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...e dolore dell’anima

...e dolore dell’anima

Obesità... - Aumentano le persone in sovrappeso, una patologia da curare. Ma non solo dal dietologo

Zomparelli Ivana Martedi, 22/12/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2009

L’obesità è solamente un accumulo, il più delle volte indesiderato, di grasso, o è qualcosa di più, un linguaggio da decifrare? Ne parliamo con la dottoressa Amelia Di Giusto, specialista in medicina funzionale, che propone uno sguardo nuovo su questo tema, al quale dedica seminari periodici rivolti ai medici. “La medicina funzionale, ossia quella medicina che non si limita a curare la malattia ma interviene sui processi biochimici e metabolici che l’hanno generata considera il tessuto adiposo un vero organo endocrino. Infatti esso è in grado di secernere alcune sostanze, tra cui quella più conosciuta è la leptina, che mette in comunicazione la cellula adiposa con il cervello, il sistema digerente, gli organi endocrini e il sistema riproduttivo (organi sessuali). Questo dimostra che il tessuto adiposo è una struttura più complessa di un semplice accumulo di grasso, e si relaziona con l’intero organismo. Per cui, per esempio, quando facciamo la liposuzione in realtà andiamo a togliere un vero e proprio organo.”



L’obesità dipende esclusivamente da cattive abitudini alimentari?

A rendere l’obesità una malattia cronica, non sono le abitudini alimentari ma ciò che sostiene quelle abitudini. La struttura del nostro sistema nervoso è preposta a costruire circuiti di memoria labili nei primi anni di vita, che si strutturano con la crescita, per fissarsi poi definitivamente con l’età, sotto forma di matrice. Se da bambini abbiamo avuto un conflitto psichico e abbiamo imparato a rispondere secondo modalità semplici, per esempio nasce il fratellino e sviluppiamo l’asma, quando ci troveremo di fronte a uno stimolo stressogeno simile, per esempio dobbiamo condividere la nostra stanza con un’altra persona, potremo riprodurre un altro disturbo similare, forse non l’asma ma magari la bronchite. I sintomi alimentari scaturiscono dallo stesso meccanismo. Insomma con quella prima esperienza abbiamo creato un binario e ogni volta che ci troviamo in situazioni simili tra loro riparte lo stesso input. Accade cioè che quel circuito cerebrale che si è strutturato, è sempre pronto a riattivarsi. Alla base di tutto ci sono le credenze.

La matrice è come una strada costruita con tutte le credenze che un individuo ha formato su di sé, perlopiù mutuate dai genitori nei primi anni di vita..

Un bambino in sovrappeso difficilmente sarà un adulto magro, per tanti motivi ma soprattutto perché ha strutturato una credenza.



Come si può agire sulla causa dell’obesità?

Ciò che ci impedisce di guarire è il rifiuto della nostra zona d’ombra, ossia di quegli aspetti di noi stessi che non accettiamo. Questo crea una disarmonia che porterà poi anche allo squilibrio sul piano fisico. E l’obesità è uno di questi squilibri fisici, è una patologia.



Come se ne esce?

Per capire la causa della mia obesità devo capire cos’è che sto rifiutando di me stessa, quale emozione sto reprimendo, perché quello che sto rifiutando diventa la mia carenza, che si ripercuoterà sui tre sistemi fisico, psichico e metabolico.



Ossia?

L’obesità nasce da una carenza a questi tre livelli che interagiscono l’uno con l’altro. Può trattarsi di uno stress fisico, o di una carenza alimentare, o di un conflitto psichico, che portano a una disfunzione del sistema endocrino, metabolico, e del sistema nervoso. A prescindere dal tipo di conflitto che abbiamo, la risposta del nostro organismo sarà sempre la stessa, in base a come abbiamo imparato a rispondere. Quando rifiutiamo una parte di noi, la stiamo ferendo, quindi stiamo creando un dolore che diventa uno stress che a sua volta va a creare uno squilibrio che può produrre obesità, o anche anoressia. Entrambe sono solo i sintomi di uno squilibrio.



Uno squilibrio che interessa allo stesso modo uomini e donne?

Interessa di più noi donne, perché siamo più critiche verso noi stesse e ci feriamo di più. E questo dipende dal fatto che in generale i genitori sono più critici verso la figlia femmina che non verso figlio maschio e ingenerano in lei un maggior numero di credenze negative.



Quale cura è appropriata?

Secondo la mia esperienza, sul piano emozionale si interviene efficacemente con l’omeopatia o fiori di Bach, sul piano metabolico correggendo l’alimentazione e con l’aiuto di drenanti e integratori. Ma soprattutto è necessario cambiare la visione di se stessi, cambiare le credenze negative e ricreare l’equilibrio emozionale. Non si può raggiungere l’equilibrio corporeo senza l’equilibrio emozionale. Quindi non si tratta di stare a dieta ma di capire cosa crediamo di non meritare.



(22 dicembre 2009)

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