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Donne in Parlamento: chi, cosa / L'antipolitica secondo le Senatrici - di Paola Avetta

Donne in Parlamento: chi, cosa / L'antipolitica secondo le Senatrici - di Paola Avetta

Antipolitica vista dalle Senatrici Emanuela Baio (UDC), Roberta Pinotti (PD), Anna Cinzia Bonfrisco (PdL), Rosanna Boldi (Lega Nord) e Adriana Poli Bortone

Sabato, 12/05/2012 -

Il sondaggio fatto da Noidonne a proposito della ventata di antipolitica che si respira in Italia

(vedi a pag http://www.noidonne.org/sondaggio.php?ID=72&op=tutte)

non lascia dubbi. Le responsabilità degli uomini non sono diverse da quelle delle donne "di potere". Le donne, entrate nei Palazzi Istituzionali non sono state capaci di imporre una politica di valori diversa da quella, poverissima, di oggi. Perché? A rispondere, per prima, è la Senatrice Emanuela Baio, proveniente dalle fila dell'Udc confluito nel Terzo Polo, e che dice "effettivamente le donne per entrare in politica hanno accettato di aderire a regole di vita maschili e poi, una volta entrate nel mondo della politica, non sono state capaci di uscire dalla gabbia". Una visione pessimistica, quindi, sulla capacità delle donne di far valere i carismi tipici del genere. E cioè una visione della vita e dell'impegno individuale e politico che non si incentra prevalentemente sulla crescita economica e del prestigio individuale e internazionale, ma sulle esigenze delle "persone" e quindi anche sui servizi alti che la politica deve garantire in tema di scuola, sanità, assistenza ai disagiati". Le donne devono recuperare coraggio per imporre la loro visione di genere, dice la Baio, e il momento di crisi profonda potrebbe diventare un momento magico, perché si è toccato talmente il fondo, nella credibilità della politica, da poter far maturare anche nei palazzi istituzionali un movimento analogo a quello nato dalla piazza e chiamato "se non ora...quando?". Il disagio che avvertono i cittadini, dice la Baio, è infatti anche nostro. Ma come si è arrivati a tutto questo? Secondo la senatrice Baio con il "Berlusconismo" (i cui semi erano stati già gettati ai tempi di Craxi e del CAF) si è affermata una politica dell'interesse privato e degli "ismi" (individualismo, materialismo, economicismo) che piano, piano ha contagiato tutti i partiti, diventati incapaci di contrapporsi a una logica politica che impone la faccia del leader a modello di tutti, politici e cittadini. Un tempo abbiamo avuto uomini grandissimi, ma che non avrebbero mai messo la loro faccia a modello nazionale, e abbiamo avuto ideologie e valori alti; oggi, prosegue la senatrice Baio, abbiamo la politica caratterizzata dalla legge che ha abolito il "falso in bilancio" e che si è trasformata in un convincimento generale che fare i furbi, non pagare le tasse e non essere onesti fa parte del gioco della vita individuale e sociale.

Insomma, le donne impegnate in politica, come dimostra la senatrice Baio, in qualche modo recitano il "mea culpa". Non hanno avuto forza e coraggio per contrapporsi alla logica che è alla base del momento di forte anti-politica. Secondo la senatrice Baio, la forza e il coraggio oggi va ritrovato proponendo nuove regole, trasparenti e semplici e chiare, partendo da quelle per il finanziamento pubblico dei partiti. Troveranno il coraggio di unirsi e battersi?



La senatrice Adriana Poli Bortone è sicuramente una delle donne più stimate del centrodestra. Proviene dalle fila del MSI di Giorgio Almirante e il suo carattere e le sue idee a proposito delle donne in politica e della crisi dei partiti, sono molto chiare. Lei è contraria alle quote rosa perché vuole molto di più: vuole che le donne nelle assemblee rappresentative siano il 50%, come nel paese, ed è convinta che se così fosse stato la ventata di anti politica che oggi travolge tutto non si sarebbe verificata perché il paese gestito dalle donne avrebbe avuto molto più rispetto delle esigenze e delle richieste del sociale e quindi sarebbe più benestante di quanto non sia oggi. La crisi dei partiti è "paurosa", dice la Poli Bortone, perché le leggi elettorali non hanno premiato i percorsi politici formativi e le selezioni all'interno dei partiti; sono prevalse logiche di potere e ipotesi di grandi leader manager quando la preparazione politica deve fondarsi invece su sensibilità profonde di cui sono certo più dotate le donne. Ma se siamo a questo punto, dice la senatrice, la colpa è innanzitutto delle donne che non votano le donne. Questa è una realtà mortificante e la senatrice vuole un atto di forza per scardinarla. Vuole una legge elettorale che "imponga" la doppia preferenza (una per un candidato uomo e una per un candidato donna) e le attuali proposte di legge all'esame del Parlamento e che prevedono solo la possibilità di dare una doppia preferenza a suo avviso sono inutili, addirittura le definisce "una presa in giro". La senatrice non è quindi ottimista sulla possibilità che la attuale crisi imponga un serio interesse per un incremento delle donne in politica, le campagne elettorali sono costosissime (quindi difficilmente a portata delle donne) e a dimostrazione di quanto sia pervaso di maschilismo l'attuale sistema, la senatrice ricorda che una legge varata tempo fa e che prevedeva che il 5% dei bilanci dei partiti fosse destinata a promuovere la presenza delle donne in politica è sempre stata disattesa e non se ne ricorda neanche l'esistenza. Insomma, se non sono le donne a darsi una mossa e a "votare donna" per la senatrice sono poche le speranze che la situazione evolva verso un sereno futuro politico caratterizzato da sensibilità sociale e buon senso.


Per Roberta Pinotti, senatrice del PD, un segnale inequivocabile della disaffezione del paese nei confronti dei politici lo aveva già avuto da un cartello attaccato alla porta di un ristorante. Non vi era scritto "vietato l'ingresso ai cani", bensì "vietato l'ingresso ai politici". Ve lo immaginate un cartello del genere quando i politici erano gli uomini del dopoguerra: i De Gasperi, i Togliatti, e via dicendo? Per la senatrice Pinotti i punti di cesura, che hanno incrinato la credibilità dei politici,sono due: la televisione ed i sondaggi. La Tv ha subito rappresentato una svolta per la politica: convincere gli Italiani sulla bontà delle proprie idee e ideali attraverso la Tv è subito apparso di fondamentale importanza, ma ad un certo punto la Tv ha smesso di essere strumento di confronto per idee e valori ed è diventata un punto di arrivo. Importante era apparire comunque, tanto importante che sulle Tv si sono accese battaglie politiche storiche, negli anni 90, e c'è chi è cresciuto politicamente comprandosele e imponendo più che le idee la propria faccia. Ma anche i sondaggi, per la senatrice Pinotti, hanno rappresentato un elemento di impoverimento di programmi, idee e valori politici. I partiti hanno cominciato a muoversi seguendo le volontà espresse dagli Italiani con i sondaggi, e gli umori "di pancia" hanno preso il sopravvento sugli ideali e i grandi disegni sul futuro. Un pezzetto di responsabilità in tutto questo, per la senatrice Pinotti, è anche delle donne. Le donne in politica sono sempre state poche, anche ai tempi della Costituente, ma molto spesso anche quelle poche hanno assunto una posizione ancillare, si sono accontentate di risplendere della luce dei loro capi, anziché mettersi in competizione con proprie idee per guadagnare posti di leadership. La politica si fonda su rapporti di forza e se le donne avessero avuto più coraggio, il contrasto ai confronti di forza fondati su soldi, malaffare, lobby sarebbe stato più robusti. Le donne, dice infatti la senatrice Pinotti, forse anche perché devono vincere una iniziale insicurezza, sono spesso più preparate, più documentate, più profonde e generalmente più disinteressate ai vantaggi personali che possono trarre dalla politica. Si, per la Pinotti, con donne nei posti di potere le cose sarebbero andate meglio e qualcuno ha cominciato a capirlo, dice. Non a caso, quando si è pensato ad un Governo dei tecnici, per posti chiave la scelta è caduta su donne.



Non ha dubbi la senatrice Anna Cinzia Bonfrisco del PdL: se le donne fossero state più presenti e numerose nei vari livelli istituzionali e sociali, l'Italia non si dibatterebbe in una crisi di rappresentanza culturale e morale che appare irreversibile e che non ha precedenti. Le donne si sarebbero rese conto prima e avrebbero posto rimedio ai guasti che stava provocando la perdita di valore del merito nelle selezioni a tutti i livelli politici e sociali, e si sarebbero rese conto prima che la perdita del senso di responsabilità individuale stava avvelenando tutte le istituzioni, dai piccoli uffici pubblici alle grandi rappresentanze politiche. "Si pensi a quanto deve essere stato grande il travaglio e la sofferenza dei nostri Padri Costituenti chiamati in prima persona a farsi carico di un progetto guida per il futuro democratico del paese, dice la senatrice Bonfrisco, e si pensi a quanto prevalga oggi (e a tutti i livelli) la politica del giorno-per-giorno, del rinvio, della prassi consolidata, della scelta più facile e che non impone alcuna responsabilità". I partiti sono diventati delle gabbie vuote, solo un grande atto di coraggio potrebbe romperle e liberare nuove potenzialità e per la Senatrice Bonfrisco i primi segni di questo coraggio la crisi li sta imponendo. Il primo è stata la scelta di avere un Governo tecnico, altri se ne stanno proponendo anche sulla spinta delle donne in Parlamento. Grande valore viene infatti attribuito dalla senatrice Bonfrisco all'impegno preso, l'8 Marzo, di garantire adeguata rappresentanza alle donne nelle amministrazioni locali e nazionali. Impegno che ha portato ad una legge, già approvata alla Camera e ora attesa al Senato, per una doppia preferenza di genere nelle elezioni di giunte e consigli locali e regionali, e sull'obbligo di candidarvi almeno un 30% di donne. È una prima conquista importantissima per le donne in politica ma ora, dice la senatrice, occorre che il lavoro di squadra delle donne si faccia ancora più forte. Lo richiede la crisi, il maggiore senso di responsabilità delle donne, il loro maggiore buon senso innato che, se esercitato, avrebbe evitato molte storture nel sistema di oggi”.



La Senatrice Rossana Boldi, della Lega Nord, è daccordo sul fatto che le donne in politica spesso non si sono ritagliate uno spazio proprio, ma il suo caso personale  è positivo e fortunato. Fin da quando ha iniziato  il suo impegno politico, nel Consiglio Comunale di Tortona (Alessandria) si è sentita ben accolta e libera di manifestare le proprie idee.  Al Senato poi, riveste ora il ruolo di presidente di una Commissione permanente e quindi non si sente di affermare che le donne siano discriminate rispetto ai colleghi Senatori maschi. Anche riguardo alla crisi della politica la senatrice Boldi non ama le scorciatoie che fanno dire che le colpe del cattivo stato del Paese siano da attribuire tutte alla classe politica che si è deteriorata.  Il paese è in crisi a tutti i livelli e in tutte le categorie, dice la Senatrice, e questa crisi si manifesta in una disaffezione ai valori alti che parte da lontano e che inizia già dai primi anni di vita, nella famiglia, per

proseguire poi a livello della scuola. La crisi di oggi è quindi innanzitutto una crisi formativa di cui la responsabilità ricade sui

Governi di tutta la storia repubblicana e non, come spesso si afferma, sugli ultimi Governi del Centro Destra.  Le cose sarebbero andate diversamente se a occupare i posti di potere nelle più alte istituzioni ci fossero state le donne? La senatrice Boldi non si sbilancia. Non si possono esprimere certezze senza la prova dei fatti, dice, anche se la maggiore concretezza delle donne e la loro maggiore flessibilità nel gestire i confronti sui temi pratici può far pensare che le donne avrebbero ottenuto risultati più concreti in particolare sui provvedimenti per la famiglia, i bambini e la salute. Riguardo alla crisi dei partiti e anche alla crisi della lega Nord che si è proposta per ultima, ma con grande virulenza, la senatrice ammonisce a non fare di ogni erba un fascio. Effettivamente per qualcuno la politica si è trasformata, da impegno sociale, in una scorciatoia per ottenere vantaggi concreti personali, ma è sbagliato buttare tutto nel mucchio perchè le responsabilità sono individuali, non di un partito o di una intera generazione politica. Certo una crisi il partito della Lega Nord l'ha attraversata e la attraversa, ma secondo la senatrice la ricetta per uscirne è a portata di mano. La Lega Nord, ai suoi albori, non aveva spazi televisivi e quindi per farsi conoscere e per affermare i propri valori si è impegnata soprattutto sul porta-a-porta,  nei gazebi in piazza e con i manifesti parlanti dai muri. Bisogna ritornare alle proprie origini, conclude la senatrice Boldi, che vede nel radicamento diretto del partito nel proprio territorio lo strumento per fare della politica un servizio davvero improntato sui bisogni concreti della gente e non sui propri personali interessi.

 


 


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