ho avuto la fortuna di conoscere lavoravano su quella questione fondamentale che poteri, storia e diritto hanno sempre tenuto sottotraccia, cioè il rapporto e il conflitto di genere che percorre tutta la vicenda umana".

Era logico che una donna interessata al mondo in cui è nata, in cui ha occupato ampi spazi del territorio che chiamiamo "neutro" e che è vissuta tra ideologia e politica in termini di rivoluzioni, riforme, modi di produzione, democrazie e fascismi, privilegiasse il ragionare del genere egemone, dentro il quale stavano (e stanno) le convenzioni. Ancora oggi ragazzi e ragazze dai libri scolastici e dall'università imparano la neutralità del pensare, perfino quando incontrano elementi "di genere": non si insegna che alle donne spettano non erogazioni di benefici, ma attuazione di diritti specifici. Per avere accesso all'universale non è ancora stato rotto il principio dell'Uno: così le donne stanno a disagio dentro le religioni per l'impossibilità di riconoscersi nel nome inesorabilmente maschile assegnato al divino da chi lo vede a propria immagine; e stanno a disagio sia nelle società gerarchiche inventrici dei ruoli, che sono superiori e inferiori a partire dal confronto uomo/donna, sia nelle logiche di potere che fino a poco fa discriminavano i figli in "legittimi" o "illegittimi" a beneficio del patrimonium, cancellando - cancellazione che permane - il diritto di chi i figli li fa, tutti allo stesso modo, ovunque.

Rossana - che non è mai stata una femminista secondo i canoni, cosa di cui giustamente non le importa nulla, anche perché vi è poi entrata alla grande - è sempre stata fortemente donna per un sacco di ragioni evidenti ed ha goduto in misura eccezionale di considerazione, stima e successo nella società degli uomini che le hanno permesso di emergere come uno di loro perché lei gli teneva testa senza subalternità di nessun tipo e perché loro ne avevano paura. L'eccezione poteva essere femmina, per giunta bella.

Tuttavia Rossana ha conosciuto anche donne autorevoli proprio in quel mondo politico della sinistra (e non solo) che conosceva meglio: perché non ne ha intervistata nessuna? perché anche se si chiamavano Anselmi o Tedesco, nella storia comune che pur scrivevano, "non contavano". Gesù sfamò cinquemila persone "senza contare le donne e i bambini", dicono gli evangelisti: nemmeno oggi le elette, le dirigenti, le ministre sono destinate a diventare memorabili. Non solo perché le Santanché e le Lombardi M5S vengono usate alla grande sui media pur essendo solo delle pedine, ma perché un'Emma Bonino, nostro ottimo ministro degli esteri, non fa notizia. E nemmeno i femminicidi impongono agli uomini il bisogno di interrogarsi.

Il secolo che Rossana ha vissuto è stato un film, con scene di realismo sociale, di conflitti non risolti e grandi buffonate. Non sappiamo chi ne testimonierà il senso, tanto meno il senso che avrebbero voluto le donne. Prima o poi ci si accorgerà che, per evitare danni dalle trasformazioni del mondo in crisi, c'è bisogno della cultura-femmina. Rossana dà la misura di quanto si perde quando il "pensare in grande" abita un corpo di donna.







Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®