Martedi, 20/03/2012 - Molta partecipazione e grandissimo interesse per il convegno internazionale "Culture indigene di pace. Donne e uomini oltre il conflitto" che ha riunito per tre giorni a Torino – dal 16 al 18 marzo - esponenti delle culture indigene di alcune comunità matriarcali o matrifocali tuttora esistenti nei vari continenti e le principali studiose sul matriarcato.
L'incontro, sulla scia del dibattito avviato dai convegni Internazionali di studi sui matriarcati nel 2000 in Lussemburgo, in Texas nel 2005 e a San Gallo in Svizzera nel 2011, si è proposto di diffondere la loro conoscenza e i riferimenti della rete internazionale in Italia. Al centro dell’iniziativa la partecipazione delle protagoniste degli studi sulle società matriarcali: tra i più esaustivi quello condotto dall’antropologa statunitense Peggy Reeves Sanday tra gli anni ’80 e ‘90 in una delle più numerose comunità matriarcali contemporanee, quella del popolo indonesiano dei Minangkabau. Francesca Rosati Freeman che da sette anni si occupa dei Moso, popolazione che vive nella Cina orientale, ai confine con il Tibet, ha tenuto una relazione sulla struttura matriarcale presso i Moso. Con lei Ake Dama e Najin Lacong delegate del popolo Moso per la prima volta in Europa, hanno portato la loro testimonianza di una struttura sociale in cui non esistono il matrimonio e la convivenza, i figli appartengono alla famiglia della madre e hanno come riferimento maschile nella famiglia lo zio materno che si occupa della loro crescita.
Jean Burgess, esponente del popolo KhoeSan dell’Africa del Sud accompagnata da Bernedette Muthien, co-fondatrice dell’ ONG Engender e studiosa dell’egualitarismo KhoeSan e delle società non-violente, hanno testimoniato il loro impegno per i diritti delle popolazioni Khoesan e di tutte le comunità ancora matriarcali molto diffuse nell’Africa del sud: «Le nostre comunità sono sopravvissute a molte e differenti dominazioni e sopprusi che hanno cercato di annientare la nostra identità – hanno spiegato - oggi le nostre tradizioni sono ancora vive grazie alla nostra struttura sociale, alla sacralità che le donne tramandano di generazione in generazione, insieme alle nostre tradizioni. Questa è la nostra forza e siamo contente di essere qui per far conoscere la nostra esistenza e, soprattutto, per far crescere la rete di relazioni che ci unisce in tutto il mondo».
Il confronto con queste culture denominate “Società di Pace” ha messo in evidenza modelli di sviluppo egualitari basati sulla condivisione e sul dono, su una spiritualità che considera sacri tutti gli esseri viventi e in cui tutte le forme di violenza a noi tristemente note – da quelle sulle donne e i bambini alla guerra – sono pressoché sconosciute.
Tra gli interventi più attesi quello della filosofa tedesca fondatrice dell’Accademia Hagia per i Moderni Studi Matriarcali, Heide Goettner-Abendroth che ha illustrato le teorie dei "moderni studi matriarcali" definendo per quali aspetti: politico, sociale, culturale ed economico le società matriarcali hanno molto da insegnarci. La pratica di una vera democrazia dal basso, egualitaria e in cui le risorse sono ridistribuite nella comunità invece che accumulate, la convivenza pacifica, dovuta alla bassa conflittualità, sono dovute principalmente a un’organizzazione in cui le donne “governano” e il loro potere è basato sull’autorevolezza, sulla discendenza femminile, sulla cura e non sul potere della prevaricazione, come spesso erroneamente si crede. «Il significato di matriarcato “all’Inizio (archè) erano le Madri” – ha spiegato la filosofa – è quello di società in cui l’equilibrio sociale, la reciprocità piuttosto che l’opposizione, l’armonica relazione (femmina e maschio, umano e naturale, ecc.) offrono un insegnamento straordinario soprattutto oggi, in un momento in cui la crisi in atto sta mostrando il vero volto e la violenza insita nel sistema patriarcale».
Tra le esperte “in casa”, Morena Luciani, artista e antropologa, presidente dell’associazione Laima e Luciana Percovich, studiosa delle antiche mitologie femminili pre-patriarcali, hanno introdotto il tema del sacro e delle sue radici, aprendo un approfondimento sulla spiritualità al femminile e sull’archetipo della Dea, ben differente dal Dio trascendente delle religioni monoteiste. Sul tema è intervenuto anche Diarmuid O’Murchu, membro irlandese dell’Ordine dei Missionari del Sacro Cuore e psicologo sociale.
Il convegno, si è avvalso di un cerchio di presenze autorevoli quali: Iole Natoli, giornalista, fondatrice della pagina Iter del Cognome Materno in Italia su Facebook, Mario Bolognese, scrittore e formatore, che ha approfondito il tema dell’educazione gilanica dei bambini e delle bambine, improntata all’equilibrio di genere e orientata a nuovi modelli educativi, Daniela Degan del Laboratorio itinerante della Decrescita di Roma e Alberto Castagnola, economista (Associazione per la Decrescita) che hanno gestito il workshop sulla decrescita.
I momenti di “pratica” spirituali hanno coinvolto donne e uomini nell’esperienza della meditazione e della danza rituale a cura delle principali esponenti della spiritualità femminile italiana e di Rodolfo Brun, psicologo, scrittore e cantautore e del Cerchio Guerrieri dell’Associazione Altrove. Momenti di condivisione hanno accompagnato le tre giornate con le “Danze dal mondo” condotte da Gabriella Irtino e gli intermezzi ''INCANTI-magie di verità e amore per voce sola'' in cui Barbara Zanoni con i canti di tradizione orale di varie parti del mondo.
Il Convegno Internazionale sulle Società di Pace è stato sostenuto da Tides Foundation e da donazioni private olrechè dalla rete di persone che da anni s’impegnano a studiare e produrre nuovi e più equi modelli di esistenza. E’ stato patrocinato dal Comune di Torino e dalla Commissione regionale Pari Opportunità.
Ulteriori informazioni su: www.associazionelaima.it
Pagina Facebook: www.facebook.com/groups/299354176776853/
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