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Donne nelle manovre

Donne nelle manovre

Note ai margini - Le donne hanno capito, o dovrebbero aver capito, che questo Governo non è un loro amico

Castelli Alida Lunedi, 10/10/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2011

In questi giorni nella ennesima manovra finanziaria sono state introdotte nell’articolo 8 una serie di importanti deroghe al divieto di licenziamento senza giusta causa. Nonostante i chiarimenti, risulta difficile capire come tale articolo in una manovra finanziaria fosse utile ed opportuno. Ma evidentemente era molto importante perché nel balletto di misure si è cambiato tutto e il contrario di tutto, ma l’articolo 8 è rimasto intoccato ed intoccabile. E allora stupisce come il Governo si sia preoccupato di stabilire che è vietato il “licenziamento discriminatorio”, (sarebbe interessante capire a quale ci si riferisce, ma avremo modo di accorgercene) ma anche che rispunti il divieto di “licenziamento per le lavoratrici in concomitanza del matrimonio”. Il 9 gennaio1963 veniva approvata la legge 7 che vietava il licenziamento delle lavoratrici che si sposavano, addirittura nel 1950 veniva sancito il divieto di licenziamento delle donne che diventavano madri. Successivamente questi diritti sono stati estesi in termini di durata del divieto di licenziamento, fino ad un anno di vita del bambino e anche i genitori di bambini adottati hanno potuto godere dello stesso diritto. Perché si devono ribadire leggi degli anni 60? Forse, nonostante le rassicurazioni ufficiali nessuno dei diritti pregressi rimane in vigore?

Un dubbio serio ci può venire, e le donne credo abbiano capito, o dovrebbero aver capito che questo Governo non è un loro amico, non foss’altro perché appena insediato ha cancellato la legge che regolava le dimissioni in bianco. E su questa vicenda credo basti per tutti il giudizio espresso alla fine del luglio di quest’anno dal Comitato per l’Eliminazione di Tutte le Discriminazioni (CEDAW) che fa capo all’ONU che “si duole che la Legge n.188/2007 sia stata abrogata”.

Come non ricordare poi il prolungamento dell’età pensionabile per le donne della Pubblica Amministrazione, dove, in un primo tempo sembrava, e così si era impegnato il Ministro Brunetta, il risparmio si sarebbe utilizzato per la realizzazione dei servizi a sostegno del lavoro di cura delle donne, ma poi i fondi sono spariti. Ed ora viene introdotto il prolungamento dell’età pensionabile anche per le lavoratrici private.

Ma ci possiamo amaramente consolare: la maggior parte delle giovani donne entra così tardi, se ci entra, nel mercato del lavoro che giocoforza dovranno lavorare fino ad età avanzata per raggiungere una pensione, forse decente.

Così come ci possiamo consolare del fatto che “sembra” sparita, la proposta di eliminare le pensioni di reversibilità fatta dal Ministro Calderoli.

Del resto cosa dovevamo aspettarci da governanti che anche nella loro vita privata dimostrano così tanto disprezzo per le donne, pur dichiarandone ogni giorno pubblicamente l’apprezzamento specialmente, ma è meglio dire soltanto…se belle?

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