Doppia intervista alle autrici Filomena Baratto e Maria Paola Graziani.
Il prossimo 5 ottobre si svolgerà a Firenze una presentazione letteraria doppia, di prestigio, tra le numerosissime a cui il pubblico toscano sarà già abituato.
Giovedi, 19/09/2013 - Il prossimo 5 ottobre si svolgerà a Firenze una presentazione letteraria doppia, di prestigio, tra le numerosissime a cui il pubblico toscano sarà già abituato. In primis perché qui c'è un'autrice al suo esordio che gioca in casa e poi perché ritroviamo un'artista che a Firenze era già stata.
Al Meykadeh, caffè letterario nel centro della città, ritroveremo infatti Maria Paola Graziani che presenterà la sua prima opera letteraria "Un giorno ci sarà il sole" (Montedit) e Filomena Baratto a parlarci della terza opera "Sotto le stelle d'agosto" (Graus Editore).
Ma conosciamole meglio in questa doppia intervista.
Un saluto ad entrambe.
Io ho la fortuna di conoscere già queste persone che hanno fatto della loro vita davvero un inno all'arte e alla cultura per motivi diversi.
Filomena Baratto, non è solo una scrittrice. È una pianista e una pittrice, oltre ad insegnare. Quindi un'artista completa che sorprende col suo talento, perché ne ha da vendere.
Ciao Filomena,
grazie per aver accettato questa intervista. E benritrovata. Vorrei chiederti di anticiparci brevemente qualcosa intorno alla tua terza opera. Innanzitutto, perché questo titolo "Sotto le stelle d'agosto", bellissimo tra l'altro.
RISPOSTA:
“Sotto le stelle d’agosto” è un titolo che ha diverse motivazioni. Primo fra tutte per aver portato a termine i racconti nel mese d’agosto quando ho rivisto complessivamente l’opera per mandarla all’editore e ci tenevo che la fine del lavoro fosse ricordato nel titolo. Un altro motivo è per la bellezza del cielo d’agosto, soprattutto nella sera di San Lorenzo, quando il cielo è un tripudio di stelle e tutti rivolgono gli occhi al cielo per cercare la propria, quella che porti fortuna e amore.
Non ultimo un riferimento letterario rifacendomi al “De bello gallico” di Cesare dove l’autore latino, nonché grande condottiero e imperatore, racconta dei giovani militari che poneva fuori dall’accampamento ad attendere i compagni non ancora tornati dalla battaglia e che speravano rientrassero sani e salvi.
In questa attesa così ansiosa essi si attardano sotto le stelle speranzosi di vederli tornare da un momento all’altro. Il desiderio d’altra parte non è che un bisogno, una mancanza, un vuoto e la stessa parola de- sideranti, significa “andando sotto le stelle”. Le stelle assumono qui il valore della speranza e dell’attesa, della positività, proprio come i protagonisti delle storie che sperano in eventi favorevoli dopo aver toccato il fondo.
So che è una raccolta di racconti. A chi o a cosa ti sei ispirata e soprattutto, quale credi possa essere stata l'idea predominante per questa raccolta.
RISPOSTA:
I racconti nascono dalla vita di tutti i giorni, dagli eventi o dalle riflessioni su temi moderni, da momenti di vita vissuta, dalla voglia di cimentarmi in storie che mi girano intorno con argomenti anche scottanti. Il tema portante è la famiglia, un’istituzione che sta subendo un momento storico molto critico. I rapporti sono diventati più fragili e di breve durata, a causa di questa società liquida che ci vuole tutti più egosti e fruitori di ogni bene. Alcuni racconti sono tratti dalla vita vera, altri sono di fantasia, ma alla base c’è una grande esperienza personale per la vasta gamma di sentimenti che in essi troviamo.
Maria Paola, ti ho conosciuta forse per caso, ma mi ha trasmesso da subito una positività e una gioia incredibile. Bellissima donna dagli occhi grandi e il sorriso aperto, mi ha colpito molto il titolo della tua opera di esordio "Un giorno ci sarà il sole". Come nasce e da cosa?
RISPOSTA:
Il titolo “Un giorno ci sarà il sole” è la prima cosa a cui ho pensato, ancor prima di iniziare a scrivere il romanzo.
Questa è una frase che si ritrova spesso durante la narrazione perché il babbo mi raccontava che era un modo di dire consolatorio e di buon auspicio a cui ricorreva frequentemente la mia bisnonna paterna, una dei protagonisti del libro, nei momenti di difficoltà per incoraggiare l’interlocutore di turno oppure la ripeteva anche tra sé; mio padre stesso, a sua volta, lo diceva spesso a me quando mi vedeva un po’ scoraggiata, demoralizzata e preoccupata per vari motivi.
Un modo di dire che aveva su di me un immediato effetto benefico e di positività è che è rimasto impresso nel mio cuore. E’ una frase che guarda al futuro con speranza perché in fondo ritengo che viviamo il presente sempre con il desiderio di un domani migliore. E forse è anche questa una delle forze che ci fa andare avanti.
So che questo esordio per te è davvero qualcosa di speciale perché ti riguarda da vicino. Fammi sapere in che modo, anche se ho intuito molto dalle parole che già mi dicesti. E mi emoziona l'idea di sapere che questo libro parla delle tue origini.
RISPOSTA:
Sì, tengo molto a questa mia prima esperienza letteraria perché per scrivere questo romanzo mi sono ispirata alla vita dei miei nonni paterni e di mio padre.
L’idea nacque proprio uno di quei pomeriggi, di tanti anni fa, che trascorrevo in compagnia del babbo, durante i quali lui mi raccontava tanti episodi della sua vita passata. Da allora era trascorso tanto tempo e a causa soprattutto del lavoro e di altri impegni non mi ero mai messa all’opera.
Finchè nel marzo del 2012 ho sentito veramente forte il desiderio di cominciare a scrivere una storia ispirata ai racconti del babbo. Non volevo rimandare oltre anche perché, purtroppo, mio padre era defunto già da undici anni e non volevo rischiare che i ricordi che lui aveva passato a me sbiadissero troppo. E così ho buttato giù questo libro che rimane pur sempre un romanzo perché non avevo gli elementi necessari e sufficienti per realizzare una vera e propria biografia; però, basandomi principalmente sui racconti del babbo e attingendo alla memoria di quello che via via avevo ascoltato da altri parenti, ho costruito questa storia, rielaborata sì con gli occhi della mia fantasia ma che nel suo filo conduttore rispecchia esattamente la realtà di come si sono svolti i fatti.
Pertanto, trattandosi di un romanzo memoriale della vita della mia famiglia e delle mie origini, ci tengo in modo particolare; inoltre, essendo scaturito dalle vicende che ha vissuto mio padre, ho voluto imprimervi il principio e l’insegnamento che con il suo esempio di vita mi ha lasciato e che ho posto come succo di tutto il romanzo: è dalle cose piccole e semplici della vita quotidiana che si trae la forza per andare avanti e si può cogliere la vera essenza della felicità.
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