L'incontro è stato occasione anche per affermare che "l'agricoltura familiare rappresenta lo scheletro dell’economia rurale, sia nei Paesi sviluppati che nel Sud del mondo. In Italia, su un totale di 1,6 milioni di aziende, il 98,9% è gestito da famiglie di agricoltori".
E' un modello di agricoltura che va riportato al centro delle politiche agricole, ambientali e sociali: "solo così si può garantire uno sviluppo più equo e sostenibile".
Nel nostro Paese le aziende agricole di tipo familiare sono quasi tutte di piccole dimensioni (la media è pari a 7 ettari), ma insieme coprono quasi la metà della superficie agricola utilizzata. Con un peso specifico sostanziale, che dipende dal fatto che questo tipo di agricoltura è legata indissolubilmente alla biodiversità: preserva i prodotti locali e le varietà autoctone e promuove l’uso sostenibile delle risorse naturali. Proprio in Italia, infatti, sono proprio le piccole imprese a “custodire” e salvaguardare gli oltre 5.000 prodotti agroalimentari tradizionali tricolori, un patrimonio di sapori inscindibili dal territorio ma costantemente sotto attacco di cementificazione e omologazione.
“E’ chiaro, quindi, che l’agricoltura familiare è la via da seguire -ha dichiarato la vicepresidente vicaria della Cia Cinzia Pagni (videointeervista)-. Bisogna sollecitare le politiche a offrire maggiori opportunità per mantenere questo modello fondamentale per il settore e i territori rurali. Anche perché agricoltura familiare non vuol dire agricoltura ‘vecchia’, anzi è sempre più vero il contrario. E in questo processo le donne hanno svolto e continuano a svolgere un ruolo da protagoniste”.
Nelle aziende agricole femminili infatti, ha ricordato il presidente nazionale della Cia Dino Scanavino, “la multifunzionalità si concretizza negli ambiti più innovativi del settore: la produzione di energia verde (16,3%), gli agriturismi (32,3%), le Fattorie didattiche e le attività ludiche e sociali (33,6%) che includono bambini, ma anche anziani, disabili e migranti”. Con il risultato “di mantenere vive le comunità rurali -ha evidenziato la presidente nazionale di Donne in Campo Mara Longhin- curando la terra, rammendando il tessuto sociale, recuperando e difendendo la biodiversità”.
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