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Donne per uno sport migliore

Donne per uno sport migliore

Speciale Beijing 2008 / 4 - Stefania Marchesi - Stefania Marchesi è la prima donna Vice Presidente della UISP - Unione Italiana Sport Per tutti , organizzazione fondata nel 1948 di cui oggi fanno parte oltre un milione di persone e 14.000 società sporti

Ribet Elena Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Agosto 2008



Come UISP avete condotto un’analisi storica sulla presenza delle donne nello sport: come è nata l’idea?



Il punto di partenza è stato quello di pensare a un momento specifico per le donne in occasione delle celebrazioni per i 60 anni dell’organizzazione/associazione. Abbiamo quindi organizzato un gruppo di lavoro che riflettesse sulla presenza femminile nella UISP da un punto di vista storico, ricostruendo i fatti e recuperando le testimonianze di alcune donne rappresentative, donne dirigenti, atlete, tecnici. Un gruppo di lavoro che riflettesse, inoltre, su alcuni documenti, come la Carta dei Diritti delle Donne presentata dal Coordinamento Donne UISP e approvata dalla Commissione Europea nel 1985, e cercasse di aggiornarli, renderli attuali, valorizzarli nel contesto sociale di oggi.



Ci sono state difficoltà nel condurre la ricerca?



Come spesso accade nelle organizzazioni, è emersa la difficoltà di individuare, selezionare e in certi casi anche di reperire i documenti; per conservare la storia, in assenza di testimonianze scritte, quello che rimane è nella memoria delle persone, che sono depositarie di ricordi e di tracce per ricostruire ciò che è stato. Stiamo facendo delle video interviste a persone significative, testimoni degli anni della fondazione della UISP e degli anni subito successivi, con particolare attenzione al ruolo delle donne a livello sportivo e organizzativo.



Che curiosità sono emerse?



Abbiamo analizzato i diversi approcci al tema donna e sport nei periodici dell'associazione. Negli anni cinquanta, ad esempio, erano soltanto gli uomini a scriverne con toni ironici e con una notevole curiosità; negli anni sessanta e settanta, invece, il tema era affrontato da un punto di vista medico e scientifico: le donne venivano osservate, pesate, studiate le loro prestazioni, misurata la loro diversità. Dagli anni ottanta le donne iniziano ad impossessarsi delle pagine dei giornali, emergono per meriti e sembrano, pian piano e con qualche difficoltà, raggiungere molti successi.

La UISP, ad esempio, è stata una delle prime organizzazioni che abbia tentato di aprire il rugby alle donne, in un periodo relativamente recente in cui questo sport era precluso, per regolamento, alla partecipazione femminile.

È emersa, inoltre, l'importanza dei movimenti: negli anni '50 la prima donna intervenuta a un congresso dell’UISP, il IV, è stata una donna dell’UDI; il Coordinamento Donne UISP ha realizzato pubblicazioni, organizzato iniziative ed è arrivato in Europa. È un elemento rilevante che sottolinea il forte radicamento che la UISP ha incrociato con i movimenti.



Ci sono delle contraddizioni intrinseche nello sport?



I valori dello sport di per sé sono positivi e innegabili, nonché trasversali rispetto al genere, all’educazione, alla formazione; si pensi al lavoro di squadra, al rispetto degli altri.

Però il mondo dello sport è anche chiuso, ‘conservatore’, si pensi alla rigida disciplina, alle regole… ‘si gioca così’ e basta. Questo tipo di conservatorismo è stato vissuto anche all’interno delle organizzazioni più progressiste.

In questo senso, alle donne spetta un ruolo specifico, di sensibilità e solidarietà diversa.



Allora le donne hanno un ruolo centrale.



Le donne sono sempre state presenti; c’erano rassegne, gare podistiche, biciclettate; il punto è che la visibilità era pochissima. Questo è il motivo per cui è diffusa l’idea, o meglio il pregiudizio, che le donne non ci fossero. Invece ci sono sempre state, e scavando nella memoria, la verità è ripristinata.

Le donne hanno contribuito a far avanzare nello sport battaglie sui diritti, ad esempio mettendo in discussione tempi e modalità a misura di maschio, che non prevedevano un accesso libero della donna, il coinvolgimento delle famiglie e altre opportunità. In questo modo, rappresentando un elemento di discontinuità e problematicità, le donne hanno contribuito a rendere lo sport migliore, a misura di tutti.





Per approfondire: Da “figlie di Eva” a “pallavoliste e pattinatrici” / Le donne dello “sport popolare” a Firenze (1945-1955) di Leo Goretti, APPENDICE II, in “Dallo sport popolare allo sport per tutti – Le radici storiche – L’esperienza dell’UISP di Firenze” – di Luciano Senatori - Edizioni POLISTAMPA, luglio 2006.







PICCOLI PASSI INDIETRO NELLA STORIA: LO SPORT PRATICATO DALLE DONNE



1.000 a.C.: presentazione dei giochi per donne (solamente in Grecia). Atalanta batte Peleo nella lotta.

440 a.C.: una donna, Callipateira, partecipa di nascosto ai Giochi Olimpici. Si praticano i primi test di femminilità per evitare che le donne partecipino ai Giochi.

396 a.C.: la principessa Kyniska vince una corsa di carri e diventa la prima campionessa olimpica femminile.

1900: le donne sono ammesse alle gare dei Giochi Olimpici moderni unicamente nelle prove di golf e di tennis. Charlotte Cooper diventa la prima campionessa olimpica di tennis (Gran Bretagna).

1921: creazione della Federazione Sportiva Femminile Internazionale; si tengono a Montecarlo i primi giochi mondiali femminili.

1930: prime notizie relative al calcio femminile italiano

1936: annullamento dei Giochi Femminili per dare spazio al primo programma femminile olimpico con 9 discipline.

1970: in Italia nasce la Federazione Femminile Italiana Giuoco Calcio.

1974: primo congresso nazionale su donne e sport.

1976: il canottaggio e il basket sono aggiunti alle prove del programma olimpico femminile.

1984: organizzazione del Tour de France femminile.

1994: prima conferenza mondiale sulle donne e lo sport a Brighton, Regno Unito.

1996: Atlanta, XXVI Giochi Olimpici, 271 prove di cui 97 aperte alle donne, 11 aperte a uomini e a donne, 10629 atleti di cui 3626 donne.

2004: Olimpiadi di Atene, 403 atleti italiani, di cui 149 donne.

2008: Olimpiadi di Pechino, 307 atleti italiani, di cui 119 donne.*



*dato aggiornato al 17 giugno, provvisorio per beach volley, tennis e canottaggio



Ricerca di Valeria De Simone - Fonti: http://www.sportmedecine.com - progetto Istituto Superiore Statale “D'Adda” di Varallo Sesia per “One School One Country” - Torino 2006; tesi Istituto “Enrico Fermi” di Castellana - Valentina Bosotti e Marisa Colombo.



(5 agosto 2008)

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