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Dossier statistico immigrazione 2013.

Dossier statistico immigrazione 2013.

Presentato ieri a Roma il Dossier statistico Immigrazione 2013

Giovedi, 14/11/2013 - “Leggendo il dossier è sempre più chiaro come possiamo rispondere alle politiche giovanili e a quest’ondata di razzismo, che sta attraversando tanti paesi e di quali strumenti ci dovremmo dotare per rispondere alle esigenze che ci vengono richieste. Il confronto di questi dati ci aiuta a uscire dagli stereotipi e dall’emotività a parlare sempre di più di immigrazioni” così la Ministra Cecile Kyenge alla presentazione di ieri a Roma del dossier Statistico Immigrazione 2013 alla presenza anche della viceministra del Lavoro e delle Politiche sociali con delega alle pari opportunità, Maria Cecilia Guerra. E’ un dossier che per la prima volta quest’anno non si avvale della collaborazione della Fondazione Migrantes e di Caritas Italiana, ma del centro studi Idos (che ha sempre redatto la ricerca) e l’Ufficio antidiscriminazioni razziali della Presidenza del Consiglio (Unar).



Oltre 5 milioni gli stranieri regolarmente presenti in Italia e portano nelle casse dello Stato un beneficio netto, tra entrate e uscite, quantificabile in un miliardo e 400 milioni di euro. Secondo il rapporto buona parte degli immigrati presenti in Italia sono “soggiornanti di lungo periodo”, autorizzati cioè a una permanenza a tempo indeterminato, quindi immigrati con un certo livello di integrazione nel nostro Paese. La crisi, secondo il dossier, ha rallentato ma non fermato l’aumento degli immigrati: dal 2007 a fine 2012 si è passati da quasi 4 milioni ai 5,186 milioni attuali, non solo per l’ingresso di nuovi lavoratori, ma anche per via dei nati in Italia e dei ricongiungimenti familiari.

Sono circa 9 milioni gli immigrati, secondo le analisi del dossier e la più numerosa è la comunità rumena. I bambini stranieri nati in Italia nel 2012 sono stimati in un numero rilevanti di circa 80mila ai quali si aggiungono 27mila di coppie miste. Nell’insieme, tra nati in Italia e ricongiunti, i minori non comunitari sono più di 900 mila e quelli comunitari almeno 250 mila. Per i ricongiungimenti familiari sono stati rilasciati nel 2012 81.322 visti, poco meno dell’anno precedente (83.493).



L’opinione comune secondo la quale l’integrazione degli immigrati costa troppo all’Italia non trova riscontro nell’analisi del dossier e nel quadro ne che ne viene fuori. È vero, invece, che, spiegano gli analisti, l’Italia sostiene spese importanti più per le “situazioni emergenziali” che per le politiche di integrazione, per interventi di contrasto all’irregolarità o di gestione dei flussi: è stato speso oltre 1 miliardo di euro, tra il 2005 e il 2011, per Centri di Identificazione ed Espulsione, Centri di Primo Soccorso e Accoglienza, Centri di Accoglienza, Centri di Accoglienza per Richiedenti asilo e Rifugiati.

L’immigrazione ha cambiato il volto del nostro paese con una forte presenza, che porta nelle casse dello Stato un beneficio che si può quantificare in un miliardo e 400 milioni di euro. Nel 2011 gli introiti dello Stato riconducibili agli immigrati sono stati pari a 13,3 miliardi di euro, mentre le uscite sostenute per loro sono state di 11,9 miliardi, con una differenza in positivo per il sistema paese di 1,4 miliardi.



I più discriminati e che suscitano più resistenze nel nostro paese sono i Rom che sono circa 150mila e che il 65% degli italiani non vorrebbe averli come vicini di casa, ma le condizioni di emarginazione e ghettizzazione in cui si trovano sono in netto contrasto con la garanzia dei loro diritti. Gli occupati stranieri sono aumentati, anche negli anni di crisi, arrivando ad incidere per almeno il 10% sull’occupazione totale. Si tratta nel 2012 di 2,3 milioni di occupati, con una concentrazione nel terziario (62,1%), sono impieghi a bassa qualificazione (e bassa retribuzione) che gli italiani rifiutano.



Per quanto riguarda le prospettive operative il dossier evidenzia tre possibili ambiti di intervento sui quali insistere per il superamento delle discriminazioni e la piena affermazione dei diritti e delle pari opportunità: l’uso del linguaggio e della comunicazione, la questione della cittadinanza di cui si continua a discutere quasi trascurando il fatto che per i figli dei migranti l’unico paese che conoscono e nel quale vivono e socializzano è l’Italia. E tappa non meno importante le risorse per sostenere l’integrazione. I dati ci dicono che in questo paese la povertà colpisce gli stranieri più del doppio rispetto alle famiglie italiane. In prospettiva, come affermato nella prefazione del dossier, occorre un cambiamento culturale e un impegno costruttivo e condiviso per fare dell’Italia un paese più accogliente. Il vice ministro Guerra afferma la necessità del cambiamento delle politiche sulle immigrazioni che “se non accompagnato da un’efficace politica contro la discriminazione, se non riconosciamo gli adeguati diritti civili a coloro i quali vivono qui, noi ci troveremo molto presto esposti ad un rischio di guerra tra poveri”.

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