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Donne in Parlamento: chi, cosa? / Il Job Act con occhio femminile. E del PD

Donne in Parlamento: chi, cosa? / Il Job Act con occhio femminile. E del PD

Il dibattito sulla legge delega sulla Riforma del Lavoro: ne parlano le parlamentari PD: Nicoletta Favero, Maria Luisa Gnecchi e Erica D'Anna.

Lunedi, 06/10/2014 - A tenere banco sui giornali sono le divisioni, soprattutto quelle interne al PD, evidenziatesi sull'articolo 18 che Renzi vuole modificare. Ma il confronto in atto sulla legge delega per la Riforma del Lavoro, anche detta Jobs Act, è in realtà molto più profondo e mette a nudo due visioni opposte. Lo dimostrano approfondimenti fatti con tre parlamentari-donne del PD: la senatrice Nicoletta Favero che è sostenitrice delle proposte di Renzi , la senatrice Erica D'Anna e la deputata Maria Luisa Gnecchi che invece sono molto meno convinte delle novità che si vorrebbero portare nel mondo del lavoro con la legge delega all'esame.



Per la Senatrice Favero la legge delega, qualora venisse convertita in provvedimenti legislativi e poi attuata, porterebbe ad una rivoluzione nel campo del lavoro dove la crisi economica sta creando i ben noti problemi all'occupazione e all'assistenza ai disoccupati. La rivoluzione starebbe nel passaggio da forme di assistenza passiva attraverso gli ammortizzatori sociali, esclusivamente pecuniaria, ad una forma di assistenza attiva che aiuterebbe a ritrovare lavoro attraverso la formazione e un attento incrocio di dati su domanda e offerta. Non solo. Gli aiuti economici che oggi si danno ai lavoratori che stanno perdendo il lavoro si estenderebbero anche ai precari, si ridurrebbero il lavoro precario incentivando quello a tempo indeterminato, si garantirebbero servizi per l'impiego che aiuterebbero le donne a conciliare famiglia e lavoro.



Si, dice la Senatrice Erica D'Adda. Tutte cose ottime sulla carta, ma dove si troveranno i soldi per finanziare tante belle intenzioni? Quali saranno le priorità? Non si andrà a finire che per finanziare aumenti di occupazione per pochi individui si andrà ad incidere negativamente sui finanziamenti contro i disagi che invece sono di molti individui, soprattutto delle donne? Inoltre la senatrice D'Adda e' assolutamente contraria all'abolizione del reintegro al lavoro qualora non ci sia giusta causa per il licenziamento. Anche sui controlli ispettivi che si vorrebbero creare nei luoghi di produzione per combattere il lassismo vede grossi rischi per la dovuta privacy.



La deputata Gnecchi è ancora più perplessa. Articolo 18 a parte, le novità che la legge delega prevede e soprattutto quelle che riguardano le donne (come l'indennità di maternità universale, cioè anche per le donne casalinghe) sono già previste in leggi approvate negli scorsi anni da governi di centro-sinistra e che sono però rimaste lettera morta in mancanza di stanziamento di fondi. Sugli ammortizzatori sociali e sui servizi per sostenere l'impiego in particolare, dice l'on Gnecchi, anche se la legge delega dice ottime cose, in realtà non dice niente di nuovo e sarebbe stato molto più saggio attuare ciò che è già previsto anziché andare a chiedere nuove deleghe su cui restano poi tutti gli interrogativi aperti, circa la loro attuazione. Comunque, dice l'on Gnecchi, nessuna paura deve essere avvertita dalle donne riguardo questa legge delega, perché non contiene nulla che possa nuocere il genere femminile. Contro le donne si è scatenata tutta la scorsa legislatura, conclude Maria Luisa Gnecchi, alzando la pensione di vecchiaia e prevedendo dimissioni in bianco, ma nel presente occorrerà solo vegliare affinché stanziando i fondi per l'attuazione delle deleghe non si vadano a togliere ancora soldi alle loro pensioni e non si riducano i servizi sociali.

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