Issime - Nel 1943 si rifugiarono in Val d’Aosta, ma non sfuggirono ai nazisti e insieme alla loro mamma furono deportati e uccisi ad Auschwitz. Un parco giochi è stato intitolato a loro
Mirella Caveggia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2009
“Come stelline molto luminose, volarono in alto portati dal fumo nero per illuminare il cielo”. Hanno scritto queste parole gli scolari di Issìme, in Val D’Aosta, per ricordare Ruggero e Raimondo, due fratellini arrestati nel dicembre del 1943 in una scuola elementare del paese montano dove si erano rifugiati per sfuggire i bombardamenti e le persecuzioni. Erano ebrei. Insieme alla loro mamma furono deportati e uccisi ad Auschwitz. Il padre, Remo Jona, che nella lunga e terribile prigionia aveva perso, oltre alla moglie e i figli, anche la madre e gran parte della famiglia, sopravvisse, ma per un destino maligno morì poco anni dopo il suo ritorno investito da un motocicletta. Ai fratellini, morti soffocati dal gas a dodici e sette anni, è stato dedicato un parco giochi con due sculture che li ritraggono con il loro zainetto, sorridenti e diretti a scuola a passo svelto, in grandezza naturale e ad altezza dei coetanei sorridenti. Circondati dai giochi dei più piccini, quei bimbi innocenti, fra giostre e scivoli, ora sono lì per sempre a bollare con il loro piglio infantile l’infamia delle leggi razziali e le atrocità che ne sono seguite. Gli scolari di Issime all’inaugurazione li hanno festeggiati come due compagni ritrovati, tenendoli per mano, cantando in coro, danzando ed esprimendo con i disegni la loro promessa di mantenerne il ricordo.
Chi si dirige verso la tersa e bella valle di Gressoney, dopo aver lasciato l’autostrada Torino Aosta, può fare una sosta a Issime, un paesino ridente sul percorso in salita. La visita a Ruggero e Raimondo che hanno perso la vita stretti alla loro mamma fa ricordare - di fronte ai fenomeni preoccupanti di oggi - che il consiglio del Ministri di allora decretò l’esclusione dalle scuole di tutti gli insegnanti e degli alunni nati da genitori di razza ebraica, che il papà di Ruggero e di Raimondo non aveva più la facoltà di esercitare la professione di avvocato, e che la loro mamma non poteva avere un aiuto domestico “ariano”.
La storia della famiglia Jona è raccontata in un bel libro intitolato “La quotidianità negata” di Paolo Momigliano Levi; le due piccole statue che ammoniscono di non dimenticare tutte le persecuzioni e le discriminazioni del passato e di oggi ne sono l’illustrazione Di fronte a quella vicenda lontana ma ancora viva e simile a infinite altre, affiorerà la riflessione di Primo Levi: “Chi nega Auschwitz è quello che sarebbe pronto a rifarlo”.
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