CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia arricchisce l’estate artistica italiana con un’altra mostra all’insegna della grande fotografia, la retrospettiva dedicata alla grandissima Dorothea Lange
Lunedi, 24/07/2023 - Si è appena aperta presso la sede di CAMERA - CENTRO ITALIANO PER LA FOTOGRAFIA, in Via delle Rosine 18, a Torino, la mostra Dorothea Lange. Racconti di vita e lavoro, che si compone di 200 immagini ed è curata dal direttore artistico di CAMERA Walter Guadagnini e da Monica Poggi.
E’ uno splendido ‘iter’ per immagini della carriera di Dorothea Lange (Hoboken, New Jersey, 1895 – San Francisco, 1965), autrice che è stata, come scrisse John Szarkowski, “per scelta un’osservatrice sociale, e per istinto un’artista”.
Sarà visionabile fino all’8 ottobre 2023 e, per scelta artistico - stilistica, si concentra in particolare sugli anni Trenta e Quaranta, picco assoluto della attività della Lange, periodo nel quale si è trovata a documentare, occasionalmente, gli eventi epocali che modificarono l’assetto economico e sociale degli Stati Uniti.
Fra il 1931 e il 1939, il Sud degli Stati Uniti venne infatti colpito da una grave siccità e da continue tempeste di sabbia, che misero in ginocchio l’agricoltura dell’area, costringendo migliaia di persone a migrare. Dorothea Lange faceva parte del gruppo di fotografi chiamati dalla Farm Security Administration (agenzia governativa incaricata di promuovere le politiche del rooseveltiano New Deal) a documentare l’esodo dei lavoratori agricoli in cerca di un’occupazione nelle grandi piantagioni della Central Valley e poté così realizzare migliaia di scatti, raccogliendo storie e racconti, riportati poi nelle dettagliate didascalie a completamento delle immagini.
Ed è proprio in questo contesto che realizza il ritratto, passato alla storia, di una giovane madre disperata e stremata dalla povertà (Migrant Mother – La madre migrante), che vive insieme ai sette figli in un accampamento di tende e auto dismesse.
L’immagine è una delle più iconiche del ’900. La scattò quasi per caso nel 1936: si era fermata per puro caso nel campo di raccoglitori di piselli di Nipomo, che ospitava più di duemila braccianti agricoli, ormai ai limiti della sussistenza.
Girando per il campo, incontrò la “Migrant Mother”, con i suoi sette figli, sotto una tenda precaria.
Avuto il permesso, scattò una serie di foto, la più famosa delle quali è diventata un formidabile strumento politico dall’indubbia efficacia.
Divenne l'immagine che più di ogni altra umanizzò il costo della Grande Depressione. Gli occhi della madre, logorati dalla preoccupazione e dalla rassegnazione, guardano oltre la macchina fotografica, verso un futuro che appare incerto. La fotografia rappresenta lo stato d’animo di un’intera nazione piegata e sofferente.
Fino agli anni ’70 la vera identità della Migrant Mother rimase avvolta nel mistero.
Venne infine svelata da un giornalista: si trattava di Florence Leona Christine Thompson.
Florence visse sempre molto lontano dal successo riservato alla sua immagine. Solo poco prima di morire, ne ebbe qualche beneficio: i suoi familiari riuscirono, infatti, con una sottoscrizione pubblica a raccogliere rapidamente oltre 25.000$ per il pagamento delle cure mediche a cui dovette sottoporsi.
La crisi climatica, le migrazioni, le discriminazioni: nonostante ci separino diversi decenni da queste immagini, i temi trattati da Dorothea Lange, sono di assoluta attualità e forniscono spunti di riflessione e occasioni di dibattito sul presente, oltre a evidenziare una tappa imprescindibile della storia della fotografia del Novecento.
La mostra offre quindi ai visivi fruitori un’opportunità imprescindibile per conoscere al meglio l’Autrice di una delle immagini simbolo della maternità e della dignità femminile del XX secolo e ad interrogarsi sul presente.
L'esposizione si avvale di un catalogo èdito da Dario Cimorelli.
Dopo la prima tappa a CAMERA sarà esposta al Museo Civico di Bassano del Grappa, a partire dal 21 ottobre.
Lascia un Commento