Emilia Romagna - La Regione valorizza l’apporto economico femminile
Mercoledi, 01/07/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2009
Spesso sottovalutiamo quanto per le donne sia difficile gestire tutto: le aspettative, gli impegni, la famiglia, la dimensione pubblica e quella privata. Una fatica, il più delle volte sottotraccia, che chi ha la responsabilità di fornire risposte politiche non può permettersi di sottovalutare.
Le trasformazioni del mercato del lavoro e delle nostre città, che hanno coinvolto i soggetti e le organizzazioni nell’ultimo decennio, hanno posto il tema della conciliazione tra lavoro professionale e vita familiare all’ordine del giorno nelle politiche dell’Unione Europea per il mantenimento e lo sviluppo dell’occupazione, soprattutto di quella femminile. Anche oggi, seppur presentando aspetti diversi, in questo periodo di crisi economica.
Lo sviluppo di misure di conciliazione è ritenuta ormai da tutti una strategia necessaria per conseguire l’obiettivo, fissato a Lisbona nel 2000, di un tasso d’occupazione femminile del 60% nel 2010.
La nostra Regione ha già superato lo standard fissato a Lisbona, ma il dato complessivo nazionale è ben lontano dall’obiettivo. L’Italia, già prima della crisi, doveva colmare un gap molto ampio per raggiungere il 60% e anche i segnali positivi presentano comunque aspetti contraddittori e conseguenze problematiche proprio sul fronte della conciliazione.
Per questo motivo il caso Emilia-Romagna può essere preso a riferimento. La Giunta regionale, infatti, con l’attivazione dell’Area di Integrazione del punto di vista di genere e valutazione del suo impatto sulle politiche regionali ha ritenuto di avviare un percorso di elaborazione innovativa per affrontare con un approccio coerente le politiche di genere in modo globale e integrato, superando il confine delle singole politiche.
Si è resa fin da subito necessaria una riflessione attenta sulle strategie per l’armonizzazione dei tempi, sulle tipologie e sulle modalità di attuazione delle misure che le rendono più efficaci. Il tema della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro attraversa tutti gli aspetti della vita quotidiana delle donne e degli uomini, dei bambini e degli anziani: gli orari di lavoro nelle organizzazioni, i tempi di lavoro dei lavoratori e delle lavoratrici autonome, la distribuzione delle responsabilità tra donne e uomini nel lavoro per il mercato e nel lavoro di cura, i servizi per la famiglia, tra cui quelli degli asili per l’infanzia, l’organizzazione dei tempi e degli spazi delle città.
Investire sul ruolo della donna, e del suo essere protagonista dello sviluppo economico delle nostre terre, è senza dubbio un tema ampio e complesso che ha richiesto, e tuttora richiede, strategie di intervento che incidano contemporaneamente e in modo complementare su più fronti e che devono essere agganciate a due concetti di fondo:
1. le politiche conciliative riguardano tutti, donne e uomini, ma considerano soprattutto il punto di vista femminile, perché le donne vivono con maggiore pressione il problema e sono le maggiori portatrici di bisogni ma anche di cultura della conciliazione nell’esperienza quotidiana della doppia presenza e sono state le principali protagoniste delle “buone prassi” realizzate sin qui;
2. la crescente complessità del sistema sociale e delle organizzazioni lavorative e l’intrecciarsi sempre più fitto delle relazioni tra le parti che lo compongono complica la vita delle persone e accentua l’esigenza di trovare soluzioni per semplificarla. Sicuramente quello di aumentare l’offerta di servizi qualificati per la cura e l’educazione dei bambini della fascia 0-3 anni, rappresentano un punto di forza e una fra le risposte più adeguate.
Sono tante le cose da fare e dobbiamo compiere uno sforzo ulteriore per rivolgere azioni positive per combattere tutte le forme di discriminazione palese o latente che possano esprimersi nell’ambito del lavoro.
Eccone alcuni esempi che nascono dalla necessità di aggiornare e innovare anche le politiche regionali, alla luce delle modifiche intervenute nella società e nell’organizzazione del lavoro,e allargando l’intervento in materia al fine di:
- Favorire la piena realizzazione della conciliazione tra tempi di vita, di lavoro, di cura e funzioni di servizio, attraverso azioni che prendano in considerazione le differenze, le condizioni e le esigenze di donne e uomini all'interno dell'organizzazione. (l’impegno per la realizzazione del Nido fa parte di una delle risposte)
- Rinforzare la qualità del lavoro e delle relazioni nell’ambiente di lavoro, soprattutto attraverso la prevenzione di atti e comportamenti lesivi della dignità della persona che possono produrre effetti deleteri su salute, fiducia, morale e prestazioni di coloro che ne sono oggetto;
- Individuare le azioni e le iniziative utili a prevenire, contrastare, evitare negli
ambienti di lavoro qualsiasi forma di discriminazione o molestia per sesso, religione, etnia;
- Promuovere su tutto il territorio regionale una adeguata cultura di genere, una cultura di collaborazione, solidarietà e rispetto di tutte le differenze e convinzioni;
- Rafforzare i rapporti tra le istituzioni a sostegno delle politiche di genere;
- Potenziare il ruolo del Comitato Pari Opportunità.
Solo in quadro complessivo di azioni e interventi si può quindi porre finalmente la donna al centro delle dinamiche di sviluppo economico dell’Emilia-Romagna.
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