Emilija Petreska-Kamenjarova lavora come Assistente Ricercatrice Senior per i palinsesti presso il Consiglio radiotelevisivo della Repubblica di Macedonia. Insegna giornalismo alla Scuola di giornalismo e pubbliche relazioni. Ha un Master in comunicazione. Come giornalista ha lavorato per la televisione e la radio macedoni e sta per iniziare una collaborazione per la radio privata Kanal 77. È stata redattrice presso il Dipartimento Notizie Esteri dell’Agenzia di informazione macedone (MIA).
Nel 2007 e nel 2005 è stata docente alla Scuola di Genere e Scienze Politiche del Centro di Ricerca in Studi di Genere “Euro-Balkan”, Istituto di Skopje, sulle questioni di genere nei media. È stata anche docente nell’ambito del Progetto di sensibilizzazione e presa di coscienza per quanto riguarda le questioni di genere nelle scuole superiori, organizzato da “Euro-Balkan”.
Ha lavorato su diverse altre questioni quali l’incitamento all’odio e l’informazione sul web ed è autrice o co-autrice di numerose pubblicazioni nel campo della comunicazione, in particolare sui temi del broadcasting in Macedonia, pubblicate in macedone e in altre lingue.
Qual è il suo punto di vista rispetto alla condizione della donna nel suo Paese dal punto di vista sociale, politico, culturale?
Si può dire che abbiamo una solida base giuridica, ma dobbiamo continuare a lavorare per una piena applicazione dei principi nella realtà. La situazione non è né deprimente, né rosea. Per molti versi stiamo meglio rispetto alle donne di altri paesi, per molti altri versi no. Il punto è che molte di noi (me compresa) siamo nate con questi diritti acquisiti; questa è la ragione per cui dobbiamo imparare che quei diritti sono stati conquistati da altre donne prima di noi. Alcune di noi lo hanno imparato, accettato e hanno approvato le continue lotte. Alcune non lo fanno. Spesso le persone non capiscono che è importante rimanere vigili, tutelare sempre i diritti acquisiti e continuare a combattere per raggiungere la parità dove non è ancora stata raggiunta. E tutto ciò nonostante la gente dica: "Ah, queste donne, che cosa vogliono adesso?"
La Macedonia vanta una popolazione ricca di differenze etniche e religiose. Oltre ai macedoni ci sono molte minoranze: albanesi, turche, rom, serbe, bosniache, valacche. Si tratta di quelle abbastanza numerose che sono riconosciute dalla nostra Costituzione. Noi condividiamo lo stesso paese e siamo parte della sua comune eredità, ma è naturale che l'etnia diversa porti sfumature diverse nella cultura; così come la religione diversa dia diversi punti di vista. E, talvolta, cultura e religione comportano diversi vincoli.
Ma ci sono anche questioni di interesse comune. Per esempio, in termini di reddito, in molti campi guadagnamo tanto quanto gli uomini. D'altra parte, non da molto tempo il Governo e il Sindacato hanno firmato l’accordo per il salario minimo in Macedonia. Uno dei rami industriali che deve ancora raggiungere questo traguardo è l'industria tessile, e la maggior parte dei lavoratori in questo settore è composta da donne. Ci sono dei rapporti sulle cattive condizioni di lavoro di queste donne - più turni di lavoro, ritardo nel pagamento degli stipendi, problemi nella fruizione delle pause, ecc.
Un altro problema che credo sia universale per tutte le donne in Macedonia è la partecipazione alla vita politica. Se da una parte abbiamo una quota prevista dalla legge elettorale che prevede un terzo di donne nei listini dei partiti, sia per le elezioni nazionali sia locali, dall'altra parte, in alcune zone (soprattutto rurali) esiste ancora il “voto di famiglia”, dal momento che gli uomini influenzano pesantemente il diritto di voto delle donne, anche votando per loro. (Il fenomeno del family voting, che si stima raggiungere il 20% dei casi - dato elettorale 2006 - , si può attuare in diversi modi. Voto di gruppo: quando un parente, in genere maschio, entra in cabina elettorale insieme alla moglie, la figlia, ecc. Voto aperto: quando gruppi familiari votano insieme fuori dalla cabina elettorale. Voto per delega: quando un solo componente “ottiene” le schede elettorali per conto di altri familiari e le compila a suo piacimento, ndr). Per approfondire si può consultare questa pagina http://aceproject.org/electoral-advice/archive/questions/replies/77098994 oppure il rapporto dell'OSCE / ODIHR sulle elezioni parlamentari del 2011, che afferma fra l'altro: "L'incidenza del voto familiare ha mostrato una leggera diminuzione rispetto alle elezioni parlamentari del 2008, dal 18 al 15 per cento. Tuttavia, il numero di casi è rimasto elevato, con 173 casi osservati il giorno delle elezioni. [...] Una "Strategia contro il voto familiare" è stata adottata nel dicembre 2010".
Inoltre, la percentuale è rispettata alla lettera - quindi un terzo dei candidati è rappresentato da donne, ma molto raramente, o mai, è superata questa quota.
I pari diritti di successione all’eredità dei genitori, rispetto ai fratelli, è garantito, cosa che trovo molto importante dal momento che un secolo fa per la tradizione patriarcale i fratelli maschi ereditavano tutto. Mezzo secolo fa, c’era l’aspettativa che le sorelle rinunciassero al diritto di successione. Oggi le cose sono diverse, anche se il modo in cui la questione viene trattata dipende dall'ambiente in cui vivono le donne - nelle famiglie/comunità più conservatrici e patriarcali può ancora accadere che ci si aspetti dalle donne la rinuncia all'eredità.
Ci sono, poi, problemi legati alla salute delle donne - come ad esempio le gravidanze minorili. Nei risultati di numerose ricerche sul livello di informazione sessuale tra gli adolescenti, mi ha deluso leggere quanto poco i giovani conoscano i problemi e le questioni legate al sesso.
C'è ancora il tema delle donne che lavorano in agricoltura. È una tradizione che, quando il marito e la moglie lavorano insieme la loro terra o con il bestiame, sia l'uomo a essere registrato come conduttore del’azienda.
A volte, infine, ci sono controversie di interesse specifico per determinati gruppi etnici, come i matrimoni precoci o l'abbandono scolastico.
Come ho detto, per certi aspetti abbiamo più diritti rispetto alle donne in altri paesi, per certi aspetti meno, in alcuni ci troviamo a metà strada. Lottiamo le nostre battaglie laddove ce n’è bisogno.
Ma è importante rimanere vigili soprattutto ora, quando tutte le istituzioni, le organizzazioni e le opinioni conservatrici sono emerse e, per così dire, ritengono che questo sia il loro momento. E cercano di convincere la gente che il loro punto di vista non solo è vero, ma l'unico. Che le donne dovrebbero essere viste principalmente attraverso il loro ruolo riproduttivo, che l'aborto dovrebbe essere vietato, che la popolazione LGBT dovrebbe essere "normalizzata" o "curata". L'opzione della destra politica conservatrice cerca di elevare i suoi stereotipi e pregiudizi sul piano della "verità", cerca di limitare e inquadrare il dibattito pubblico in generale, e dobbiamo essere consapevoli di questo e tutelare i diritti che abbiamo.
Come viene rappresentata la donna nei media?
Da un lato, la Macedonia è parte del villaggio globale, quindi guardiamo le stesse serie, gli stessi telegiornali, gli stessi eventi come nel resto del mondo. Dall'altra parte abbiamo un nostro proprio palinsesto radiotelevisivo.
Abbiamo l'intero spettro di ruoli e stereotipi di genere: la casalinga, la super donna, quella che insegue l’insaziabile mito della bellezza, l’oggetto sessuale - pornografico e da tabloid.
Da giornalista, avendo già avuto anni di esperienza lavorativa in diversi media, quando andai per la prima volta al di fuori della Macedonia per un corso sono rimasta scioccata nel momento in cui mi è stato detto che le donne possono occuparsi meglio di storie “leggere”. Mi sono sentita offesa, e lo sono ancora, come credo lo sarebbero o lo sono molte giornaliste in Macedonia.
Recentemente ho avuto l'opportunità di esaminare i dati sui dipendenti del settore televisivo. Nonostante ci siano più giornaliste che giornalisti, il soffitto di cristallo è ancora lì - circa il doppio dei redattori è composto da maschi e le donne in posizione apicale sono meno di un quarto.
Ora, sempre da giornalista, mi piacerebbe davvero vedere la questione dell'uguaglianza di genere presa sul serio dai media. E mi piacerebbe vedere una sorta di attivismo giornalistico su questo tema.
Si può dire che la condizione delle donne in Macedonia sia eterogenea, soprattutto in relazione all'appartenenza religiosa (cristiane/musulmane) e di origine (macedone/albanese)? Esistono percorsi comuni di queste donne contro le discriminazioni?
Ci sono sempre questioni universali che ci uniscono. Ad esempio il tema dei diritti umani delle donne. Sono a conoscenza di almeno una iniziativa non governativa (a cui ho collaborato) che riunisce le donne macedoni e albanesi nei loro sforzi per mantenere e migliorare i diritti che già abbiamo e per combattere le battaglie che la società contemporanea macedone ci pone davanti oggi.
Ma - a livello istituzionale - c'è anche il Club delle parlamentari, sede informale dove le donne elette in Parlamento collaborano e cercano di concordare soluzioni comuni su temi discussi nelle sessioni parlamentari.
La Yugoslavia firmò e ratificò la Cedaw (Convenzione sull'Eliminazione di ogni Forma di Discriminazione contro le Donne, adottata nel 1979 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite e ratificata da 185 Stati - dato 2009) rispettivamente il 17 luglio 1980 e il 26 febbraio 1982. Il 18 gennaio 1994 la Repubblica di Macedonia aderisce per successione alla Convenzione. Ci sono, o ci sono state, iniziative istituzionali per far conoscere la Convenzione o per applicarne i principi?
La Repubblica di Macedonia ha presentato il primo, il secondo e il terzo rapporto sulla CEDAW. Abbiamo la Legge sulle pari opportunità fra uomini e donne (un’altra è in fase di discussione), abbiamo un Dipartimento per le Pari Opportunità in seno al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, abbiamo delle commissioni di parità a livello locale il cui obiettivo è garantire che le questioni di genere siano tenute in considerazione nelle politiche locali. La nostra legge in materia di lavoro definisce e vieta la discriminazione diretta e indiretta, le molestie e le molestie sessuali, abbiamo una legge contro la discriminazione. Abbiamo attività specifiche per l'empowerment delle donne in agricoltura. Ci stiamo impegnando per il bilancio di genere. E abbiamo anche un Piano nazionale sulla parità di genere, se non sbaglio per il periodo 2007-2012. Ciò significa che nel 2012 dobbiamo fare il punto su tutto quello che è stato fatto negli anni passati e vedere dove ci troviamo e che cosa dobbiamo fare in futuro.
La violenza domestica è un fenomeno molto diffuso. Esiste in Macedonia un’Associazione per l’emancipazione, la solidarietà e le pari opportunità delle donne in Macedonia (ESE)*, sul cui portale sono molte le testimonianze di donne vittime della violenza domestica. Cosa ne pensa di questo fenomeno e in che modo agisce l’ESE per contrastarlo? Esiste un network macedone contro le violenze di genere e domestiche, creato di recente (2010) con lo scopo di raccogliere dati e informazioni sul fenomeno. L’obiettivo è inserire il dato della violenza domestica e di genere (inclusa la violenza sessuale) nella descrizione statistica della popolazione nazionale. Ci può anticipare qualche numero?
La questione della violenza domestica è sempre stata affrontata. Dalle linee telefoniche di soccorso, ai ricoveri, all’assistenza legale. E anche attraverso campagne di sensibilizzazione. Ce n’è una ora in corso, rivolta alle vittime di violenza, per dire loro che non sono sole; lo scorso anno ce n’è stata un’altra che ha coinvolto come testimonial molte donne famose in Macedonia, le quali hanno fatto un appello affinché le vittime prendessero il coraggio di uscire dal cerchio della violenza. Non mi azzardo a speculare sul numero delle vittime né sulle ragioni per cui accade, ma sostengo fortemente ogni sforzo per fermare la violenza domestica.
Proprio di recente (5 febbraio 2011) è nato in Macedonia il “Centro per i Diritti della Donna Macedone - Centro Rifugio”**. Tra i suoi numerosi obiettivi, compare anche un programma*** volto al miglioramento dello status economico della donna nella società macedone. Ci può dire qualcosa sulla condizione e il ruolo della donna macedone nel mondo del lavoro?
Credo di aver risposto nella prima domanda.
Quest’anno (gennaio 2011), il governo della Macedonia ha lanciato una campagna mediatica anti-abortista, con il motto “Scegli la vita, hai il diritto di scegliere. Vesna Veli-Stefanovska, Presidente dell’Organizzazione per la salvaguardia dei diritti dei pazienti, ha condannato questa campagna come “informazione unilaterale e sbagliata” riguardo a un problema, quello dell’aborto, molto serio e che andrebbe affrontato in tutt’altro modo. Savka Todorova, presidente dell’Unione delle organizzazioni delle donne di Macedonia (UVVOM), parla addirittura di una campagna che porta alla violazione dei diritti della donna. Infine, nel suo blog “Feministik”, Kristina Hadži-Vasileva dà ampio spazio alla campagna mediatica antiabortista, accusando il governo di averla fomentata e sostenuta. Cosa ne pensa?
Il diritto all'aborto è fra quelli che le donne macedoni hanno avuto per decenni. Era qualcosa di legalmente regolamentato e mai messo in discussione. Poi, negli ultimi anni, lentamente ha iniziato a trasformarsi in un problema. Diversi anni fa, sono rimasta inorridita quando ho visto in strada dei volantini con la solita propaganda anti-abortista. Prima di quel momento non avevo mai pensato che una cosa simile potesse accadere nel mio paese. Dopo, di tanto in tanto, avrei rivisto quei volantini e poi - una campagna ufficiale! Non riesco a capire perché si debbano sprecare i soldi su una campagna anti-abortista quando si potrebbero spendere saggiamente in una campagna di sensibilizzazione per spiegare che l'aborto non è contraccezione. Per insegnare che ci sono preservativi, pillole e tutti gli altri mezzi anticoncezionali. Per aiutare le persone a capire che la salute riproduttiva e la pianificazione dei figli sono a carico di entrambi i partner. Ma non si dovrebbe cercare di vendere un’opinione conservatrice e quasi moralistica travestita da un’ideologia cosiddetta pro-life. È il trucco più vecchio del mondo - usare la riproduttività femminile per punire le donne del fatto che anch’esse sono esseri sessuali. Nessuno è contro la vita, e nessuno obbliga nessuno ad abortire! Se si parla di diritto di scelta, ci deve essere il diritto legalmente garantito di abortire. Poi si può prendere una decisione - e non essere costrette a un unico epilogo, semplicemente per il fatto di non avere scelta. I figli sono una benedizione che proviene dall’avere una vita sessuale, non la punizione di essa.
*(Nota informativa: nel 2006 ESE ha pubblicato lo studio “Una vita nell’ombra” (Život vo senka), che analizza il fenomeno della violenza domestica. È lo sforzo di approfondimento più rilevante effettuato in Macedonia sino ad oggi.
**(Nota informativa: “The Macedonian Woman’s Rights Center - Shelter Center” è un’organizzazione femminile, non-governativa, non-politica e no-profit, nata il 5 febbraio 2001, che lavora per l’affermazione, l’implementazione e la tutela dei diritti delle donne).
***(Nota informativa: questo programma include diversi progetti, che analizzano le condizioni di lavoro della donna macedone e la sua posizione nel mercato del lavoro, e che offrono pacchetti di training e formazione professionale per donne con bassa istruzione e professionalmente poco qualificate, con lo scopo di aiutarle a superare la dipendenza economica e migliorare il loro basso status sociale).
ENGLISH VERSION
Macedonian women today - by Elena Ribet and Cristina Carpinelli
Conditions, roles and aims of women in the Republic of Macedonia. An interview to Emilija Petreska
Emilija Petreska-Kamenjarova works as a Senior Research Assistant for program issues at the Broadcasting Council of the Republic of Macedonia. She also teaches, part – time, Public Journalism at the School for Journalism and Public Relations. She has an MA in communications. As a journalist she has worked at the Macedonian Television, at the Macedonian Radio, and, shortly, at the private radio - network Kanal 77. She was editor at the Foreign News Department of the Macedonian Information Agency (MIA).
In 2007 and 2005 she was lecturer at the School for Gender and Politics of the Research Center in Gender Studies “Euro-Balkan” Institute from Skopje about the issue of gender in the media. She was also lecturer at the Project on Awareness Raising and Sensitization Regarding the Gender Issues in High Schools, organized by “Euro-Balkan”.
She has worked on several other issues such as hate speech and online media and is author or co-author of several papers in the field of communications, especially the situation of the broadcasting in Macedonia that have been published in Macedonian and in foreign publications.
Which is your point of view about the conditions of women in your country, in social, political and cultural terms?
One can say that we have a solid legal basis but we need to keep working on bringing it fully into reality. The situation is not grim, it is not pink either. In many ways we are better off than women in other countries, in many other not as good. The point is that many of us (me included) have been born into these rights so we needed to learn that they were won by some other women before us. Some of us learned, accepted that fact and endorsed the continuous strive. Some didn’t. People often do not understand that it is important to stay vigilant, to always guard the rights that have already been gained and to always strive to reach equality where it hasn’t been reached so far. And all that despite the people saying: “Ah, these women, what do they want now?”
Macedonia is blessed with a population of different ethnicity and different religion. Along Macedonians there are many minorities: Albanians, Turks, Roma, Serbs, Bosniaks, Vlachs. These are the ones that are numerous enough to be stated in our Constitution. We share the same country and are part of its mutual heritage, but it is only natural that the different ethnicity brings different shades in the culture, the different religion gives different point of view. And, sometimes, they bring different constrains.
But there are also issues of mutual concern. For example, in the terms of the income, in many branches we earn as much as men. On the other hand, not long ago the Government and the Syndicate agreed on the minimum wage in Macedonia. One of the two industrial branches that will have to reach it is the textile industry, and most of the workers in this branch are women. There have been also reports on the poor working conditions for these women - working several shifts, not being paid on time, having problems for taking break etc.
Another issue that I believe is universal for all women in Macedonia is taking part in the political life. On the one side we have a positive quota in the Election Code which stipulates that every third person on the party lists for both national and local elections must be a woman. On the other side, in some areas (especially rural ones) we still have family voting when men influence heavily women's vote, even vote for them. (ref. http://aceproject.org/electoral-advice/archive/questions/replies/77098994 and OSCE/ODIHR report on the 2011 parliamentary elections: "The incidence of family voting showed a slight decrease from the 2008 parliamentary elections, from 18 to 15 per cent of EBs observed. However, the number of cases remained high, with 173 cases observed on election day. The SEC had taken steps to address family voting through the creation of a “Strategy against Family Voting” which was adopted in December 2010). And also, the positive quota is respected to the letter - every third person is a woman, very rarely, if ever, more than that.
We have right to inherit our parents as equals to our brothers which I find very important since a century ago there was the patriarchal tradition that the male sibling(s) would inherit everything. And then, half a century ago there was an expectation that sisters would renounce their legal right to inheritance. Nowadays things are different although the way this issue would be dealt with depends on the environment where women live - more conservative and patriarchal families/communities might still expect women top renounce the inheritance.
And, there are health issues - like underage pregnancies. I have read results of several researches dealing with the level of information about sexual issues among teenagers and I was disappointed how little many of them knew.
Also, there is the issue of women working in agriculture. It is a tradition that when the husband and the wife work on their land or with cattle it is the man who is registered. Sometimes there are issues that are of a specific concern for certain ethnic group like the underage marriages or not finishing the education.
As I said, in some respects we have more rights than women in other countries, in some respects less, in some we are in the middle. We fight our battles where we find them.
But it is important to stay alerted especially now when all the conservative institutions, organizations and opinions have surfaced and, so to speak, felt that it is their momentum. And they try to persuade the people that their point of view is not only true, but the only one. That women should be primarily seen through their reproductive role, that abortion should be banned, that LGBT population should be “normalized” or “cured”. The conservative rightist political option tries to rise its stereotypes and prejudices on the level of “the truth”, it tries to limit and frame the public debate in general and we must be aware of that and guard the rights we have.
How women are represented in the media?
On the one side, Macedonia is part of the global village so we watch the same series, the same newscasts, the same media events as people in other countries. On the other side we have our own numerous broadcasting sector.
We have the whole spectrum of gender roles and stereotypes: the homemaker, the super women, the ever starving beauty myth chaser, the sexual object - pornographized and tabloidized.
On the journalistic side of the story, I had already had several years of experience working in different media when I first went on a training outside of Macedonia and I was shocked when I was told that women can do better the so called soft stories. I felt offended then, and I still do, as I believe would or are many of the female journalists in Macedonia.
Recently I had an opportunity to look into the data on the employees in the TV industry. Although there are more female journalists then male, the glass ceiling is still there - there are about double more male editors than female, and women are less than a quoter of the managerial staff.
Now, again on the journalistic side of the story, I would really like to see the gender equality issue taken more serious in the media. And I would love to see some journalistic activism in the field, so to speak.
It can be said that the condition of women in Macedonia is heterogeneous, particularly in relation to religion (Christian / Muslim) and origin (Macedonian / Albanian)? There are common initiatives, moved by these different women, against discrimination?
There are always universal issues that bring us together. Like the issue of women's human rights. I am aware of at least one nongovernmental initiative (I have cooperated with them) that brings together Macedonian and Albanian women in their endeavor to keep and improve the rights that we already have and to fight the battles that the contemporary Macedonian society brings before us.
But - on institutional level - there is also the Club of the women parliamentarians which is the place where women who have been elected members of the Parliament cooperate and try to find mutually agreed solutions on issues that are to be discussed on the Parliamentary sessions.
Yugoslavia signed and ratified the CEDAW (Convention on the Elimination of All Forms of Discrimination against Women, adopted in 1979 by the UN General Assembly) on 17th July 1980 and February 26th, 1982. On 18th January 1994, the Republic of Macedonia acceded to the Convention by succession. There are, or there have been, institutional initiatives to raise awareness of the Convention or to apply its principles?
The Republic of Macedonia has submitted the initial, the second and the third report on CEDAW. We have Law on Equal Opportunities for Men and Women (a new one is discussed in this period), we have a Department for Equal Opportunities in the Ministry for Labor and Social Issues, we have commissions on gender equality on local level that are formed in order to make sure that the gender issues are taken into consideration when local policies are determined. Our Law on Labor Issues defines and bans direct and indirect discrimination, harassment and sexual harassment, we have Law Against Discrimination. We have activities for empowering women farmers. Efforts are made for gender budgeting. And we also have National Plan on Gender Equality that, if I am not mistaken, is for the period 2007-2012. This means that the next year we will have to put a line under everything that has been done in the past years and see where we stand and what are we to do in the future.
Domestic violence is a widespread phenomenon. There is a Macedonian Association for emancipation, solidarity and equal opportunities for women in Macedonia (ESE) *, on whose site we found many testimonies of women victims of domestic violence. What do you think of this phenomenon and how does the ESE fight it? There is a Macedonian network against gender and domestic violence, recently created (2010) with the aim of collecting data and information on the phenomenon. The goal is to insert the data of domestic violence and gender (including sexual violence) in the statistical description of the national population. Can you anticipate some numbers?
The issue of domestic violence is one that has been regularly addressed through the years. From SOS phone lines, through shelters and legal help. And also through awareness rising campaigns. There is one ongoing now trying to tell the victims that they are not alone and, and there was one last year featuring many famous women in Macedonia calling the victims to come out of the violence circle. I would not dare to speculate about the numbers nor about the reasons why does it happen, but I strongly support every effort to stop the domestic violence.
Just recently (February 5, 2011) was founded in Macedonia the Center for Macedonian Women's Rights Refuge**. Among its many purposes, there is also a program*** aimed at improving the economic status of women in Macedonian society. Can you tell us something about the condition and the role of the Macedonian woman in work?
I believe I answered this at the beginning.
This year (January 2011), the Government of Macedonia has launched an anti-abortion media campaign, with the claim “Choose Life, You Have the Right to Choose”. Vesna Stefanovski-Veli?, President of the Organization for the Protection of patients' rights, has condemned the campaign as "one-sided and wrong information" about an issue, that of abortion, very serious and which should be tackled in a completely different way. Savk Todorova, president of the Union of Women's Organisations of Macedonia (UVVOM), has even talk of a campaign that leads to the violation of women's rights. Finally, in his blog "Feministik" Kristina Hadzi-Vasileva gives ample space to anti-abortion media campaign, accusing the government of having instigated and supported it. What do you think about it?
The right to an abortion is one of those that Macedonian women have had for decades. It was something that has been legally regulated and never disputed. And then, in the past years it slowly started to turn into an issue. Several years ago, I was horrified when I saw at the streets leaflets with the usual anti - abortion propaganda. Before that moment I never thought that such a thing could happen in my country. But after that I would have occasionally seen those leaflets and then - an official campaign! I cannot understand why would anyone waste money on an anti - abortion campaign when they can be spent wisely on a campaign to raise the awareness that the abortion is not contraception. Make people understand that there are condoms, pills and all the other means for contraception. Help them understand that the reproductive health and planning of the children are responsibility of both partners. But do not try to sell a conservative quasi-moralistic opinion under a disguise of a so called pro-life ideology. It is the oldest trick in the book – use women’s reproductivity to punish them for being sexual beings. No one is against life, and no one is forcing anyone to have an abortion! If you talk about the right to choose there has to be a legally guarantied right to an abortion. Then you can make a decision – and not be forced into one simply for not having choice. Children are blessing not a punishment for having sexual life.
* ESE in 2006 published the study "A life in the shadows" (Život vo senka), which analyzes the phenomenon of domestic violence. It is the most important effort of analysis in Macedonia until now.
** "The Macedonian Woman's Rights Center - Refuge" is a women's organization, non-governmental, non-political and non-profit, founded on February 5, 2001, which works for the statement, implementation and protection of women's rights.
*** This program includes several projects that analyze working conditions of Macedonian woman and offer training for women with low education and low-skilled professional, in order to help them to overcome economic dependence and improve their low social status.
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