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Dove ci porta il terzo millennio

Dove ci porta il terzo millennio

Rifare il punto - È fondato il sospetto che per le donne stiano chiudendosi porte mai del tutto aperte

Giancarla Codrignani Domenica, 03/03/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2013

Vi ricordate ancora il discorso di Barak Obama per la convention del suo secondo mandato? Era già stupefacente vedere in tv la moltitudine incredibile riversatasi a Washington, ma il discorso del Presidente era stato così pieno di "visione" da farci sentire italiani invidiosi. La "visione" è una cosa che i nostri politici non sanno avere: altrimenti ce la trasmetterebbero. Nella recente campagna elettorale, gli onesti hanno offerto garanzie tentando di nascondere le preoccupazioni e gli allarmi; i più strumentali hanno fatto promesse perfino ridicole e hanno cercato consenso con i lazzi scomposti di Grillo, le rozze performances di Ingroia e le astute buffonate di Silvio. Nessuno ha mai detto di volere che una bambina povera, magari straniera, abbia "la stessa probabilità di avere successo di tutti gli altri, perché è un'italiana (Obama aveva detto "americana"), è libera, è uguale, non solo agli occhi di Dio ma anche ai nostri" e, nonostante l'art.3 della nostra Costituzione che dà l'ebbrezza di vivere bene (e di bene votare), non siamo riusciti a ribadire nemmeno in campagna elettorale "i diritti inalienabili, che sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità" esaltati negli Usa. La parola "felicità" è la più azzardata, anche se, almeno per la misura delle donne non è mito, ma senso di una vita quotidiana decente e dignitosa, di affetti veri, di passioni umane, miti. Pronunciarne il nome fa già bene, anche quando ci sono le crisi.

Occorre, tuttavia, riconoscere che anche Obama parla meglio di come agisce: donne nel suo governo se ne vedono poche. Sempre meglio di Netanyahu in Israele che, senza aver capito il messaggio dello spostamento a sinistra - prevalentemente ad opera del voto femminile (26 elette su 120 deputati) - si era rivolto per governare a un molestatore già denunciato.

In Germania il capogruppo liberale, avendo espresso giudizi vivaci sul seno di una giornalista, ha avuto il sostegno dei colleghi: "sono solo parole, non offendono".

Le egiziane partecipi della ribellione democratica hanno subito lo "stupro politico" sul selciato di piazza Taharir, mentre alle tunisine è stata contestata la presenza ai funerali del leader democratico assassinato Chokri Benaid: non dobbiamo avere parola.

Ovunque c'è stata partecipazione alle danze esemplarmente nonviolente del 14 febbraio contro il miliardo di stupri che ci accomuna. Simbolo positivo, forte; ma è fondato il sospetto che per le donne stiano chiudendosi porte mai del tutto aperte.

In Italia, a prescindere dai risultati elettorali (tanto nei commenti siamo d'accordo: una campagna gestita tutta al maschile) vorremmo sapere che cosa potranno fare le donne che sono state elette o "governeranno" e se sarà loro permesso di rappresentare le donne o rifluiranno nel neutro. Sarebbe tempo (Snoq e Paestum non intendevano significare la nuova voglia di "esserci"?) ci dedicassimo a fare teoria politica, ma soprattutto iniziativa. Che cosa aspettiamo a chiedere la Presidenza della Repubblica? Il manuale Cencelli e i concorrenti (che fino ad oggi sono Prodi, Amato, Monti, Casini e dio non voglia qualcun altro) avrebbero a che fare con una inedita soluzione machiavellica dei loro prevedibili conflitti.....





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