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Donne professioniste anche nello sport

Donne professioniste anche nello sport

Presentato un ddl per la parità di genere nello sport. Prima firmataria Valeria Fedeli Vicepresidente del Senato, insieme a Josefa Idem ex Ministra per le pari opportunità .....

Giovedi, 01/10/2015 -
Roma, 30 settembre 2015. “Italia nella storia agli Us Open: finale tra Pennetta e Vinci”, “Agli Us Open Pennetta e Vinci si giocano la storia”, “Pallavolo femminile: Italia missione compiuta”. Solo alcuni titoli per ricordarci che le più recenti vittorie di questo paese sono state conseguite dalle atlete donne. E la famosa finale è solo l’ultimo esempio di come le donne dimostrino la loro forza e la loro presenza, al pari degli uomini, nel panorama sportivo mondiale. Ma “troviamo davvero anacronistico il fatto che noi non abbiamo donne professioniste nello sport, pochi sanno, tranne quelli che sono nel mondo dello sport, che campionesse - anche quelle recenti del tennis- sono assolutamente considerate delle dilettanti. Dietro a questo c’è una discriminazione tra donne e uomini profondissima, che nel 2015 è da considerarsi intollerabile”. Lo dice Valeria Fedeli Vicepresidente del Senato nel presentare come prima firmataria un disegno di legge per la promozione dell’equilibrio di genere nello sport, insieme a Josefa Idem ex Ministra per le pari opportunità e al Senatore Raffaele Ranucci.



Una discriminazione enorme che non qualifica le donne nello sport come professioniste, quindi lavoratrici a tutto tondo, ma penalizzate in quanto considerati “dilettanti” e di conseguenza anche il guadagno è inferiore agli uomini del 30% e, sempre per questo motivo, escluse dalle tutele previdenziali e sanitarie. “Se invece cominciamo a fare qualche calcolo è un tema di grande rilevanza sul mercato del lavoro, qualora noi ci mettiamo in testa di inquadrarlo in questo modo” dice Josefa Idem e continua “ho cominciato a capire il vuoto che c’era a livello legislativo quando ho deciso di avere un figlio. Ho creduto opportuno di farlo tra una gara e l’altra per non sperimentare su me stessa la mancanza di norme rispetto a questo tema e questo mi ha fatto capire che lo sport femminile non gode di diritti, come non lo ha quello maschile in tanti settori”.



Le esperienze discriminanti delle atlete per la mancanza di tutele e di diritti sono tanti. Come quello di Adriana Pinto che nel 2005 si è vista estromessa dalla squadra perché nel contratto c’era la clausola di espulsione nel caso fosse rimasta incinta, oppure quello di Marina Romuli, una dilettante ciclista che con la sola scrittura privata con la società, dopo aver avuto un incidente durante l’allenamento, rimasta paralizzata se l’è dovuta cavare da sola senza nessun aiuto.



Anche la deputata Laura Coccia, ex atleta paraolimpionica, prima firmataria di un altro simile provvedimento sul principio di parità di sessi, ricorda la sua personale vicenda durante l’attività agonistica: “La mia gara è stata esclusa dalle Olimpiadi perchè io ero una donna. Non ho mai potuto gareggiare nelle olimpiadi perché la mia categoria era preclusa alle donne, ma non agli uomini, quindi in quanto donna non ho mai potuto partecipare nei giochi paraolimpici”.



Valeria Fedeli promette che questo provvedimento “andrà in porto entro l’8 marzo”, una bella data per dare l’attenzione giusta e doverosa a chi rappresenta l’Italia in Europa e nel mondo con orgoglio e professionalità.

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