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Donne in Parlamento: chi, cosa? / IL DIVORZIO BREVE

Donne in Parlamento: chi, cosa? / IL DIVORZIO BREVE

Dibattito in Commissione Giustizia al Senato sul divorzio breve. Difficile prevedere i tempi, ma la questione è in mano alle donne

Venerdi, 25/07/2014 - La presenza femminile in Parlamento è salita al 30% degli eletti, sono quindi aumentate le responsabilità per le donne in Politica ma fa particolarmente piacere che per l'affermazione di diritti e libertà civili fondamentali nell'ambito dei matrimoni siano state incaricate tre parlamentari donne.

Nella Commissione Giustizia del Senato a orientare il dibattito sul divorzio breve sono state infatti incaricate due Senatrici, Rosanna Filippin (PD) e Maria Elisabetta Alberti Casellati (FI) e per la battaglia annosa sui diritti delle coppie di fatto (anche omosessuali) la responsabilità è della relatrice Monica Cirinnà (PD).

Sui tempi di cui avranno bisogno questi provvedimenti per diventare leggi dello Stato, è impossibile fare previsioni, dati i macigni delle leggi istituzionali ed elettorali che gravitano sul Parlamento, ma in entrambi i casi i lavori sono in fase avanzata. Sul divorzio breve c'è già stato il Sì della Camera pressochè unanime, dato che le dissociazioni sono state soltanto a titolo personale, e al Senato l'impianto resta quello di abbreviare l'intervallo dei tre anni che attualmente devono intercorrere dalla separazione al divorzio. In pratica con la nuova legge da una sentenza di separazione non consensuale basterà che trascorra un anno, e dalla omologazione di una separazione consensuale basteranno solo sei mesi per ottenere il divorzio. Ma le due relatrici Filippin e Casellati puntano a tempi ancora più brevi, qualora la coppia non abbia figli o abbia figli ultramaggiorenni. In questo caso al divorzio si potrebbe arrivare direttamente senza periodi di intervallo destinati ad possibile ripensamento. Le relatrici, entrambe avvocato matrimonialista, si fanno forza della loro esperienza per affermare che i tempi lunghi e i cavilli non portano mai a benefici ma piuttosto ad un aumento delle tensioni nella ex coppia, tensioni che poi si ripercuotono negativamente sui figli. Entrambe sono convinte che, quando un rapporto è finito, non esistono strumenti per riannodarne i fili che possano essere stabiliti con legge.

Più forte invece l'opposizione che, da destra, viene fatta al testo di legge unificato che vuole garantire diritti giuridici e libertà agli omosessuali e alle coppie che scelgano forme di convivenza che prescindano da un matrimonio sacramentale o legale. Qui a stragrande maggioranza si riconosce che i diritti tra le coppie di fatto e le coppie unite da vincolo matrimoniale non possano essere esattamente sovrapposti.

La reversibilità della pensione e l'adozione di bambini da parte di una coppia omosessuale non viene infatti contemplata e sulla scelta del cognome, nel caso di unioni tra persone dello stesso sesso, non è ancora definita la norma. Nel caso delle coppie di fatto eterosessuali invece resta preclusa solo la reversibilità automatica della pensione in caso di morte, ma tutti gli accordi patrimoniali stretti davanti ad un notaio avranno invece diritto di essere riconosciuti. Siamo l'unico paese in Europa a non aver regolamentato le unioni di fatto, dice la relatrice Cirinnà, e sarebbe il caso di colmare questa lacuna nel corso del Semestre Europeo di presidenza Italiana che scadrà nel prossimo mese di Gennaio.

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