Donne in Parlamento: cosa, chi / Una borsa della spesa consapevole - di Paola Avetta
Dalle Commissioni Agricoltura la richiesta di una campagna di formazione per chi fa la spesa
alimentare quotidiana. A partire dalle pesche nettarine...
Lunedi, 12/09/2011 - La politica è davvero tanto lontana dai problemi reali e quotidiani della gente? Non sempre e le volte che se ne occupa magari non se ne parla. Ad esempio si parla poco dei lavori nelle Commissioni Agricoltura e in questi giorni alcune arlamentari di dette Commissioni hanno chiesto ai gruppi di appartenenza di accendere un po’ di più i riflettori sulle urgenze di cui sono testimoni. Parlando con la Senatrice Pignedoli, (PD) che questa estate ha accusato il Governo di non essersi interessato ai problemi dei produttori di pesche
nettarine (le noci-pesche che non incontrano più, come un tempo, i favori dei consumatori) si viene a sapere che da anni le parlamentari che si occupano di agricoltura chiedono, poco ascoltate, che si avvii una vera e propria campagna di formazione per chi fa la spesa alimentare quotidiana.
In realtà è di moda sia lo slow food che il mangiare “biologico”, ma è una moda di élite, e molto spesso a guidare le scelte dei consumatori sono “le offerte del giorno" e i “tre per due” senza che ci si chieda se dietro le offerte vantaggiose non ci sia qualche 'magagna' non del tutto salutare per noi e per l’ambiente. Le donne parlamentari (e qui l’impegno è bipartisan) si battono da anni per etichettature di semplice lettura che rendano subito evidente la provenienza e la lavorazione del prodotto alimentare acquistato, facilitando quindi scelte oculate che condizionino e favoriscano la produzione dei prodotti più sani facendone anche abbassare i prezzi. E la senatrice Pignedoli afferma che occorre mettere in contatto i due anelli deboli della catena alimentare (agricoltori e consumatori) evitando che il mercato sia condizionato dai vari passaggi della distribuzione che fanno lievitare in maniera sproporzionata i prezzi senza alcun rapporto con la qualità del prodotto. Si pensi che in media all’agricoltore produttore va solo il 17% del costo della merce venduta, il resto va in intermediazioni.
Occorre maggiore coraggio da parte degli agricoltori che dovrebbero unirsi tra loro per fare barriera al potere della distribuzione, e
occorrerebbe maggiore consapevolezza da parte di chi fa la spesa su dove va il suo denaro e su quali sono i “costi reali e ambientali” dei prodotti acquistati. Nel 2050, il previsto aumento della popolazione mondiale porterà ad un aumento del 50% della produzione alimentare. Se non avranno maggiore forza i produttori “virtuosi” e se non avranno maggiore forza i consumatori, nell’imporre prezzi e garanzie di qualità, saremo invasi da merce scadente, sempre più cara e prodotta nel disinteresse per l’ambiente, la salute e la tradizione culturale.
“occorre educare i giovani a sapere delle caratteristiche del cibo, almeno quanto sanno ormai tutti sulle caratteristiche del loro telefonino” è la conclusione amara della Senatrice Pignedoli, consapevole di quanto la pigrizia culturale e il bisogno immediato di
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