La storia è un pretesto e i caratteri sono quelli dello sceneggiato, ma il film spinge sui diritti lgbtq e l'autodeterminazione femminile
Martedi, 26/11/2019 - Ecco una recensione cinematografica che per una volta non pone il problema dello spoiler: innanzitutto perché nove su dieci chi andrà a vedere questo film è già un super fan della serie televisiva quindi conosce a menadito personaggi e dinamiche. E poi perchè la storia è talmente superflua che diventa altrettanto superfluo raccontarla!
Eh sì, perché Downtown Abbey è un prodotto per amanti del genere e soprattutto dell'omonima serie quindi poteva scegliere di raccontare qualunque cosa e noi appassionati saremmo comunque accorsi al richiamo. Orfani di una serie che ci ha incantate per sei stagioni e 52 episodi complessivi sentivamo in molte il bisogno di reincontrare personaggi che ormai sono diventati di famiglia, che siano quelli del piano di sotto (la servitù) o del piano di sopra (gli aristocratici padroni terrieri).
Nel film ci sono tutti e neanche sembrano particolarmente invecchiati, con il dovuto arricchimento di un paio di nuovi personaggi interpretati da attori inglesi eccezionali che si prestano a fare camei preziosi.
Ma se la storia è un pretesto e i caratteri sono esattamente quelli dello sceneggiato corale a cui siamo abituati, c'è da dire che il film nelle sue due ore permette agli sceneggiatori di spingere un po' di più proprio su alcuni temi di attualità che nella serie erano costantemente accennati come le discriminazioni e i diritti lgbtq e l'autodeterminazione femminile.
Già la serie ci aveva abituate a personaggi femminili forti e indipendenti, dalle due sorelle rampolle della casata, fino all'ineffabile nonna Violet interpretata da una gigantesca Maggie Smith a cui nel film vengono regalate battute che entreranno nei meme di facebook per anni, ma questa volta non ci sono dubbi nel lasciare l'intera sorte della storia con la esse minuscola e maiuscola nelle mani delle donne che dallo sventare un attentato a decidere per una maternità o un matrimonio consapevoli e da lavoratrici rampanti veleggiano allegramente verso l'alba della seconda Guerra Mondiale da cui già si intuisce emergeranno i prodromi di un nuovo balzo in avanti per i diritti delle donne come fu per la Prima.
Ancora più ingenua, ma anche affettuosa, la strizzata d'occhio lgbtq con un magistrale mea culpa per ciò che l'Inghilterra ha fatto patire per secoli alle persone omosessuali, fino ad uno sguardo sul futuro che verrà che ad una attivista del Movimento lgbtq non può non far uscire una lacrima.
Ciò che può colpire il neofita del genere, ma che non stupisce il consumatore seriale di Downtown Abbey e di un film [1] dello stesso sceneggiatore magistralmente diretto da Robert Altman, è l'assoluta assenza di conflitto sociale tra gli abitanti del piano di sotto e quelli del piano di sopra: servi e padroni vivono un'alleanza simbiotica contro tutto e tutti e che in particolare nel rapporto tra serve e padrone si permea di coloriture amicali affettuose che possono sembrare ridicole e anche irritanti da un punto di vista di critica politica, ma che di fatto incarnano bene quella che è stata la Sacra alleanza che ha tenuto in piedi l'Inghilterra per secoli senza una vera rivoluzione alla francese e che ben è tratteggiata anche nel bellissimo libro “Quel che resta del giorno” di Kazuo Ishiguro diventato film con la mano di James Ivory.
Qui sono le donne della servitù che attaccano violentemente altre donne della servitù per proteggere la propria padrona: la coscienza di classe e di genere scelgono la strada di una comune appartenenza ad una casata rimescolando le carte di ciò che nel resto d'Europa sarebbe “normale”.
Menzione speciale non tanto ai pur bellissimi costumi, quanto ai panorami su castelli e brughiere inglesi che illuminati da un sole inusuale per quelle latitudini fanno venire immediata voglia di un viaggio sul set (a chi interessa esistono effettivamente gite di una giornata da Londra sui luoghi della serie...chi scrive questa recensione ha partecipato e non mi vergogno a dire che è stata una bellissima esperienza!).
[1] Gosford Park (2001) https://www.imdb.com/title/tt0280707/
Lascia un Commento