Brasile: progetto di Modena Terzo Mondo - La visita a Itapirapuà e un progetto di Modena Terzo Mondo a favore di donne e bambini. Alla ricerca di sostegni
Antonella Iaschi Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2007
Silvia, diplomata in psicopedagogia, due figli propri, ci spiega come funziona la “Creche”. “All’inizio i bimbi accolti da questo asilo erano 30, adesso sono 80. La denutrizione e la carie colpivano l’80% di loro, dopo due anni di lavoro sono sparite. Alle sette arrivano, si lavano, fanno colazione e rimangono fino alle 17, molti di loro mangiano solo a scuola: le loro madri sono domestiche e lavorano tutto il giorno per 70-100 euro al mese (l’affitto minimo è di 100 euro). Hanno una media di 4 figli a testa, spesso accuditi dalle nonne. La Creche - continua orgogliosa Silvia - ha messo il Comune di fronte al fatto compiuto è ha fatto sì che l’elettricità arrivasse nel quartiere. Abbiamo grossi problemi economici: le forniture alimentari, già insufficienti e non equilibrate, vengono ridotte a favore dei centri comunali. Per fortuna abbiamo l’orto. Ogni mese servono 700 euro di più di quello che abbiamo a disposizione. Abbiamo appena chiuso le iscrizioni con 100 bambini e abbiamo dovuto rifiutarne, ma andiamo avanti”. Le pareti e i pochi mobili parlano. Il superfluo qui non serve e il necessario sta facendo miracoli. “Abbiamo anche due bambini lebbrosi - dice Silvia e, quasi per tranquillizzarci, aggiunge - ma non sono contagiosi, le medicine adesso curano la lebbra”.
Una dopo l’altra le 8 giovani donne che lavorano al progetto Cepami si presentano, lo facciamo anche noi rispettando una tradizione locale. Quando arriva il suo turno Sida decisa, ferma, determinata, parla della consegna del progetto a Modena Terzo Mondo, nel 2001. Dopo un anno di silenzio e di preghiere coi bambini in aule di foglie con pavimenti di terra è nato quello che lei definisce 'il matrimonio senza divorzio fra un desiderio reale del posto e la cooperazione italiana'. “La condivisione di oggi è importante perché ci avete aiutato senza conoscerci, credendo nel nostro progetto. Il centro ha iniziato le sue attività con 10 bambini, adesso conta 218 iscritti. La palestra che inaugureremo sabato è importante perché lo sport è vita, educazione collettiva per apprendere e camminare insieme in una forma che ai bambini e ai ragazzi piace tanto”. Al Cepami si recuperano i compiti e si fanno vari corsi, ludici e professionali. La scuola pubblica dura quattro ore e mezzo, altre quattro ore e mezzo i bambini e i ragazzi le fanno al centro. Al mattino chi va a scuola al pomeriggio e viceversa.
Sedute su una panca al centro della sala Fatima, Lucimer, Maria Apparecida, Ivanir: sono le donne dell’Associazione Ascoseli. Manca Auselina. Sono raccoglitrici di rifiuti: un lavoro per sopravvivere. Hanno trovato la forza di credere in un sogno e, non senza difficoltà, hanno formato la loro cooperativa di raccolta differenziata. Adesso hanno un’isola ecologica grazie a un progetto di Modena Terzo Mondo finanziato da Geoves. L’abbiano inaugurata venerdì e questa riunione serve a scoprire come potremmo essere ancora utili dall’Italia.
Il progetto così com’è rischia di arenarsi. Hanno una pressa messa a disposizione dal Comune di Itapirapuà, ma non hanno il mezzo per raccogliere i rifiuti porta a porta. Hanno le idee chiare sul fatto che il lavoro così come è adesso non va. L’unica entrata è quella delle due guardie notturne che sorvegliano l’isola. Due dei loro mariti si dividono gli stipendi messi a disposizione da Modena Terzo Mondo, lavorando quindici giorni per uno. Le donne dapprima parlano di macchine per metter su un laboratorio di cucito (tappeti e prodotti tradizionali) poi, quando diciamo che è meglio far rendere quello che c’è già, cioè l’isola, sembrano sollevate e chiedono formazione, un mezzo per la raccolta e una pesa per le balle pressate. Quando le salutiamo vorremmo poter lasciare certezze, ma non ne abbiamo. In Italia proveremo a cercare le strade.
Mentre l’aereo decolla rivedo quei volti sorridenti e sciupati, sento quelle strette di mano fiduciose, e rivedo anche le ricche tavolate dei fazenderos, le loro case, le piscine. Penso a tante cose, fra queste, a quella bimba di 15 anni morta d’AIDS per il piacere criminale di turisti senza scrupoli. Una del milione di bambini violati ogni anno solo in Brasile. Non so cosa e non so come, ma qualcosa dobbiamo fare. Iniziamo dal nostro giornale?
* Assessora Pari Opportunità e Solidarietà Internazionale del Comune di Soliera
(22 marzo 2007)
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