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Donne infelici

Donne infelici

Ognuno è infelice a modo suo.

Martedi, 06/04/2010 - Eh, no! Non ci sto. Mi sono sempre fermata un attimo prima di postare questo pensiero “femminista” perché forse trito, ma Huffington Post prima e l’Espresso poi ci stanno marciando (con buono stile editoriale, ma ci marciano). Così, si parva licet, dico la mia. La scoperta: le donne over forty sono tristi, depresse e infelici. Colpa delle aspettative non raggiunte e della stanchezza per raggiungerle. In campo lavorativo (USA) ed in quello familiar-affettivo (Italia).

Ma come? Eppure, il TIME, ad ottobre, ritornava a parlare di uguaglianza tra generi (perché - IMHO - il concetto di pari opportunità è ipocrita), con uno special report ‘Cosa vogliono le donne’.

Primo, il lavoro: negli States è suddiviso quasi esattamente (50,2 vs 49,8%) tra maschietti e femminucce. Tra tutta la forza lavoro femminile, il 71% ha figli minori ed il 60% ha figli minori di 3 anni. Il numero dei nidi è pressoché quintuplicato.

Secondo, istruzione: il 57% degli studenti nei colleges é donna.

L’uguaglianza nordamericana, par conséquent, sembra essere andata di pari passo con l’aumento dell’occupazione, questa ha determinato quella.

Lì, sempre negli States, l’ottantaquattro per cento delle donne afferma che ruoli, responsabilità e relazioni vengono negoziati tra partners e non subiti come un tempo. Secondo i commentatori, poiché “la rivoluzione femminista degli anni ’70 sembrava essere finita prima ancora di trovare posto sulle barricate”, è avvenuto che c’è stata una rivoluzione quieta, fatta di piccoli passi quotidiani nel privato che sono divenuti comportamenti e modelli pubblici. È il fare che cambia l’essere, lo dico sempre.

“Non è più un mondo di maschi e neppure una nazione di donne. È una cooperativa, con prassi in continua negoziazione con l’aspettativa di un’equa condivisione dei diritti.” Sempre negli USA, of course.

In Italia assolutamente non può avvenire tutto ciò, se siamo (con Malta) la nazione europea con il più alto tasso di disoccupazione femminile outdoor. Perché indoor è ancora tutto sulle nostre spalle: casa, figli, mariti, genitori (spesso anche disabili), amministratori di condominio, cani, gatti, criceti e vigili urbani.

C’era bisogno di scomodare l’editoria internazionale per capire che non va?



Marika Borrelli

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