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Donne e povertà

Donne e povertà

Note ai margini - C’è una questione di povertà femminile, quale vera e propria urgenza, cui i Paesi membri dovrebbero prestare attenzione

Castelli Alida Lunedi, 16/05/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2011

Parlare di politiche europee in questo momento sembra di parlare di politiche egoiste, della logica dell’ognuno per sé. Campagna non solo, anche se soprattutto mediatica, con forti sospetti che molto sia creato ad arte per fini non così insospettabili.

Eppure, ancora all’Europa, in particolar modo al Parlamento Europeo, mi piace guardare con la convinzione che forse solo questo sguardo non mi confini in un orizzonte ormai non solo chiuso, ma fastidioso, noioso, ma non per questo meno pericoloso, quale appare il nostro panorama istituzionale nazionale.

L’8 marzo scorso il Parlamento Europeo ha “festeggiato” la festa della donna con interessanti confronti e proposte. Una delle Risoluzioni riguardava il problema della povertà delle donne nei Paesi dell’Unione.

Perché c’è una questione di povertà femminile, quale vera e propria urgenza cui i Paesi membri dovrebbero prestare attenzione proprio quest’anno che è “l’Anno europeo per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale 2010”. Sono più d’una le condizioni che provocano lo stato di povertà femminile e se ci pensiamo sono tutte note, ed è altrettanto noto che le italiane non stanno meglio delle altre.

La povertà viene infatti individuata soprattutto nelle fasce femminili della popolazione,

“la maggior parte delle persone che vivono in condizioni di povertà sono donne, situazione accentuata dalla disoccupazione, dal lavoro precario, dagli stipendi bassi, dalle pensioni inferiori al minimo di sussistenza e dalla difficoltà generalizzata di accesso a servizi pubblici di qualità negli ambiti più disparati.”

Se pensiamo che meno del 47% delle italiane lavora, che permangono ampie fasce di lavoro sottopagato e/o precario, di ricorso al part-time, che l’uscita e il difficile rientro del lavoro legato alla maternità sono condizione che interessa tante, non stupisce che una buona parte di donne viva con redditi troppo bassi. Un dato per tutti è quello che ci dice che oltre il 60% dei pensionati è donna e queste pensionate percepiscono solo il 45% del monte pensioni. Molte infatti vivono con la pensione di reversibilità. Nelle grandi città avanza, tra l’altro, un nuovo fenomeno: quello delle donne che vivono sole, le single, come si dice ora, che più di altre vivono questa condizione di isolamento e povertà via via che l’età avanza. E non si tratta di un fenomeno residuale, in due grandi città Roma e Milano rappresentano ormai circa il 25% della popolazione, sono 1 su 4.

Sono queste le “nuove famiglie” per le quali l’Europa ci chiede di intervenire, con politiche interventi, agevolazioni.

Niente di tutto questo all’orizzonte. Non ce ne siamo ancora accorti. Le anziane sono viste come nella pubblicità , belle nonne, giovanili, (con qualche problema di incontinenza che riguarda anche le giovani tuttavia) e che sostituiscono l’assenza di servizi ai bambini.

Chi pensa per loro non è dato a saperlo.





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