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Donne e lavoro: mai una gioia

Donne e lavoro: mai una gioia

Donne, lavoro e impresa: ancora molto da fare, secondo un nuovo studio di Lean In e McKinsey

Mercoledi, 05/10/2016 - Il lavoro e le donne, relazione da sempre tormentata. Il lavoro di riproduzione (domestico e di cura, svolto prevalentemente da donne) non viene considerato “vero lavoro” e non è pagato sebbene sia quello che permette al lavoro fuori casa e al sistema economico di esistere.



Le cose fuori casa non è che vadano tanto meglio.



Lo sottolinea, per l’ennesima volta uno studio di Lean In e McKinsey che ci devasta subito dicendo che persino per le posizioni più basse nella scala aziendale, per ogni 100 donne promosse, lo sono ben 130 uomini.



Tanto per tarparci le ali all’inizio della carriera, che poi una si fa illusioni.



Su 132 compagnie USA, analizzate, e che in tutto impiegano 6 milioni di lavoratori e lavoratrici, lo studio ha rilevato che più donne che uomini chiedono un aumento (29% contro il 27%) ma anche che il 30% delle donne (contro il 23% degli uomini) vengono percepite, per la loro richiesta, come prepotenti e aggressive. Alle donne viene dato anche poco feedback (36% contro il 46% degli uomini) e pochissime arrivano a posizioni di potere.



Infine, ulteriore conferma del fatto che una equa suddivisione del lavoro domestico e di cura è fondamentale per l’uguaglianza di genere, il report evidenzia una importante relazione tra quantità di lavoro domestico svolto e ambizione professionale. Infatti “Mentre il 43% delle donne che condividono in modo paritario le responsabilità con il loro partner aspirano a diventare top executive, solo il 34% delle donne che si occupano della maggioranza del lavoro domestico e della cura dei bambini hanno la stessa aspirazione”.



È ora, conclude lo studio, che le aziende si muovano più attivamente per eliminare i pregiudizi di genere, dato anche che in generale all’interno delle aziende, solo il 52% degli impiegati/e ritiene che il genere sia una variabile importante. Le possibilità per migliorare ci sono: per esempio al momento solo il 56% delle descrizioni delle posizioni lavorative usa un linguaggio neutro rispetto al genere e poi, le aziende potrebbero togliere nome e genere dai curricula, così che non venga influenzato il processo di assunzione.



Non è difficile, ce la si può fare!

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