Rome Independent Film Festival - Presentato al RIFF 2010 il documentario “Voices Unveiled” della regista turca Binnur Karaevli
Colla Elisabetta Lunedi, 03/05/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2010
Anche quest’anno il RIFF, Rome Independent Film Festival, giunto alla sua IX edizione, ha offerto un notevole contributo alla diffusione di opere indipendenti provenienti da tutto il mondo. In particolare il DocumentaRiff, la sezione che promuove documentari su temi di attualità sociale e diritti civili, è stata dedicata a: “Giustizia sociale e promozione dei diritti: strumenti privilegiati per combattere illegalità e conflitti”. Fra le opere più interessanti selezionate in materia di ‘visioni’ al femminile, da segnalare il documentario “Voices Unveiled: Turkish Women Who Dare”. Ambientata in Turchia, la pellicola esplora il confronto tra Oriente e Occidente attraverso le vite di tre donne turche moderne – un’attivista, un’artista e una ballerina – che lottano per trovare spazio in un mondo tradizionale. Nur, Belkis e Banu contraddicono gli stereotipi familiari della ‘donna musulmana’. Dinamiche, colte e spesso provocanti, non hanno paura di seguire i propri sogni, a qualunque costo. La regista, Binnur Karaevli, è stata ospite del RIFF ed ha risposto alle domande di ‘noidonne’ con grande disponibilità ed entusiasmo.
Parlaci della tua formazione e della tua doppia identità culturale e professionale.
Sono nata e cresciuta in Turchia ma, dopo aver fatto gli studi superiori in una scuola americana ad Istanbul, ho deciso di proseguire gli studi in USA, così ho frequentato la Carnegie Mellon University a Pittsburgh per l’arte e la regia teatrale. Da allora ho lavorato principalmente nell’industria cinematografica, a Los Angeles ed Istanbul. La mia identità culturale è un misto delle identità turca e americana. Sebbene il mio lato ‘turco’ sia molto presente, la mia identità intellettuale e professionale è forse più americana. Credo di rappresentare un’interessante combinazione di est ed ovest e penso a me stessa come ad una filmaker realmente internazionale.
Come e quando hai cominciato ad interessarti, nel tuo lavoro, alla condizione sociale delle donne?
Essendo donna mi risulta naturale essere attratta dalle storie delle donne. Credo che un filmaker dovrebbe raccontare storie in ambiti che conosce bene ed io, da donna, conosco molto bene le nostre storie, così come sento che la mia eredità turca ed i problemi delle donne turche m’interessano profondamente. Ho un forte legame con mia madre, mia sorella, le nipoti e le amiche che vivono ad Istanbul, e sono interessata ai dilemmi delle donne turche. Alcuni dei problemi che le affliggono, credo, sono gli stessi per le donne di molte parti del mondo. La lotta per l’empowerment personale è universale, sia per gli uomini che per le donne. Dopo l’11 Settembre, l’Occidente - in particolare i media americani - sforna continuamente storie sul Medio Oriente ma sempre trascurando le storie, i problemi e le lotte delle donne del Medio Oriente. Mentre giravo il mio documentario “Voices Unveiled”, ho capito che la democrazia è impossibile in qualsiasi paese senza l’empowerment delle donne.
Cosa vorresti sottolineare del tuo documentario, “Voices Unveiled”?
Mi piacerebbe evidenziare diverse cose, innanzitutto il tema sociale: se i Paesi occidentali vogliono davvero implementare la democrazia in Medio Oriente e creare pace nella regione, devono dare attenzione alle donne del Medio Oriente. Se le donne in Turchia (ed in altri Paesi limitrofi) avessero accesso all’istruzione, al lavoro ed allo sviluppo economico e se le Costituzioni supportassero i diritti delle donne, allora questi paesi offrirebbero maggiori chances alla democrazia, alla stabilità e alla pace. L’altro tema del film è molto più personale e concerne uomini e donne in ogni parte del mondo: cercare il proprio arricchimento personale e perseguire la propria verità conduce al cambiamento proprio e del mondo.
Cosa vorresti cambiasse per le donne, nel mondo e nel tuo paese in particolare?
Nel mondo, vorrei che le donne avessero tutte accesso all’istruzione, ricevessero salari equi e non subissero violenze. Anche in paesi come gli Stati Uniti le donne hanno problemi, non ci sono giusti salari ed in molte aziende c’è una barriera invisibile per loro; anche l’industria dell’intrattenimento è un mondo difficile per le donne: è sconcertante che, solo dopo circa 80 anni, una donna regista ha finalmente ricevuto un Academy Award quest’anno! Sfortunatamente le donne non detengono reali posizioni di potere nel mondo. In Turchia, vorrei che più donne entrassero in politica: le donne in Parlamento sono circa il 5% e questa è una percentuale ridicola. Le donne turche hanno bisogno di accedere all’istruzione e al lavoro per avere indipendenza economica. La Costituzione dev’essere cambiata affinché siano protetti i diritti legali e fisici delle donne. Mi piacerebbe anche vedere finire per sempre gli ‘omicidi d’onore’ delle donne.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Sono sempre interessata alle storie delle donne: ho due progetti narrativi intorno a cui sto lavorando, uno è l’adattamento della novella “Il palazzo delle lacrime” una storia d’amore tra un francese ed una ragazza che vive in un Harem Ottomano nel tardo Ottocento. Spero di poter girare questo film in Italia con attori italiani all’interno di un cast internazionale. L’Harem Ottomano era un luogo cosmopolita perché le donne provenivano da tutto il mondo. Amo il cinema italiano: ad Istanbul, da ragazza, guardavo sempre i vecchi film di Visconti, Antonioni, Pasolini, Rossellini, Fellini e Bertolucci ed ho un grande rispetto per la tradizione cinematografica italiana.
Le Mine Vaganti delle “famiglie Ozpetek”
Nell’ultimo film di Ferzan Ozpetek, la vena giocosa del regista turco (acclamato per Le fate ignoranti, La finestra di fronte e Saturno contro) torna a prevalere su quella malinconica. Nel costante confronto/scontro tra le famiglie tradizionali, spesso inclini al conformismo e alla staticità, e quelle “allargate”, dove gli amici possono avere un peso fondamentale - le tavolate di Ozpetek sono ormai un cult - si fanno strada con fatica e coraggio le scelte dei protagonisti, seminati nella società come mine vaganti, che cercano strade nuove e diverse da quelle convenzionali. Mentre i personaggi maschili si contendono il “coming out”, il variopinto mondo dei personaggi femminili è disegnato con cura e intelligenza, dall’eccezionale Ilaria Occhini, la nonna trasgressiva ed amante dei dolci, a Nicole Grimaudo, la giovane donna indipendente destinata ad innamorarsi senza speranza, ad Elena Sofia Ricci, la zia Luciana, piena di tic e desideri mai sopiti (una zia come ce ne sono tante nelle nostre famiglie). Bravi Preziosi, Scamarcio e Fantastichini (il padre, proprietario del pastificio), splendida la location (Lecce e il Salento), il tutto condito dalle canzoni di Patty Pravo (fra cui il brano inedito Sogno).
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