“La porta dei parchi è nel cuore dei parchi. Ci troviamo ad Anversa degli Abruzzi. Noi facciamo allevamento estensivo e transumanza di pecora sopravvissana. È una razza a triplice attitudine, eccellente per lana, latte e carne. Oggi non la alleva più nessuno. Trent’anni fa la lana si vendeva a 5.000 lire al chilo, oggi solo a 50 centesimi. E dire che questa lana è la migliore del mondo, seconda sola alla neozelandese. Le fibre tecniche ormai stanno soppiantando le fibre naturali. Gli agnelli trent’anni fa stavano a 8.500 lire al chilo, oggi 3 euro e 70. Queste pecore sono in via di estinzione, si sono ridotte a circa un decimo: quando sono arrivata in Abruzzo c’erano circa due milioni di capi tra sopravvissana e gentile di Puglia, che erano le specie più adatte alla transumanza perché piccole, robuste e resistenti. Possono percorrere anche 250 km in 10 giorni. Ora siamo intorno ai 250.000 capi.
La perdita di biodiversità non colpisce solo le razze allevate, ma anche i pascoli che, non usati, vanno inselvatichendo continuamente e si perdono specie ed equilibrio ambientale. Progetti sull’habitat hanno dimostrato che laddove si abbandonano i pascoli si perdono 10 specie volatili ogni decennio, in quanto esse non sono abituate a sopravvivere nelle aree abbandonate. Per non parlare del degrado, dell’incuria, del rischio di incendi e di problemi idrici connessi.
Il nostro è un modello di multifunzionalità per far fronte all’abbandono della montagna, restituendo appeal anche all’ambiente pastorale e montano, legato alla storia e alla cultura del territorio. Abbiamo attività turistiche e didattiche per bambini e giovani che suscitano interesse verso modelli di sviluppo sostenibile. Uno degli obiettivi è proprio quello di invertire l’abbandono della montagna nell’Abruzzo aquilano.
Fra le specie tipiche delle nostre zone, abbiamo anche la solina, un grano antico di montagna, e altre varietà orticole: il pomodoro a cuore di Sulmona, l’aglio rosso di Sulmona, lo zafferano. Abbiamo costituito l’associazione Semina Valle, con cui portiamo avanti il progetto “adotta una pecora” per salvaguardare e tutelare l’attività pastorale e tutte le attività connesse tra cui la coltivazione di olivi e di piante di mele (abbiamo un pomario con 15 varietà, dalla limoncella, alla mela piana, la mela gelata, la mela rosata e altre mele selvatiche che rischiano di scomparire).
Sono contenta di questo modello di sostenibilità: noi si guadagna quello che non si spende, abbiamo costi molto contenuti, seconda poi soprattutto con la multifunzionalità le opportunità di lavoro si moltiplicano, abbiamo posti letto, posti a tavola, è un grosso valore aggiunto per chi produce. Io uso solo i miei prodotti o prodotti di aziende limitrofe, ad esempio il miele. È un sistema virtuoso che può innescare opportunità di lavoro in un’economia sì marginale, ma sostenibile. Anche la contingenza della crisi economica attuale porta a riflettere sul concetto di decrescita: consumiamo meno, consumiamo meglio.
Dalle energie rinnovabili al bio agriturismo, valorizziamo quel che la montagna di per sé significa: la qualità dell’ambiente, le tecniche di produzione naturali. Siamo anche parte della rete Wwoof (World Wide Opportunities on Organic Farms), un progetto di scambio culturale che attraverso il volontariato coinvolge giovani che vengono da tutte le parti del mondo. Sono arrivati qui uno chef da New York, ad esempio, o un giovane professore americano. Imparano tutto il ciclo, dal latte alla trasformazione della lana in feltro, alle tinture naturali, ecc. Alcuni di loro, arrivati qui con l’intenzione di restare dieci giorni o un mese, sono porti rimasti per due o tre anni. Qui si scoprono modelli non convenzionali e non legati al consumismo, qui si scopre che ci sono modi diversi di stare al mondo e si aprono nuovi e diversi orizzonti”.
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