Occorre un impegno sociale per tecnologie di adattamento non di stravolgimento. Evitare che la conoscenza scientifica sia strumentalizzata per fini di profitto illimitato, di potenza, di guerra
Giovedi, 05/01/2023 - Tutti i ragionamenti fin qui svolti da Antonella Nappi e Giovanna Cifoletti (a seguito dall'articolo di Iole Natoli in noidonne.org, ndr), a mio parere, andrebbero associati ad una riflessione più profonda, ruotante sulla domanda: e la Natura?
Possiamo pensare ad una tecnologia che, invece di correggere, dal punto di vista dei desideri umani, qualche “stortura” della nostra formazione biologica, si proponga di stravolgerne ogni limite e logica?
Quale è la destinazione ultima di certe ricerche, non è il caso di chiederselo? Vogliamo arrivare a fabbricare figlie e figli del tutto artificiali, con la semplice manipolazione del DNA in laboratorio?
E se invece mettessimo dei “paletti” subito, partendo dalla presa d’atto che la nostra condizione umana è frutto di 3,5 miliardi di anni di evoluzione di un unico ecosistema vivente? La dovremmo ignorare per le fantasie niente affatto innocenti e neutrali di tecnocrati più o meno illuminati?
Sappiamo che le scienze mediche e biologiche già oggi stanno lavorando a progetti di “soldati perfetti”, per le capacità di integrarsi con i contesti informatici, quindi dalle reazioni subitanee impossibili per l’essere umano “naturale”.
(Per approfondire consiglio un capitolo in proposito del libro del generale Fabio Mini, intitolato “Che guerra sarà”, Il Mulino, 2017).
Ci mancherebbe che avallassimo la possibilità di costruire in laboratorio eserciti di questi soldati, senza né madri né padri, magari cyborg che integrano parti organiche con parti meccaniche.
Non si tratterà di fantascienza (la guerra in Ucraina è forse fantasia?), se non ci impegneremo socialmente a dare il disco rosso, proprio sulla base di una considerazione di controllo democratico sulla scienza e sulla tecnologia, che riprendo dall’intervento di Giovanna Cifoletti:
“È probabile che il Pianeta ci renda presto improponibili queste acrobazie su vasta scala; che ci costringa a prendere atto dei limiti naturali, non tanto come ostacoli, ma come occasione dell’uso dell’ingegno. Forse si potrebbe dire che all’uso delle tecnologie in un contesto di ingegno maschile (orientato al sistema della potenza, del profitto illimitato, della guerra, aggiungerei io), si potrà sostituire un ingegno femminile di adattamento”.
2 gennaio 2023
Alfonso Navarra - alfiononuke@gmail.com
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