Reggio Emilia/ Consigliere di Parità - Dalla ricerca 'Le protagoniste invisibili' emergone siginificativi dati sulle diverse realtà
Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2006
Alcune emigrano per riunire il “nido” familiare, altre cercano fortuna; c’è chi riesce a tornare a casa ogni tanto e chi vuole dimenticare il paese d’origine per ricucire una ferita che si porta nel cuore. “L’indagine Le protagoniste invisibili: il volto e il vissuto delle donne immigrate a Reggio Emilia – puntualizza Natalia Maramotti, Consigliera di Parità e promotrice dell’iniziativa assieme alla Consigliera Donatella Ferrari, all’Assessorato all’Immigrazione del Comune di Reggio Emilia e alla Provincia di Reggio Emilia – è un approfondimento che non si arresta alle rilevazioni quantitative, deciso a scavare nelle testimonianze di queste donne e portare alla luce elementi relazionali, affettivi, di integrazione”.
L’indagine condotta dalla sociologa Catia Iori su circa 300 donne nell’estate 2005 ha fatto emergere risultati interessanti. Le immigrate residenti a Reggio Emilia hanno studiato: soltanto il 6,3% non è in possesso di un titolo di studio specifico e ben il 18,6% ha sostenuto studi universitari; nel mezzo si colloca la maggior parte del campione, che ha assolto per il 37,6% la scuola dell’obbligo, un dato che solleva il tema imbarazzante della mancata corrispondenza tra titolo di studio e collocazione professionale, rapporto ancora più squilibrato nel caso delle donne straniere. “La ricerca al di là dei dati statistici ha sollevato questioni importanti – sottolinea Catia Iori - . Ad esempio per noi occidentali è d’uso considerare la condizione della donna musulmana oppressa e lontana dal concetto di libertà. Bisogna stare attenti però nel tracciare questo giudizio: le donne arabe considerano la libertà uno spazio interiore, essenzialmente riservato alla propria anima, al contrario dell’Occidente che dà alla libertà un valore fortemente materiale, libertà di spostamento, di orari, di abbigliarsi ecc. Sono anche i fatti a parlare: la maggior parte delle arabe intervistate usa internet, conosce due lingue, è informata sull’andamento della politica europea e mondiale grazie ai giornali, ha una propria idea di come funziona il mondo insomma; si tratta di persone che coltivano al riparo delle mura domestiche una propria coscienza civile e politica. Sono donne che liberamente pensano attraverso liberi strumenti di conoscenza”.
(31 marzo 2006)
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