Le idee - Ci vuole semplicità per stare meglio e noi donne intellettuali spesso perdiamo il gusto delle piccole cose che nutrono la nostra anima
Iori Catia Domenica, 23/02/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2014
Abbiamo detto tanto e di tutto. Della violenza di genere, del genocidio, dell’”invidia del grembo” in tutte le su possibili manifestazioni. TUTTE. Ho frequentato convegni ideologici, giuridici, antropologici. Ho scritto pure io di parità, di equilibrismi impossibili, di paura dell’amore con il genere maschile. E tuttavia all’avvio di questo nuovo anno, il mio cuore si sente costretto alla resa: è questo il destino ineluttabile che ci aspetta, noi donne, noi tutte, in questo terribile momento storico? Io continuo a vivere di speranza. Sarà ingenuo, sarà puerile ma a me piace cosi. E noi donne che portiamo la vita ovunque, dobbiamo pure ridare vitalità alla speranza, sennò tutto marcisce. Possiamo e dobbiamo credere ancora che ci sia luce in fondo al tunnel. Che ci sia consapevolezza gioiosa. Che le cose possano un giorno cambiare, magari ammorbidirsi col tempo. L’amore è possibile. L’armonia con un uomo è sia pure rara, fattibile. Quando l’uomo smette di trasformarsi in arma perché sofferente e la donna con pazienza e intelligenza sa amare se stessa e diventa protettiva di sé e al contempo vigilante sugli scivoloni del suo partner e quindi meno vulnerabile, potremmo forse ricominciare da capo. Un cammino nuovo, insieme. Definitivo, fatto di rispetto e di attenzione. Ci vuole semplicità per stare meglio e noi donne intellettuali spesso perdiamo il gusto delle piccole cose che nutrono la nostra anima. Occorre riscoprire la gioia della complicità come il profumo del caffè che accompagna l’inizio delle giornate radiose e significative. Felici perché ce ne accorgiamo e ne godiamo. Se solo i nostri compagni accettassero la loro fragilità come parte preponderante del loro essere e cominciassero ad elaborarla, anziché trasformarla in dispotismo, arroganza, invidia luciferina, si potrebbe pensare a una nuova straordinaria rivoluzione sociale e umana. E se solo si cercassero un referente maschile solido, una figura maschile di riferimento leale, forte, amoroso, potente, potrebbero diventare uomini che si innamorano davvero delle donne perché cercandole, le rispettano, le apprezzano, si alleano con loro e desiderano essere padri, fratelli, mariti, compagni amorosi e autentici. Esiste “l’invidia del grembo” ma c’è pure “l’invidia del pene”, non ne discuto ma occorre ristabilire nel tempo una cultura della conoscenza e dell’amore tra i sessi, una cultura rispettosa della differenza. Un nuovo patto può nascere che permetta al maschio di riscoprire il femminile che porta in sé e alla donna di fare altrettanto senza dimenticare che l’origine primaria di ogni cosa buona è dentro di lei e nella sua capacità di accettare i figli, maschi o femmine che siano!!!
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