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Due sindaci e la mafia

Due sindaci e la mafia

La presentazione de Il silenzio dell'Arcangelo di Laura Caputi a pretesto per un confronto fra candidati sindaci su un argomento essenziale del loro programma

Lunedi, 31/03/2014 - Conosco ormai da tempo Laura Caputo, Autrice de Il silenzio dell'Arcangelo (editore APM), che già ho intervistato in occasione della pubblicazione del suo precedente: Il castello di San Michele. Ho quindi partecipato con entusiasmo alla presentazione che venerdì 28 marzo si è tenuta al Hotel Astoria Mercure di Reggio Emilia, dove – apprezzatissimo per il suo equilibrio e il suo realismo fattivo - è intervenuto Gianfranco Valiante, Presidente della Commissione Anticamorra Campana.

La manifestazione, patrocinata dal PD e introdotta da Claudia Aguzzoli, è stata moderata con grande vivacità e straordinaria padronanza dalla sociologa Catia Iori che ha saputo trovare i giusti spazi anche per il candidato sindaco della città, Luca Vecchi, affinché proprio nella sera di apertura della sua campagna elettorale e come primo impegno nei confronti della cittadinza, prendesse solennemente quello della guerra alle mafie, lotta senza quartiere e senza esitazione a un fenomeno troppo a lungo sottovalutato e invece pericolosamente presente.

Come narra la Caputo ne Il Silenzio dell'Arcangelo, con la forma del romanzo ma la forza di un'inchiesta dirompente e come ha confermato Gianfranco Valiante, le mafie hanno infiltrato le amministrazioni senza che avessimo la forza di reagire, talvolta per ignoranza, talvolta per trascuratezza, il più sovente distratti da problemi e argomenti che ci parevano di maggiore importanza e richiedenti una più immediata soluzione.

Dal pubblico, attento e interessato, si è alzata la voce di Cinzia Franchimi, Presidente della CNA FITA, per sottolineare che le associazioni – in particolare quelle dei settori delicati come il trasporto su gomma – debbano, ogni volta che sarà utile, essere disponibili a fare autocritica e a offrire sostegno ai propri soci in difficoltà, affinché nessuno sia tentato di cedere alla lusinga del prestito facile che si tramuta dapprima in usura e subito dopo in sottomissione alla gestione mafiosa.

La domanda infatti alla quale l'incontro voleva rispondere, dall'apparenza facilissima ma dall'elaborazione incredibilmente complessa, si può riassumere in meno di dieci parole: che può fare ciascuno di noi?

La risposta di Laura Caputo mi sorprende molto perché appare altrettanto elementare in quanto fa leva sull'obbligo dello scontrino fiscale, poi – man mano che spiega – mi costringe a trovarla azzeccata perché coinvolge efficacemente ogni singolo cittadino. Come può un negoziante vendere un prodotto senza scontrino, se questo è di provenienza regolare? Un prodotto entrato in inventario, fatturato e mai uscito? E se il prodotto non è entrato regolarmente, proviene da lavoro al nero, da furto o da che altro di illecito?

Incalza Gianfranco Valiante, che condivide la sua esperienza campana e spiega come la camorra si infiltri anche imponendo l'acquisto di un determinato prodotto a tutti i negozianti della zona, dal caffé al cemento, dallo zucchero alla frutta e verdura - un tipo diverso di pizzo al quale è sempre più difficile opporsi.

Luca Vecchi, di professione commercialista e aspirante sindaco, rilancia, spiegando di aver cominciato da sé stesso, dalla pubblicazione del suo patrimonio e ridendo per il termine che non sembra rispecchiare la sua realtà, dall'attento esame della sua clientela, con drastica eliminazione di quella che gli suscitava qualche dubbio.

Serata di riflessione e di condivisione davvero utile a ciascuno di noi, dunque. Non la semplice presentazione di un libro, ma un libro che è servito da pretesto per svegliare le coscienze e invitarci a discutere di temi difficili che qualche volta potrebbe sembrare più comodo evitare.



Mi fermo dunque oltre l'incontro per porre qualche domanda a ciascuno degli intervenuti.



Gianfranco Valiante, prima di tutto grazie per il tempo che ci ha dedicato. Anche lei è in campagna elettorale: come mai, da Consigliere Regionale e Presidente della Commissione Anticamorra, ha deciso di lasciare tutto per candidarsi a sindaco di Baronissi?

Guardi, Baronissi è una bella cittadina in una zona meravigliosa: merita molto meglio dell'attuale amministrazione, ho pensato. Merita qualcuno che davvero voglia spendere tutte le proprie capacità per offrire un progetto di vita che tenga conto delle esigenze di ogni cittadino. In questi dodici anni di vita politica ho maturato una discreta conoscenza che dev'essere messa al servizio della gente. E' la logica evoluzione per chi ama davvero la propria terra. Il nostro programma è incentrato sull'ascolto delle proposte che i baronissesi ci faranno e sulla loro elaborazione. Insomma la costruzione del futuro sulle fondamenta del passato.



Qual è l'impressione che ha ricevuto durante la sua brevissima visita a Reggio Emilia?

Mi ha colpito la gente, soprattutto. Quella che si incontra per la strada e sembra sorriderti. Quella con cui si parla e si rivela viva e pronta a cogliere ogni possibilità per migliorare. Mi ha colpito Luca Vecchi, il candidato sindaco, con l'umanità che si sente in ogni sua parola e l'umiltà di quello che sa che non si finisce mai di imparare. Sarà un buon sindaco, auguro a tutti che sia eletto perché i buoni amministratori profittano alle città più che a sé stessi. E poi, confesso, sono ancora un po' emozionato per quella foto nella Sala del Tricolore, dove si dice che la bandiera italiana abbia visto la luce per la prima volta, mi sono sentito piccolo piccolo.



Luca Vecchi, candidato del centrosinistra alle comunali di Reggio Emilia uscito largamente vincitore dalle primarie, ha 42 anni e fa il commercialista. Parte in campagna forte della benedizione di Graziano Del Rio, sindaco uscente chiamato ad altri, più alti incarchi. Come primo gesto pubblica il suo curriculum, la sua situazione patrimoniale, la sua dichiarzione dei redditi. Perché?

Se si vogliono rappresentare i cittadini e amministrarli correttamente, bisogna essere trasparenti. Non si ha il diritto di nascondere nessuno scheletro nell'armadio. Nemmeno una piccola macchia grigia. Io sono così, dico: se volete un sindaco con queste caratteristiche, votatemi. Tant'è vero che qualcuno mi ha rimproverato di utilizzare poco il mio cognome. Invece io mi sento tanto vicino a ciascuno, anch'io voglio chiamare ogni cittadino per nome, proprio per ricordarmi e ricordare a tutti che apparteniamo a una grande comunità nella quale le sinergie sono il punto essenziale per andare avanti.



Anche nella lotta alle mafie? E' per caso che questo incontro sia stato il primo della sua campagna?

No, certo che no! Mi preparo ad amministrare Reggio Emilia, una città che – come molte al Nord – ha sottovalutato il problema mafioso. Ritengo che sia necessario fare della guerra alle mafie una premessa per qualsiasi ulteriore attività: come potrei proporre la lotta alla crisi o il sostegno alle famiglie in difficoltà se utilizzassi dei sistemi marci in partenza perché inquinati dall'infiltrazione mafiosa? Faremo altri incontri sull'argomento: il primo passo di questa guerra è parlarne, per questo sono qui questa sera e sarò presente a qualsiasi altro incontro dove si affronti con serietà l'argomento.



Aspetto che Laura Caputo, giornalista e scrittrice, due romanzi-inchiesta sulle mafie al suo attivo e un'instancabile attività anticamorra in giro per l'Italia, una valigia sempre pronta per andare dove il problema si pone in modo più grave, abbia finalmente terminato di stringere mani e di dedicare libri. E' sempre così, la gente ti ringrazia?

Spesso, non sempre. Non accade quando, in certi comuni, attacco la malapolitica e la cattiva amministrazione. Io non faccio antimafia di forma: scrivo, interpello, faccio nomi e cognomi. Certo che non piace, ma questo è un vantaggio dell'età, a settant'anni del mio operato rispondo solo a me stessa. A Reggio, il problema c'è, senza dubbio, ma c'è anche una profonda aspirazione a risolverlo, sia da parte dei cittadini che dei politici che saranno chiamati ad amministrarli. Mi piaccioni i reggiani. Invece di piangersi addosso, si tirano su le maniche, si guardano in giro senza paura e si danno da fare. Anzi, non so se hai colto, per la prima volta ho sentito in bocca a un sindaco del nord la parola guerra alla mafia e mi è piaciuta.



Guerra è una parola grossa, però! E Luca Vecchi non è ancora sindaco.



Anche Gianfranco Valiante ancora non lo è. Questa sera abbiamo avuto due futuri possibili primi cittadini. A Baronissi e a Reggio devono considerarsi fortunati perché hanno la possibilità di votare due candidati molto diversi fra di loro, ma che hanno qualcosa in comune: l'aspirazione a fare della città che amministreranno un invidiabile luogo di vita serena. E perché tutti e due sanno con certezza che mafia e serenità sono incompatibili.



Isa Ferraguti

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