Note ai margini - Rivitalizzare i CPO della Pubblica Amministrazione e unificarli con i Comitati anti mobbing può essere un’idea. Però...
Castelli Alida Lunedi, 12/04/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2010
Il 3 marzo il Senato ha approvato un disegno di legge (dlgs 1167- B) che da un paio di anni passava dalla Camera al Senato per le numerose modifiche. È un testo complesso (vedi http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Ddlmess&leg=16&id=459749) con ben 50 articoli, un decreto di accompagnamento della legge Finanziaria del 2009 ripreso da quella per il 2010. C’è di tutto - basta guardare il titolo “Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l’impiego, di incentivi all’occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro” -: dal fatto che a 15 anni si può di nuovo lavorare e l’anno di apprendistato viene considerato come “obbligo scolastico” a nuove norme sul doping sportivo, alla deroga, rispetto al pacchetto sicurezza per la cura degli extracomunitari che vengono nel nostro Paese per eventi sportivi. Ed infine - unico motivo perché l’informazione sull’approvazione di questa legge è comparsa sulla stampa dei primi giorni di marzo - viene di fatto modificata la procedura che prevede il diritto a ricorrere al giudice del lavoro nei casi di licenziamenti ecc. Articolo che ha creato in alcune forze sindacali molto allarme. Ma c’è qualcosa che ci riguarda come donne. Oltre all’articolo 46 (misure per incrementare e migliorare l’occupazione femminile che il Governo può realizzare in 2 anni) c’è l’articolo 21 che prevede deleghe al Governo più brevi (90 giorni) per decidere “linee guida contenute in una direttiva emanata di concerto dal Dipartimento della funzione pubblica e dal Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri” per organizzare il “Comitato unico di garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni”. I Comitati Pari Opportunità, introdotti nella nostra legge nel 1991, diventeranno il “Comitato unico…” entro 120 giorni e raggrupperanno al loro interno i vecchi CPO, i comitati anti mobbing, con “compiti propositivi, consultivi e di verifica e opera in collaborazione con la consigliera o il consigliere nazionale di parità”. Il Comitato unico “contribuisce all’ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico, migliorando l’efficienza delle prestazioni collegata alla garanzia di un ambiente di lavoro caratterizzato dal rispetto dei principi di pari opportunità, di benessere organizzativo e dal contrasto di qualsiasi forma di discriminazione e di violenza morale o psichica per i lavoratori”. Insomma tutto per il meglio? Forse semplificare non è male, rivitalizzare i CPO della Pubblica Amministrazione ed unificarli con i Comitati anti mobbing può essere un’idea. Vedremo come andrà a finire, però ora che lo sappiamo è meglio che ci attrezziamo. Visto che sono due anni che ne parlano, magari se qualche senatrice o deputata ci avesse chiesto un parere in corso d’opera non sarebbe stato male. Ma forse non usa così.
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