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Donne perbene e permale: seconda parte

Donne perbene e permale: seconda parte

Il Comitato Se non ora quando-Vallo di Diano(Sa) invita le rappresentanti istituzionali del centro-destra ad un sussulto nuovo di dignità, di modo che non rispondano solo con la guerra delle magliette al motto di alcuni loro colleghi "Mai più Minetti"

Martedi, 04/10/2011 - Donne perbene e permale: seconda parte



Lo scorso 13 febbraio fu miseramente sconfitto chi tentò di far fallire sul nascere la grande mobilitazione del “Se non ora, quando?”, dandole quale chiave di lettura quella delle donne perbene che scendevano in piazza contro quelle permale. Sì, perché riempimmo le piazze fortemente convinte che la parola d’ordine non fosse criminalizzare le donne che scelgono di fare un uso “improprio” del loro corpo, bensì condannare chi usa il corpo delle donne per raggiungere secondi ed altri fini.

Nel gioco naturale dei corsi e ricorsi storici ci ritroviamo oggi, a meno di un anno da quella diatriba, di fronte ad una folta schiera di rappresentanti autorevoli del centro-destra affaccendati a gettare la colpa del relativo calo dei sondaggi sulle donne permale, al grido santo: “mai più Minetti”. Ma come, fulminati sulla via di Damasco, oggi gridano gli slogan delle donne mobilitatesi il passato 13 febbraio, convinti in ritardo che non si debba più assistere a tali sceneggiate nell’agone politico italiano? Dubitiamo fortemente di questa ipotesi e saremo più propense a credere che allo stato attuale preferiscano bruciare sul rogo le vittime sacrificali di un sistema che essi stessi hanno contribuito a creare e diffondere. E tutto ciò per non essere accusati di lesa maestà nei confronti di chi di tale sistema era, se non creatore, il più profondo conoscitore, estimatore, “utilizzatore finale”. Il Presidente della regione Lombardia, R. Formigoni, dovrebbe spiegare all’opinione pubblica perché non si sia opposto tenacemente alla candidatura dell’igienista dentale di Berlusconi nel listino bloccato, durante l’ultima consultazione elettorale. Allora sì che potrebbe considerarsi sincero il suo pentimento, perché, altrimenti, esso apparirebbe strumentale, anzi parecchio strumentale. Troppo facile bruciare la leggera pagliuzza, di gran lunga più difficile la pesante trave che blocca il libero espandersi dell’aria pulita nel nostro sistema democratico.

In questa situazione grottesca toccherà ancora una volta a noi donne perbene rifarne il punto, ribadendo con tenacia e fermezza quanto già prima e dopo il 13 febbraio abbiamo nettamente rimarcato: non esiste alcuna distinzione tra noi donne, tale da poter essere utilizzata opportunisticamente per dividerci e non farci camminare compatte sul terreno della rivendicazione di un Paese normale per tutti, ma ,soprattutto, per tutte. Ha sbagliato di grosso chi ha posto in essere un tentativo del genere e continua a sbagliare tutt’oggi, con l’aggravante che ora utilizza le stesse donne che ha scagliato contro di noi in occasione della mobilitazione di febbraio. Povere Minetti, ieri scudo di un sistema che le aveva utilizzate per difendere se stesso, oggi mine vaganti pronte ad esplodere in qualsiasi campo. Anche quello del centro-destra, perché, se G. Alemanno è artefice del nuovo proclama anti-Minetti, sarà colpito dalla sua stessa arringa, dal momento che M. Mantovani, coordinatore regionale del Pdl Lombardia, ha colto subito l’occasione per ricordargli che anche sua moglie, I. Rauti, ha usufruito del sistema delle indicate ed imposte al Consiglio regionale del Lazio. A nulla varrà indicare i meriti e le onorificenze, perché, se il sistema è da deprecare, lo è a 360° e non pro domo sua.

C’è, però, un triste dato da sottolineare in questo bieco gioco a rimpiattino a cui stiamo assistendo nell’agone politico del centro-destra: sempre e comunque le donne appaiono oggetto del contendere, mentre nella realtà è questa organizzazione del potere che intende da sé conservarsi. Noi donne l’abbiamo contestato e continueremo a contestarlo e c’è una sprone nuova che dovremmo trarre dalle cronache politiche di questi giorni per rinvigorire la nostra azione. Difatti potremmo ancora una volta chiamare le donne del centro-destra impegnate nelle istituzioni ad una critica dei comportamenti dei loro colleghi. Poi, successivamente, ci ritroveremmo pure a camminare insieme nelle rivendicazioni comuni, ma di certo oggi vorremmo invitarle ad andare al di là di un semplice indumento per contestare siffatto sistema. Coraggio, ass. E. Donazzan, non si accontenti di contrapporre la maglietta con su scritto “…è una questione di stile” a quella indossata da N. Minetti “senza t-shirt sono ancora meglio”. Ci aspettiamo da voi tutte ben altro, ma, soprattutto, un sussulto di dignità nuova che animi fortemente la vostra voglia di contribuire a creare insieme alle altre un’Italia migliore per le donne, tutte.





Comitato Se non ora quando- Vallo di Diano (Sa)

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