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Donne senza uomini... una soluzione?

Donne senza uomini... una soluzione?

Il bellissimo film di Shirin Neshat

Lunedi, 02/08/2010 - Tra i molti film che mi sono persa della stagione appena passata, ce n’era uno che volevo vedere assolutamente. Si trattava di “Donne senza uomini” della regista iraniana Shirin Neshat, uscito in Italia a pochi giorni di distanza dalla mia intervista a Effat Mahbaz, attivista iraniana, per NOIDONNE di maggio. Ho approfittato delle notti di cinema a Piazza Vittorio, e ho recuperato l’occasione perduta.

Il Leone d’argento per la regia al Festival di Venezia 2009, lasciava presagire che si trattasse di un bel film e di una regia interessante, ma le emozioni provocate dal film, che si agitano per tutto il tempo dentro la pancia dello spettatore, sono la parte più misteriosa e avvolgente.

Si tratta di un film visivo, nel senso che le immagini raccontano molto di più delle parole e dei dialoghi, che sono pochi, brevi, spezzati. Sono quattro le storie che si intrecciano: quattro donne assai diverse per posizione sociale ed età, si ritrovano insieme in una casa fuori dalla città (probabilmente Teheran) e vivono alcuni giorni felici insieme, prima che la sofferenza ritorni prepotentemente nelle loro vite. E’ bello vedere lo scorrere in parallelo la vita politica e le vicende storiche dell’Iran del 1953 e la vita delle protagoniste, donne in una società profondamente maschilista, che non lascia loro nessuno spazio di azione se non quando si ritirano dalle regole del gioco. Lasciando la città abbandonano le logiche maschili ricattatorie e violente, che le hanno ridotte a schiave sessuali o a vittime di abusi. Riscoprono dunque, nella vita tra donne, un qualcosa di comune e di sincero, una sensazione di serenità e di prossimità anche se si conoscono appena. Quello che creano è un mondo senza uomini, in cui non c’è, almeno per un breve momento, alcuna sofferenza o ricatto, né qualche regola imposta: in questo casolare abitato da donne è totalmente assente l’autoritarismo del maschio musulmano. Questo sogno, fatto di bellezza e di complicità tra donne, dura pochissimo, e quello che succederà dopo, non viene raccontato nel film.

Io ho immaginato che le protagoniste tornassero in parte alla vita di prima, ma con una consapevolezza diversa del sapore della libertà.



(Silvia Vaccaro - 02 Agosto 2010)

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