Lunedi, 04/05/2020 - È un’occasione per cambiare, per tagliare le cose che da tempo non vanno. Parole del Presidente del Consiglio nella conferenza stampa del 26 aprile. Parole di Presidente e parole sagge, anche perché di cose che non vanno nel nostro Paese ve ne sono. A partire dalla insoddisfacente presenza delle donne nei luoghi in cui si decide , con tutto ciò che ne deriva in termini di impoverimento nelle scelte e nella realizzazione delle medesime. Con la campagna Dateci Voce abbiamo con forza contestato la carenza, se non in qualche caso l’ assenza, di donne nella composizione delle task force e dei comitati scientifici di supporto al governo nell’ emergenza, con la conseguente sottrazione di competenze invece necessarie per le nostre politiche pubbliche. Un dato non è, invece, emerso con altrettanta evidenza e che è prioritario nell’ indicare ciò che non va: le varie taske force di esperti, quando sono di nomina politica, risultano anche carenti o prive di professionalità interne alla pubblica amministrazione, di manager in grado di orientarsi, effettuare scelte, realizzarle, in quel mondo complicato costituito dalle PA.
Non mi si fraintenda: non sto evocando maggiori complicazioni burocratiche, ma il coinvolgimento delle competenze utili per semplificare e accelerare e che non si improvvisano.
Cosa c’entra tutto ciò con le donne?
C’entra moltissimo. Tutto dipenderà dalla capacità di funzionamento della pubblica amministrazione, non solo nella fase dell’ emergenza ma anche nel dopo, nella ricostruzione, secondo logiche di sistema.
Tra le cose che non vanno vi è il nostro saltellare da emergenza a emergenza mentre , anche per affrontare adeguatamente i periodi di crisi, abbiamo necessità che l’amministrazione pubblica sia efficace, efficiente, imparziale sempre . Il Paese ha bisogno di cura, di rivisitare il welfare, di creare nuove opportunità di lavoro. Insomma ha necessità di politiche pubbliche strutturali, che non si esauriscono in una stagione. Dunque, a prescindere dalle task force e dai gruppi di lavoro misti, di soli uomini o di sole donne (ne abbiamo per tutti i gusti), per radicare nella realtà lo sguardo delle donne ,deve funzionare al meglio una pubblica amministrazione indipendente dalle contingenze della politica, ispirata nel proprio operare dalla Costituzione, dai vincoli di imparzialità e di buon andamento, dotata di discrezionalità sufficiente per poter operare
Abbiamo tristemente sperimentato in questi giorni gli effetti negativi del disinvestimento nella sanità e, in generale, nei servizi pubblici. Nelle task force di nomina politica di questo periodo il ruolo della pubblica amministrazione è marginale: poca pubblica amministrazione e poche donne. Aggiungiamo che nel comitato scientifico costituito dalla somma delle posizioni di vertice della pa che ne fanno parte, abbiamo prevalentemente o esclusivamente uomini. È la foto della mappa del potere esistente. Questa è la situazione: che fare?
Si può fare molto e subito.
In primo luogo, e se ne è parlato di recente, occorre una legge per vincolare le nomine effettuate dalla politica obbligando al rispetto della percentuale del 40 per cento per il genere meno rappresentato. Ma non basta, perché molti incarichi sono monocratici. Noi Rete donne, che ha il proprio focus nell’indagare il rapporto tra le donne e il potere, abbiamo spesso riflettuto su questo. Io ritengo che si debba impegnare la politica al rispetto della percentuale del 40 per cento su un periodo temporale di riferimento.
Vi e poi l’altro aspetto decisivo, il fatto che i posti apicali più importanti nella pubblica amministrazione siano ancora spesso occupati prevalentemente da uomini. Occorre trasparenza negli accessi e nelle carriere e autonomia della pubblica amministrazione dalla politica e dalle cosiddette zone grigie, dai gabinetti dei ministri:discorso difficile, ma va fatto. E occorre pure discutere delle nuove assunzioni. Finalmente si riparla di nuovi ingressi nella pubblica amministrazione, e se ne avverte pure l ‘urgenza. Selezioniamo in base al merito, e le donne saranno tante. È decisivo che per la fretta non si metta in discussione che l ‘unico canale per selezionare il merito è il concorso pubblico, come previsto dalla Costituzione. Per una pubblica amministrazione che sostenga ora il Paese e contribuisca a disegnare il futuro a misura di donne e di uomini, che produca servizi di qualità, che generi connessioni tra territori, che incorpori le differenze, che sappia guardare agli anziani e ai più giovani ,occorre promuovere davvero capacità trasversali e competenze multidisciplinari .
Non basta riproporre lo stantio formalismo giuridico, si deve anche evitare ingenuamente e semplicisticamente di sostituirlo privilegiando conoscenze tecnicistiche e segmentate, funzionali per corrispondere a esigenze stagionali e contingenti. Da questa crisi emerge indiscutibilmente un bisogno maggiore di politiche pubbliche efficaci e articolate e di donne nei ruoli chiave per pensarle e per gestirle. Basti pensare alla scuola .Vi è il terreno per una inedita, urgente, straordinaria alleanza tra donne e pubblica amministrazione che potrebbe fare emergere le energie migliori tra le donne e scelte più innovative nella pubblica amministrazione.
Daniela Carlà è dirigente generale nella Pubblica amministrazione centrale
e promotrice con Marisa Rodano di Noi Rete Donne
Articolo pubblicato il 30 aprile in https://27esimaora.corriere.it/20_aprile_30/per-realizzare-nuove-politiche-occorre-dare-voce-donne-strumenti-pubblica-amministrazione-b4ee334e-8a50-11ea-94d3-9879860c12b6.shtml
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