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Donne in politica: le suffragette e Antigone

Donne in politica: le suffragette e Antigone

SOS FILOSOFIA - Antigone invita a riconoscere cittadinanza ai sentimenti morali e alle passioni civiche nella/nelle città....

Francesca Brezzi Lunedi, 20/06/2016 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2016

 Meryl Streep, nella parte di Emmeline Pankhurst nel film Suffragette afferma: noi non vogliamo violare la legge, noi vogliamo fare la legge e riecheggiano le parole di Virginia Woolf - sono gli stessi anni - che ne Le tre ghinee dichiara, in riferimento alle giovani donne del suo tempo: “le figlie degli uomini colti volevano come Antigone …trovare la Legge... si tratta di leggi che vanno scoperte ogni volta da ogni nuova generazione con uno sforzo della ragione e della fantasia...”. Essendo queste due caratteristiche, continua Woolf un prodotto del corpo, poiché esistono due tipi di corpi, che presentano differenze sostanziali ne consegue che le leggi devono essere interpretate in modo diverso; la scrittrice allora si chiede “se sia possibile a ciascun sesso non solo scoprire le proprie leggi e rispettare quelle dell’altro, ma anche condividere con l’altro i risultati delle scoperte reciproche”, concludendo poco dopo “ma tutto questo e prematuro”.

Non posso affrontare in poche righe il continente (o matassa) che si apre dietro queste affermazioni, lo tratterò anche altre volte, per ora rilevo come da più parti la riflessione femminista contemporanea, il post-femminismo o l’oltre femminismo torni a interrogarsi come fare la differenza in politica, come significare la differenza sessuale nell’agorà? Pure di fronte a una accresciuta partecipazione di donne alla vita politica? Forse in parlamento è presente l’androgino? ironicamente si sono chieste parlamentari, filosofe, accademiche ed esponenti di associazioni storiche come l’UDI in un incontro, richiamandosi al bel libro L’androgino tra noi a cura di Barbara Mapelli, (collana sessismoerazzismo, Ediesse, 2015) che tra l’altro si interroga su la scomparsa della differenza nella politica istituzionale. Se Suffragette ricorda le aspre battaglie femminili dei primi del ‘900, se in Italia si festeggiano i Settanta anni del voto alle donne, il gender gap in politica - la sottorapresentanza - come in altri ambiti sociali ed economici è ancora rilevabile, non solo, ma si insinua la sensazione (e il fatto concreto) di una sorta di neutralizzazione, di uno svuotamento delle differenze nelle istituzioni politiche.




Personalmente un filo della matassa concettuale e pratica lo colgo nel disegno di una cittadinanza non-indifferente (che approfondirò nel prossimo SOS), che oltrepassa il “senza distinzione di sesso, razza ecc.” (espresso in tante costituzioni, nella dichiarazione dei diritti), ma volendo risalire a un modo diverso di “essere cittadine”, ritorno a Antigone, l’eroina di Sofocle, quale espressione di un’antropologia sessuata e quindi di una nuova politica possibile.




Antigone rappresenta l’abbattimento di fortificazioni, non un ghenos prepolitico o l'esclusione femminile, ma piuttosto segna l’ingresso nella polis di una serie di valori fondamentali, anzi urgenti, oggi: la priorità del dominio morale, l’apertura a una prassi della relazione, in cui etica e politica non si scontrano ma si intrecciano. Non solo, ma proclama (con modalità femminile?) il diritto d'esistenza nella sfera pubblica di leggi altre da quelle di una ragione di stato, sorda alla passione personale.




Donna, combattuta ma non scissa fra due leggi, Antigone invita a riconoscere cittadinanza ai sentimenti morali e alle passioni civiche nella/nelle città. E oggi Antigone può tornare in soccorso della politica morente nelle nostre democrazie di inizio millennio.




 


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