Pari o Dispare - Discussione aperta nel mondo della pubblicità
Melchiorri Cristina Lunedi, 05/09/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2011
Di utilizzo responsabile dell’immagine femminile si è discusso ancora il 4 luglio a Milano, per iniziativa dell’Associazione Pari o Dispare, con importanti esponenti del mondo della pubblicità e aziende sensibili al tema che hanno sottoscritto il Manifesto di Corporate Social Responsability ideato e promosso dall’Associazione.
Ha condotto il dibattito la Presidente Cristina Molinari. Emma Bonino, Presidente Onoraria dell’Associazione, ha sottolineato che libertà e volgarità non sono sinonimi. “Certo, non basta essere donne per essere in gamba, ma neanche essere uomini, come invece taluni di loro pensano. Per l’intera società è conveniente che siano le donne a surrogare i mancati investimenti del governo sul welfare”.
“Alla pubblicità servono gli stereotipi”, dice Anna Maria Testa, pubblicitaria e docente universitaria, “per sintesi ed efficacia di messaggio. Ma noi pubblicitari dobbiamo fare attenzione alla qualità degli stereotipi che usiamo, perché la pubblicità li consolida e li ributta nella società, amplificandoli.” “Lo stereotipo non deve diventare un pregiudizio, prosegue la semiologa Giovanna Cosenza, “perché nel caso delle donne diventa discriminazione sociale e soffitto di cristallo.” “Le quote rosa ci aiuteranno a far raggiungere alle donne i vertici di aziende, per le quali sono qualificate, sottolinea la giurista e Consigliera Marilisa D’amico, per non parlare del fatto che un’immagine distorta della donna produce violenza. Molti paesi europei hanno istituito codici di auto-regolamentazione e leggi che sanzionano comportamenti offensivi in pubblicità”. “Non è un caso, conclude Giovanna Maggioni, Direttore generale dell’UPA, che associa le agenzie pubblicitarie, “che le agenzie che propongono stereotipi lesivi dell’immagine femminile e aziende che li approvano hanno ai vertici uomini e non donne.”
“Dobbiamo combattere uno degli stereotipi peggiori che viaggiano nel mondo della moda, sottolinea il Cav. Mario Boselli, Presidente della Camera nazionale della Moda, l’anoressia.”
“Sono contrario alle quote rosa,” dice l’Amministratore Delegato di Amplifon Franco Moscetti. “E comunque le donne che raggiungono posti di potere devono circondarsi di altre donne in gamba, cui dare le stesse opportunità che hanno avuto loro.”
“La testa direttiva della mia azienda è fatta di donne,” sottolinea Franco Midali, “Anche la mia moda si ispira al confort per la donna che lavora, con abiti in jersey che si lavano in lavatrice e non si stirano.” “Stiamo cercando donne vere da proporre nelle nostre pubblicità. Le donne però non devono comportarsi come uomini,” sostiene Paolo Dari di Maggie.
Lascia un Commento