Mercoledi, 07/11/2012 - L'indagine di Palermo sulla morte di Borsellino, che spazia anche sul tema di una possibile trattativa tra lo Stato e la Mafia negli anni
'90, questa estate ha riempito le pagine dei giornali arrivando anche a destare reazioni a livello del Quirinale. Ma in Parlamento è in
corso anche un'altra indagine su questa trattativa. Se ne parla molto di meno, ma alla Commissione Parlamentare Antimafia si lavora da più di un anno sulle stragi di mafia, si sono ascoltati più di 45 testimoni importanti (tra cui gli ex ministri Martelli, Scotti, Mancino e Conso) e, secondo l'on. Angela Napoli/Fli la Commissione sta arrivando alle stesse conclusioni su cui lavorano i magistrati di Palermo: la trattativa tra Stato e Mafia per evitare altre bombe nei primi anni '90 ci sarebbe stata. Per l'on Napoli da sempre sono intercorsi e intercorrono rapporti tra apparati dello Stato e clan mafiosi, ma allora ci fu un cedimento di cui si stanno raccogliendo inequivocabili prove. La revoca del carcere duro (il fatidico articolo 41bis) per tanti capo-clan e il cambio al vertice del Governo tra due ministri considerati "duri" (Martelli e Scotti) e due ministri (Mancino e Conso) considerati più flessibili nei confronti di un ammorbidimento delle misure di contrasto alla mafia, secondo l'on. Napoli starebbero a dimostrarlo. Gli interrogatori e i fatti proverebbero che, al fine di evitare il peggio, la trattativa ci fu. Entro la fine dell'anno, secondo l'on. Napoli, il presidente dell'Antimafia, Pisanu, presenterà la bozza di conclusione dell'indagine svolta e allora si vedrà se le sue considerazioni coincideranno con quelle di Pisanu e degli altri Commissari. Secondo l'on Napoli, anche a fine di un ipotetico bene, ammorbidimenti nella lotta alla mafia e trattative non dovrebbero mai esserci a livello di apparati di uno Stato con la S maiuscola. A suo avviso, Falcone e Borsellino persero la vita proprio perchè il loro irriducibile contrasto creava - e poteva creare - ostacoli a rapporti di collaborazione tra mafia e apparati dello Stato che esistevano già allora.
L'on. Napoli non è nuova a prese di posizione nette nel contrasto ad ogni forma di coabitazione tra parte sana e malata dello Stato. Per opera sua fu disciolto per la prima volta un consiglio comunale sospettato di infiltrazione mafiosa e da allora paga duramente il coraggio imostrato. Vive da anni sotto scorta e sotto la sua abitazione è stata trovata un'auto predisposta per essere imbottita di esplosivo. Anche in questo caso, anche se marginale rispetto a quanto finora trattato, l' on. Napoli dimostra un particolare coraggio. Ben tre esponenti parlamentari del PD, alle quali è stato chiesto se condividessero il convincimento dell'on. Napoli, hanno infatti preferito non rispondere.
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