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Donne e immaginario: il palco di Sanremo 2025

Donne e immaginario: il palco di Sanremo 2025

Le donne del Festival di Sanremo tra canzoni, conduzione, direzione artistica e mercato discografico

Lunedi, 17/02/2025 - Qualche numero al femminile sul 75° Festival di Sanremo: 12 su 40 (poi 39) le artiste che hanno gareggiato, 0 le cantanti sul podio, 0 le conduttrici, 7 su 12 le co-conduttrici, 0 le direttrici artistiche. Guardando ai numeri la fotografia della presenza delle donne all’ultimo festival della canzone è impietosa. Nell’immaginario sanremese le donne si confermano la minoranza del paese, il sesso al quale lasciare lo spazio di una spalla o il secondo posto. Mai il posto di comando, quello di potere che in tv è anche sinonimo di visibilità.
L’ultima artista che ha condotto il festival di Sanremo da sola è stata Antonella Clerici nel 2010, prima di lei Simona Ventura nel 2004, Raffaella Carrà nel 2001 e Loretta Goggi nel 1986.
Ma il dato più significativo è quello sulla direzione artistica, ruolo decisivo che incide fortemente nell’industria discografica. In ben 75 anni di Festival di Sanremo c’è stata una sola direttrice artistica: Carla Vistarini nel 1997, insieme a Pino Donaggio e Giorgio Moroder.
E così da anni siamo immersi in un’infinita playlist musicale scelta unicamente da uomini, dove l’assenza di uno sguardo femminile è il segno di una lettura e interpretazione del mondo parziale (poi non stupiamoci se ci ritroviamo a fare i conti con i testi dei vari Tony Effe e di una “Bella stronza” stagionata).

Va inoltre ricordato che negli anni il ruolo del direttore artistico è stato assorbito da quello del conduttore, non sempre persona con il curriculum vitae più adatto a ricoprirlo. È stato Pippo Baudo a metà degli anni ’90 per la prima volta ad assumere il doppio ruolo, scelta poi portata avanti da Panariello, Bonolis, Fazio, Conti, Baglioni, Amadeus e Conti (che lo farà anche nel 2026), creando una tendenza che ha tolto un peso specifico alla figura del direttore artistico. Quando invece sarebbe proprio il ruolo da rimettere al centro della macchina sanremese e da valorizzare perché è tra le figure più influenti del settore musicale, avendo la responsabilità di scegliere i protagonisti di una vetrina unica nel panorama dello show business.
Quindi nella storia del Festival, sia conduzione che direzione artistica sono statisticamente appannaggio maschile.

Eppure, malgrado questi continui sbarramenti per le competenze femminili all’accesso dei piani alti del potere/visibilità, le donne intelligenti e talentuose hanno dimostrato, anche in questa ultima edizione del Festival (come sanno fare da sempre) che se hanno qualcosa da dire riescono a farlo anche in uno spazio limitato o ridotto. Vedi la professionalità di Antonella Clerici, il guizzo indisciplinato di Geppi Cucciari, la libera irriverenza di Katia Follesa, la dignità di Bianca Balti. Grandissime professioniste che, nel loro ruolo secondario, sono riuscite ad autorappresentarsi, evidenziando spesso i limiti del conduttore Conti che, in più di un’occasione, non si è dimostrato all’altezza delle sue co-conduttrici. Come quando ha apostrofato Balti “guerriera” malgrado lei avesse dichiarato chiaramente che non stava partecipando al festival in quanto malata ma come artista. Conti non è stato capace di interpretare la portata di un messaggio che si stava palesando solo nell’immagine di una presenza e che non necessitava di parole aggiuntive, tanto meno quelle della retorica della guerra che si combatte contro la malattia.

A voler guardare bene il protagonismo delle donne in questo festival, evidenziando la capacità tutta al femminile di affermarsi anche in spazi definiti, questo talento si è mostrato anche nel dietro le quinte del podio. I titoli della stampa dei giorni successivi alla serata finale sono stati infatti tutti per una donna: Marta Donà, la manager del vincitore dell’edizione 2025 Olly, che vanta anche le vittorie dei Maneskin nel 2021, di Marco Mengoni nel 2023 e di Angelina Mango nel 2024, oltre ad essere nipote d’arte -Adriano Celentano e Claudia Mori sono suoi zii- e ad essere cresciuta a pane e musica.

Ecco un’altra donna che ha occupato uno spazio autodeterminandosi. Uno spazio che, mentre noi stavamo discutendo e contando le presenze delle cantanti e delle conduttrici davanti lo schermo, Donà è andata a riempire muovendo i fili del festival da dietro le quinte, influenzando sull’immaginario con le proprie scelte manageriali. Perché per le donne il potere è il potere di fare le cose. Davanti o dietro le telecamere.

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