Diritto al lavoro dei disabili e diritto dei datori di lavoro pubblici e privati. Segnali negativi dalla Camera e dal Senato
Venerdi, 17/06/2011 - Che la ragione stia dalla parte del più forte è un assunto che va contro la nostra Carta Costituzionale, ma il Governo sembra ignorarlo soprattutto quando a pendere sulla bilancia sia, da una parte il diritto al lavoro dei disabili e, dall'altra, il diritto dei datori di lavoro pubblici e privati. E' noto, infatti, che le imprese con almeno 15 dipendenti debbano assumere persone parzialmente disabili in quote via via crescenti quando la base occupazionale si fa più alta. Ma il Decreto Sviluppo, all'esame del Parlamento, pur non modificando la norma, aveva previsto che per semplificare le procedure degli appalti e rendere più spediti gli inizi lavori sparisse l'obbligo per le imprese di autocertificare il numero dei dipendenti e la presenza della quota dovuta di lavoratori portatori di qualche disabilità Ne è seguita una vigorosa protesta delle Associazioni dei disabili (che si vedevano così tolto lo strumento per controllare il rispetto tra l'autocertificazione presentata e la realtà effettiva delle imprese) e in Commissione alla Camera una battaglia dura è stata condotta in particolare dall'on. Magda Negri del PD e dai gruppi congiunti PD e Italia dei Valori. Una battaglia che sembra aver colpito nel segno. Il Governo sta infatti mettendo a punto un nuovo testo del provvedimento (con il classico maxi emendamento) e intende blindarlo costringendo con il voto di fiducia la Camera e il Senato. Nel nuovo testo la norma odiosa (che semplifica la vita per le imprese, ma complica quella delle categorie meno protette) sarebbe scomparsa. Ma ne sarebbe apparsa un'altra che dimostrerebbe che il lupo perde il pelo, ma mai il vizio. Questa norma prevede semplificazioni per quelle imprese che, per il tipo di lavoro che esercitano, non possono assumere disabili (come è nel caso dei trasporti). Per queste imprese la legge obbliga al rispetto di norme come quella di versare un contributo ai fondi regionali destinati alle politiche di inserimento al lavoro.
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