Donne in prima fila, protagoniste fra fine 2024 e inizio 2025
In pochi giorni tante notizie al femminile da prima pagina, diverse e alternative ma, tutte insieme, dimostrazione di una presenza che si impone e sollecita riflessioni
Mercoledi, 08/01/2025 - Il femminile di giornata, quaranta / Donne in prima fila, protagoniste fra fine 2024 e inizio 2025
Mentre scrivo Cecilia Sala, la giornalista imprigionata in Iran e rilasciata in tempi insperati, è arrivata a Roma all’aeroporto di Ciampino, accolta dal suo compagno, dalla famiglia, dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dal ministro degli Esteri Tajani, dal Sindaco di Roma Gualtieri ed altri. Mi piace aggiungere che è stata accolta da tutta l’Italia che ha seguito con partecipazione la sua detenzione e che ha provato gioia per il suo rilascio e per il successo del Governo e di un importante gioco di squadra. Nei prossimi giorni leggeremo, ascolteremo, parleremo e ci faremo le nostre idee sula vicenda, ma ora è il momento della gioia per l'esito di un'operazione assai impegnativa andata a buon fine che ha indubbiamente visto al centro il ruolo e il lavoro della presidente Meloni la quale, per rimanere in tema femminile, uno dei più significativi incontri di cui siamo venute a conoscenza lo ha avuto con la madre di Cecilia Sala.
Accanto a quella di Cecilia Strada (sicuramente la più eclatante), nell’incrocio tra l’anno che se ne è andato e quello iniziato, è incredibile la quantità di notizie da prima pagina che hanno riguardato donne. L’informazione è risultata “occupata” da protagonismi femminili importanti e significativi, con storie di coraggio o vicende negative.
Differenze importanti nelle storie ricordate ma che, lette nella concentrazione temporale in cui si sono presentate, divengono motivo di riflessione e di impegno nello sforzo di trovare un loro minimo comun denominatore.
Si intrecciano ruoli, funzioni importanti e di eccellenza affiancate a vicende difficili e ancora una volta di violenza. Donne che ce l’hanno fatta e dirigono comunque, pur non senza difficoltà, la loro vita e altre che soccombono. Ed è proprio collegandomi a Cecilia Sala che penso come sia motivo di sottolineatura e di rispetto aver imparato che in Iran l'Italia sia rappresentata da una donna: l’Ambasciatrice Paola Amadei. Diplomatica di lungo corso, non è difficile immaginare come nel suo ruolo abbia dovuto fare i conti di essere donna in un paese dove questo comporta tutte le negazioni di vita e rispetto che sappiamo. Una condizione che sarebbe interessante conoscere come abbia vissuto anche nello specifico di diplomatica che, per il Governo iraniano, nella difesa degli interessi di Cecilia Sala rappresentava l’Italia. Un impegno di gran prestigio e delicatezza che mi riporta alla presa d’atto, divenuta in pochi giorni da ipotesi a realtà piena di interrogativi, delle dimissioni di Elisabetta Belloni, direttrice del DIS (Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza. Dimissioni, assai impegnative raccontate - e poi motivate con interviste che sono entrate nel merito - come da lei stessa volute ”per sgomberare il campo da illazioni che fanno male non tanto a me quanto al Paese, soprattutto in un momento così delicato”. Elisabetta Belloni per lo spessore della sua storia, è stata, seppur per poche ore, una candidata alla Presidenza della Repubblica, vicenda finita poi come è noto con la rielezione del Presidente Mattarella; oggi aspettiamo di conoscere il futuro incarico che sceglierà all'altezza delle sue competenze.
Donne dunque importanti nei gangli delle istituzioni che guardiamo con rispetto e apprezzamento. Un rispetto che speriamo di poter rivolgere nuovamente, quando sarà fatta chiarezza, anche ad Alessandra Todde, Presidente della Regione Sardegna accusata di “errori” nella rendicontazione delle spese elettorali, contestazioni che prevedono le dimissioni dal ruolo istituzionale. E mentre protagonismi significativi della società e nelle istituzioni si sono posti al centro dell’attenzione, contemporaneamente dilagano in pochi giorni non solo un femminicidio, ed un ulteriore tentativo non riuscito per la reazione delle persone presenti, ma il suicidio di una madre che lascia quattro bambini: nel suo curriculum di vita appaiono denunce ripetute nei confronti del marito per maltrattamenti e paura di vedersi sottrarre i figli, imitata dalla sorella nel suo gesto estremo. Gesti drammatici di donne che vivono violenze insopportabili a cui si aggiungono ancora in questi stessi giorni, l’uccisione da parte di una donna del proprio marito col coltello di cucina, per difendersi dalla sua violenza. Storie spaventose, ognuna delle quali ha diritto ad un capitolo a sé ma che messe tutte insieme, considerando il tempo brevissimo in cui si sono succedute, sottolineano un fenomeno inarrestabile, esagerato, che racconta come il possesso, che troppi uomini pensano di aver diritto di esercitare sulle donne, sia a tutt’oggi una verità inquietante non affrontata seriamente.
Ma continuando ancora il viaggio in una manciata di giorni e rialzando il tiro sulla speranza che deriva per tutta la società da un nuovo forte e positivo protagonismo femminile in tutto il mondo, come non citare Kamala Harris, che abbiamo seguito con speranza dalla candidatura alla Presidenza degli Stati Uniti per il Partito democratico fino alla dolorosa sconfitta. E’ importante e significativo il suo comportamento, tanto difficile quanto impeccabile nel rispetto e conferma della democrazia, che abbiamo visto nel compito, in quanto ancora vicepresidente e conseguentemente Presidente del Senato americano, di certificare il 6 gennaio l’elezione di Donald Trump alla presidenza degli USA e contemporaneamente dichiarare la sua stessa sconfitta. Un compito il cui svolgimento in piena correttezza e sottolineatura della democrazia e delle sue procedure ha messo più che mai in evidenza l’orrore con cui quattro anni fa, sobillati da Trump che non riconosceva la vittoria di Biden, truppe senza scrupoli invasero a Whashington, Capitol Hill con violenze che in tanti abbiamo seguito sui nostri schermi negando, allora, il passaggio sereno dei poteri per Biden. Un ruolo, quello di Kamala Harris assai doloroso, ma esercitato proprio in nome della democrazia che lei stessa ha voluto, nell’occasione, sottolineare dicendo ”era un mio sacro obbligo, a cui ho adempiuto guidata dall’amore per il nostro Paese. La lealtà verso la Costituzione e la mia fede incrollabile nel popolo americano”.
Per finire, tornando in Italia e rimanendo nell'ultima manciata di giorni fra il 2024 e il 2025, come non raccontare di Paola Cortellesi che ha precisato, con il suo raffinato umorismo come sia stata interpretata male la notizia che il suo film 'C’è ancora domani' fosse candidato agli Oscar il che, ha detto "sarebbe stato pari alla vita di un gatto in tangenziale, a Roma, nell’anno del Giuileo" mentre ha precisato che "si tratta del distributore americano che lo ha definito tra i film eleggibili agli Oscar" ringraziandolo per aver creduto nel suo film e, aggiungendo subito dopo “ora direi invece di concentrarci a fare tutti un gran tifo per il meritevole candidato del nostro Paese, lo splendido "Vermiglio" di Maura Delpero". Come non sottolineare allora, tanta bravura femminile nel mondo cinematografico e contemporaneamente correttezza e solidarietà, rispetto e stima fra protagoniste di primo piano.
Forse solo due settimane di fatti ma uno spessore che si impone nel raccontare un mondo femminile protagonista della storia della nostra epoca a cui prestare attenzione e interesse, pur vedendolo misurarsi tra infinite e permanenti contraddizioni.
Paola Ortensi
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