Alle giornaliste - Stefania Cantatore e Pina Nuzzo rispondono a un articolo in cui Margherita D’Amico sostiene che non esistano più femministe che si occupino dei diritti delle donne
Stefania Cantatore e Pina Nuzzo Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2009
Pubblichiamo lo scambio di idee sull'argomento.
La lettera di Pina Nuzzo
Gentile signora Margherita D'Amico,
leggendo articoli come il suo mi chiedo sempre come si documentino le giornaliste.
Le suggerisco di visitare il sito www.staffettaudi.org , ma anche www.udinazionale.org e www.50e50.it
Noi non siamo le uniche a prendere iniziative, a scrivere, a informare, ma tutto questo non va oltre la stampa locale. Dobbiamo ringraziare solo la sensibilità delle giornaliste di provincia se i giornali parlano di noi.
Saluti,
Pina Nuzzo
La riflessione di Stefania Cantatore
Gentili giornaliste,
la responsabile di sede dell'UDI, ha giustamente, a nome dell'associazione, espresso il senso di contrarietà per le parole scritte da Margherita D'amico, circa l'assenza, non si capisce bene su che piano, delle femministe sulla questione della violenza, violenza sulle donne che sembra non far dormire i nostri politici.
Non parlo mai male delle giornaliste, non pretendo di fare il loro lavoro, molte sono mie amiche, e per questo non chiedo loro mai "piaceri".
Potrei dire che loro sanno per aver parlato con me e con il movimento senza confini che SOLO si occupa davvero di violenza in questo paese.
So invece che come loro sanno, sanno anche gli uomini nel potere, e che se oggi parlano di violenza è perchè ci hanno sentite anche se non ascoltano.
Come associazione non ho nulla da dire più di quanto non abbia detto Pina Nuzzo, succinta come tutti coloro che sanno di cosa parlano.
Abbiamo cambiato il lessico, e in molti ci scimmiottano. Abbiamo messo in piedi imprese come "Stop femminicidio" e "la Staffetta di donne contro le violenze".
Tutti hanno imparato che esiste un problema politico e non solo culturale, se la violenza può continuare con le stesse percentuali, non i numeri, dell'inizio della storia scritta. Lo abbiamo voluto noi, dal 2005 in poi ponendo il problema a tutto il paese.
Ma io mi sono sentita chiamata i causa come femminista, mentre io oggi ho smesso di chiamare in causa le giornaliste, per molti motivi. È quanto meno bizzarro.
Delle giornaliste dico solo che mi trovo vicine molte di quelle che intende Pina, e tanto mi basta.
Non snobbo l'informazione, mando sempre tutto a tutti, che spesso cestinano. Capisco anche il perché, e molto attribuisco a me stessa, sentendomi però soddisfatta del fatto che Noi Donne, Delta, Il paese delle donne, e giornaliste indipendenti come Laura Guerra, riescano a non chiudere le loro esperienze.
Nei grandi giornali alcune nostre amiche, che non nomino per ovvi motivi: ci rispondono e raramente "riescono ad infilarci". Ci sono donne che nei grandi giornali parlano bene (a mio giudizio) senza conoscerci e senza aggredirci. Non mi sento una vittima, perché so che la politica è quella che si fa, non quella che si sbandiera.
Non posso farmi carico degli errori e della malafede dei politici, quando parlano di violenza per fare altro, o solo per fare bella figura. Non me ne faccio carico perché, e solo in Italia non si capisce, senza le donne la politica è vecchia e cade di fronte ai problemi veri. Certo mi tocca, ma combatto a modo mio, evitando di farmi usare come stampella da una politica che continua ad oscurarmi e a contare sulla mia subalternità.
Questa mia sarà affidata, sperando che sia utile anche a voi care amiche, alle strade che uso sempre ed anche alla ma responsabile di sede dell'UDI, che non cestina ed inoltra le mie anche se non mordo un cane.
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