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Donne fuori dal carcere - Intervista a un’ex spacciatrice internazionale di droga

Donne fuori dal carcere - Intervista a un’ex spacciatrice internazionale di droga

Abbiamo intervistato un’ex detenuta a Rebibbia per reato associativo e traffico internazionale di droga. Oggi lavora nello smaltimento di rifiuti ospedalieri e di sostanze stupefacenti.

Mercoledi, 29/04/2015 - La incontriamo in periferia a Roma. Si fa chiamare Teresa è un nome di fantasia. E’ lì che vive ed è lì che sconta gli ultimi anni di pena. E’ l’affidamento in prova. La cooperativa che le ha permesso di lavorare (non è la 29giugno nota per Mafia Capitale, ma non diciamo qual è per motivi di opportunità per chi ci lavora), e di scontare gli ultimi anni di pena fuori dal carcere come prevede l’articolo 21 del codice penale.





Come vivi la tua condizione nel tuo quartiere, ti senti accettata?



Nel quartiere frequento pochissime persone non tutte sanno di me, e quelle poche che conoscono la mia condizione mi hanno accettata





Sei stata in carcere molti anni e poi?



Poi sono uscita con l’art 21 che consente di lavorare all’esterno





Come hai avuto il lavoro?



Tramite una cooperativa alla quale ho scritto, e dopo aver sostenuto un colloquio con la responsabile, mi hanno accettata ed ora eccomi qui, sono più di sette anni





In quale carcere eri?



Sono stata arrestata a Madrid poi mi hanno estradata e da lì sono passata all’Istituto femminile di Rebibbia





Quando sei uscita dal carcere come hanno reagito le tue compagne?



Dentro è come fuori, solo che in carcere è tutto amplificato all’ennesima potenza. Alcune sono state molto felici per me, altre un po’ meno





Che facevi dentro, come trascorrevi le giornate?



Dentro facevo moltissime attività, tra le altre lavoravo la pelle





E dove hai imparato?



In carcere. C’era un professore da cui ho imparato a lavorare il pellame, con il quale ho ottimi rapporti. Lo frequento tuttora insieme alla sua famiglia. Ma dentro facevo anche altri lavori, in lavanderia per esempio. Devo dire una cosa e questa sembrerà un paradosso: è nel carcere che ho imparato a lavorare





Che cosa facevi prima di essere arrestata?



Spaccio internazionale, il mio era un reato associativo. Mia sorella è diventata collaboratrice di giustizia ed è entrata insieme alla mia famiglia nel programma di protezione





Anche tu rientri nel piano di protezione insieme alla tua famiglia?



Non io, non mi sono pentita. Ho scontato in carcere la mia pena, ora sono gli ultimi anni in affidamento in prova. Ognuno fa il suo percorso e si assume le proprie responsabilità. Il vero pentimento avviene, secondo me, quando si decide spontaneamente e non perché ti vengono messi davanti venti o trenta anni di carcere, quello non è un vero pentimento. Io mi sono assunte le mie responsabilità, ho preso una condanna molto alta e me la sto pagando tutta





E oggi come lo vivi il tuo percorso?



Io non rinnego nulla di quello che ho fatto. Ma oggi non lo rifarei mai. Io sono cambiata. Ci sono voluti tanti, tanti anni, anche di analisi, che ho svolto all’interno dell’istituto. Ed è stato quando io ero disposta a cambiare che è cambiato tutto, e anche in carcere hanno capito che ero pronta per uscire





Che lavoro svolgi con la cooperativa?

Io lavoro nella smaltimento di rifiuti ospedalieri, e distruzione di sostanze stupefacenti





È una specie di risposta karmica al tuo “lavoro” precedente



(Ride) Si è vero, e lo svolgo da nove anni





La tua vita adesso come la definiresti?



Una vita normale





Non vivi più con il rischio…



La cosa più bella è questa: non dover più girare in macchina e guardare continuamente dallo specchietto, o controllare se hai qualcuno alle spalle, oppure quando ritorni a casa poter continuare a dormire tranquilla, senza la valigia pronta, e senza paura che se qualcuno bussa è perché ti vengono a prendere …





C’è stato un momento nella tua precedente vita in cui volevi lasciare tutto



No, mai. Ho solo accettato dei compromessi





Ti sei fermata solo perché ti hanno arrestata?



Si solo per questo, se non lo avessero fatto può darsi che oggi ancora spacciavo. Anche perché era l’unica cosa che sapevo fare





E c’è stato invece un momento in cui hai avuto paura?



Si quando ho saputo che mia sorella si era pentita





Avevi paura per te o per lei?



Pensavo di aver perduto tutto, soprattutto il legame con la mia famiglia. All’inizio non avevo capito il valore di quello che lei aveva fatto, ero molto arrabbiata. E oggi io la ringrazio, in istituto hanno capito che io ero pronta per uscire quando dissi: “devo ringraziare mia sorella per quello che ha fatto, non mi sento più sola”. E una volta uscita ho messo in pratica quello che avevo imparato in carcere, e voglio ringraziare, oltre la direttrice Del Grosso, un’ispettrice della polizia penitenziaria che è Paola Posidoni nell’istituto femminile di Rebibbia. Tutti i progressi e gli avanzamenti sul lavoro li devo a lei che mi ha letteralmente insegnato a lavorare.

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