Venerdi, 27/01/2012 - Ci sono categorie in rivolta da giorni, scioperi che mortificano molti consumatori.Insomma la "fase due" del Governo Monti ha bisogno di tempo e di approfondimenti per essere capita, come sperano i suoi autori.
In Parlamento ancora non se ne parla, ma si parla invece, ancora e con vivacità, del decreto di fine anno "Salva Italia", anche lui accolto con molti timori e che timori li ha destati anche nelle donne parlamentari. Rita Ghedini, senatrice del PD e da sempre in prima linea sui problemi del lavoro delle donne, spiega che il decreto in realtà è stato accolto con senso di responsabilità dalle donne parlamentari, ma che nulla ha tolto alla loro determinazione di proseguire, senza concedere tregua, nella battaglia per l'equiparazione sui diritti nel lavoro. Una battaglia la cui vittoria è ancora ben lungi dal profilarsi all'orizzonte.
In Commissione Lavoro, dove al Senato siede anche Rita Ghedini, si è parlato soprattutto dei nuovi risvolti che assumono le pensioni e si è fatto presente al Ministro Fornero che se si chiedono nuovi sacrifici "soprattutto" alle donne (innalzando a 66 l'età pensionabile per vecchiaia anche per le donne) occorre allora aggredire con maggiore determinazione il problema del doppio lavoro (nell'impresa e in famiglia) che di norma pesa sul genere femminile. Occorre cioè, spiega la Ghedini (ed è stato detto con decisione al Ministro Fornero in Commissione) che si provveda davvero a varare le "compensazioni" tanto attese dalle donne in tema di accesso, di qualità del lavoro e di agevolazioni fiscali per aiuti domestici e per l'accudimento di anziani e bambini, garantendo così pari opportunità di accesso al lavoro e alla retribuzione.
Qualche segnale positivo dal Governo Monti in realtà è stato dato, aggiunge Rita Ghedini:"se ne è parlato poco ma è giusto prenderne
atto". Nel decreto salva Italia si prevedono , ad esempio, delle detrazioni fiscali (che vanno oltre i 10.000 euro) per le imprese che assumono donne o giovani sotto i 35 anni. E le detrazioni fiscali salgono a oltre 15 mila euro se le imprese sono localizzate nelle regioni e nelle isole a più alto tasso di non-lavoro di donne e di giovani. Inoltre con il decreto passano da 3 a 5 (come già avviene per le lavoratrici dipendenti) i mesi di tutela garantita per periodo di maternità o malattia delle lavoratrici autonome e precarie. Infine si è inserita la possibilità di calcolare tutti i contributi (TOTALIZZAZIONE) versati per il calcolo della carriera contributiva e del relativo diritto alla pensione. In pratica, se finora nel calcolo della carriera retributiva entravano solo i contributi versati per almeno tre anni consecutivi, ora valgono anche quelli versati per una sola settimana.
Sono piccoli passi, spiega la Ghedini,che non colmano certo le lacune esistenti in camoi di parità di diritti, ma è comunque un segnale di attenzione che va registrato e su cui occorre proseguire per fare dell'Italia un Paese pienamente Europeo.
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