Oggi le donne possono governare. Perfino in Italia. Abbiamo una politica propria per il genere? C’è un caso che mi intriga.
Ci voleva solo il lungometraggio Tàr, con Cate Blanchett che interpreta una direttrice d’orchestra di potere che molesta le donne, simbolo del potere che “abusa” esteso ai generi. Letto nel giorno della memoria mi ha evocato le donne kapò dei lager, spesso feroci, perfino se ebree.
Come femministe storiche abbiamo cucinato la differenza in tutte le salse, ma nessuna per dire che quella sorta di ontologia legata alla maternità corregge la (altrettanto “naturale”) umana aggressività. Non siamo “più buone” dei maschi “per natura”.
Per questo, se “partiamo dal corpo”, certamente c’è differenza e ciò comporta il riconoscimento che la biologia non è zoologia (nemmeno per gli animali il sesso è insensibile), ma nella società degli umani i “corpi” sono due, destinati a essere in relazione tra loro. La storia evolutiva ha prodotto modificazioni che, uscite dalla zoologia, hanno comportato costumi che si sono realizzati secondo modelli sociali in cui non si è estinto il principio (incivile) che il forte domina sul debole, distruttore delle differenze e all’origine di. tutte le violazioni dei diritti umani. L’umano femmina è dunque debole non zoologicamente (può completare le esercitazioni del corpo dei marines americani sconsigliate anche ai maschi), ma biologicamente diventa madre: in origine non si sentiva “debole”, diventa tale quando l’uomo inventa la famiglia e decide “questa donna è mia”, “questi bambini sono miei”, non avendo altro modo di dimostrare che è il padre mentre alle femmine doveva importare poco, salvo, forse, gradire di più chi non le saltava addosso brutalmente. Così la maternità è diventata ruolo e la donna si è fatta subalterna. Ma imparato anche che la cura è meglio del potere.
Oggi siamo in guerra e carichiamo l’Ucraina di armamenti fino al ridicolo: il piccolo Davide si misura non con il Golia, uomo a uomo, ma per “vincere un paese che dai suoi confini arriva al Pacifico”: prima o poi si dovrà incontrare il nemico allo stesso tavolo di trattative. Dove, tra l’altro, il piccolo Davide oggi pretende per sé l’occupazione della Crimea, anche se la Crimea aveva chiesto due volte il referendum per l’autonomia, nel 1991 e nel 2014, e a metà Ottocento anche patrioti italiani andarono a difenderne la libertà dallo zar. In questi casi interviene e si impone il potere politico, fin qui maschile e uomini e donne resi sudditi “subiscono”, probabilmente con conseguenze diverse, ma nessuno se ne accorge.
Oggi le donne possono governare. Perfino in Italia. Abbiamo una politica propria per il genere? C’è un caso che mi intriga.
Jacinta Andern, ri-eletta con il 69% dei consensi Prima Ministra della Nuova Zelanda nel 2020, socialista, coraggiosa, internazionalmente celebrata per la linea di fermezza sui principi democratici, ha clamorosamente dato le dimissioni, annunciando che non si sarebbe ripresentata: “la buona politica passa anche dal riconoscimento della fragilità umana di chi la fa, dalla consapevolezza e dal rispetto nei confronti della responsabilità che si esercita, dal coraggio di ammettere la fine di un ciclo e di fare un passo indietro quando è ora..... Anche i politici sono umani. Facciamo tutto quello che possiamo per tutto il tempo che possiamo, poi a un certo punto è ora di andare”. Peana internazionale per il coraggio, ma anche per il valore di chi sceglie la famiglia. Ma, da un punto di vista femminista, una sconfitta: forse qualcuno c’è stato, ma queste “scelte” non sono “da uomo”. Meloni si è messa al sicuro, è il presidente, quindi terrà duro (anche se a sera “stacca” per mettere a letto la figlia con una favola della mamma”.
Tuttavia ricordo bene il primato della neonata entrata all’Onu (nel 2018) e tenuta in braccio dal babbo mentre Jacinta faceva il suo (forte) discorso alla tribuna: ci sono le foto a gloria dell’ingresso del genere femminile bambina nella grande assemblea, un augurio per tutto il genere. Ma una mamma così, con un compagno poco macho che accompagnava la moglie per tenere la figliolina mentre lei esercitava il potere a un vertice, si dimette?
Forse questa grande signora va inserita tra i martiri del potere. Tommaso Beckett era cancelliere alla corte d’Inghilterra: investito dell’episcopato fece prevalere la parola data a dio sull’obbedienza al re e ci rimise la pelle: santo per la chiesa ha prodotto un’infinità di studi sulla doppia fedeltà. Non succederà a Jacinta, perché Jacinta ha fatto prevalere la mamma sulla governante. Dovremmo sapere tutti che chi viene eletto ha la rappresentanza del popolo, un dovere che una donna che ha fatto campagna elettorale incinta sapeva bene di assumere. E infatti non sarebbe stato impensabile continuare.
Ma avete per caso letto il lungo discorso che il 7 luglio 2022 Jacinta ha tenuto a Sidney, nella vicina Australia (sta su Limes 7/22)? “In un mondo sempre più polarizzato e conflittuale, dove le relazioni diplomatiche si fanno più dure, come perseguire una politica estera davvero indipendente?.... questa guerra (l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia) cambia la nozione di conflitto, è multidimensionale, produce crisi economica, logora la coesione sociale e la fiducia nelle istituzioni. La Andern riassumeva la politica neozelandese in tre principi: il senso di collettività, di cooperazione globale da rafforzare: le istituzioni multilaterali (l’Onu) sono imperfette, hanno fallito in passato e falliranno in futuro...; principio di politica estera indipendente (sono) i nostri valori (...) dei diritti umani, dell’uguaglianza di genere, della sovranità statale e dell’azione sul clima, responsabilità che ricade su di noi. Presa una mappa ahimè insolita ci vede la Nuova Zelanda al centro dell’area del Pacifico: non esclude che altri possano avere interessi in quell’area, ma non vieta che dobbiamo essere noi a definire le nostre priorità. Una dichiarazione pericolosa perché prende ad esempio la guerra in Europa: l’invasione di Putin senza dubbio illegale e ingiustificabile. La Russia deve essere chiamata a risponderne presso la Corte penale internazionale......non può essere la premessa di un inevitabile sviluppo in altre aree di confronto geostrategico. Sarà che noi donne non amiamo la guerra.... e preferiamo la maternità. I maschi la paternità o la guerra?
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